Nuova Croce…per la Matrice di Partanna

Innalzato da terra trionfò sull’antico avversario e avvolto nella porpora del suo sangue con amore misericordioso attirò tutti a sé.”

Con le parole del Benedizionale, contenute nella preghiera per l’esposizione di una nuova croce alla pubblica venerazione, nel tardo pomeriggio del 29 marzo scorso, lunedì della Settimana Santa, è stata inaugurata l’installazione della nuova croce artistica in ferro battuto sul prospetto principale del Duomo di Partanna. E proprio verso questo segno irrinunciabile della nostra fede, tanto lo sguardo distratto del passante, quanto quello più attento e concentrato di chi si sofferma nella ricerca di un riferimento orante, sembrano posarsi come rapiti dall’imponente bellezza della croce. Finalmente a circa quattro anni dalla rimozione della precedente croce luminosa in plexiglass giallo, che mal si addiceva all’armonica bellezza della facciata artistica, la Matrice torna ad essere “completa”. Già dal 2017 si era infatti provveduto alla elaborata realizzazione di questo manufatto artistico, ideato dal maestro Antonino Teri e realizzato artigianalmente da Matteo e Giuseppe Graffeo, tuttavia le non poche difficoltà tecniche dovute principalmente al peso dell’opera e all’elevata altezza (circa 30 metri) del punto nel quale collocarla, scoraggiarono l’impresa che in quel periodo ancora lavorava nel restauro dell’edificio. Soltanto adesso si è potuto tenacemente procedere nella realizzazione di questo progetto che ha visto molti, incuriositi, assistere alle imponenti manovre per il posizionamento della croce ad opera di Giuseppe Tamburello. A sottolineare l’alto valore simbolico dell’evento, quasi a sfidare la stessa legge di gravità, come Arciprete di questa amata comunità ho voluto anch’io salire con la dovuta attenzione sulla grande piattaforma aerea per benedire da vicino la posa della croce che dalla sommità della Matrice veglia su tutta la città di Partanna. Ma al di là della risonanza che il compimento di tale sforzo ha destato nell’immediato, anche quando di questo non rimarrà più memoria resterà comunque viva e immutata per l’avvenire la percezione di un’altra bellezza verso la quale innalzare lo sguardo, quella contemplazione visiva che condurrà il cuore del credente a considerare in una riscoperta prospettiva di umiltà l’incanto di “guardare in alto”: ancora convocati dalla centralità del segno della Croce, che chiama ad unità il popolo dei battezzati, non si trascurerà il dovere di farvi corrispondere la centralità del Cristo e dell’unico grande comandamento dell’Amore. 

Arciprete Sac. Antonino Gucciardi


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