di Vito Piazza – Da noi l’idea di salute in genere coincide con l’assenza di malattie. E pur riconoscendo che le generalizzazioni sono sempre inique perché attengono alla casistica generale, possiamo affermare che i partannesi – in generale – non hanno vere malattie e proprie malattie, per fortuna, a meno che non si vogliano considerare “malattia” i famosi “dulura”. Li dulura li hanno tutti i partannesi, non “soffrirne” è tradire la propria partannesità. Perciò avere li dulura più che una malattia è assunzione di appartenenza. Abbiamo per presente ciò che Trilussa pensava delle statistiche: se uno mangia due polli e tu no, comunque tu sei uno che ha mangiato un pollo anche se ti fa schifo il volatile. Noi partannesi anticipiamo i tempi: L’OMS (Organizzazione (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha modificato il vecchio CDH con il DSM che invece di avere come base la malattia, ha invece la salute mentale. Alcuni studiosi del nostro paese pensano che l’OMS abbia copiato da noi. Seconda premessa: ci sono babbi partannesi (espressione da rivalutare e diremo perché)e partannesi babbi. Abbiamo sempre creduto che la prima qualifica sia opera di quei malvagi dei castelvetranesi e questo contribuisce a un odio antropologico tra i due paesi: un odio che non ha ragione di esistere visto che il termine “babbo” non è un termine offensivo se posto PRIMA di partannesi. Infatti questo appellativo fa riferimento all’ingenuità, alla bontà innata, al candore che i partannesi – almeno quelli di un tempo – hanno dimostrato con i fatti e gli atteggiamenti. Noi partannesi possiamo vantare quel CANDORE di cui era intriso Pirandello secondo Massimo Bontempelli. Diverso e opposto è se l’aggettivo BABBO viene posto DOPO: non babbi partannesi ma PARTANNESI BABBI. Sono paurosamente in aumento, ma i più pericolosi sono i partannesi BABBI MALIGNI che sfruttano il loro babbìo per sfruttare gli altri: tra questi quelli che aumentano la benzina, alcuni venditori, alcuni commercianti, coloro che operano nel campo della salute mentale e che gestiscono la GRANDE PAURA, quella di diventare pazzi. Questi ultimi sono pericolosi che hanno come fine quello di turlupinare la gente sfruttando le debolezze che tutti gli esseri umani hanno. Il partannese sa risolvere da sè i propri problemi mentali e se dovesse avere qualche problema di salute fisica sceglie sempre il meglio anche se il meglio si trova altrove e costa tanto. La psicologia pretende di spiegare tutto, di guarire tutti anche quei partannesi che godono di ottima salute mentale. Ma dato che nessuno prenderebbe un farmaco se non fosse malato davvero, per quanto riguarda la salute mentale è invalsa una moda che promette di guarire. Falso: gli psicoanalisti, per esempio, non curano né guariscono, ma fanno riflettere. Lo affermava lo stesso Freud. Perciò prima di ricorrere alla psicologia in genere bisogna prima riflettere e porsi delle domande: questo psicologo è affidabile? C’è di meglio? Dove ha preso la laurea? A Carrapipi? Ricorrere ad uno studio di psicologia può essere deleterio come ricorrere ad un farmaco di cui non si ha bisogno: provoca danni. La vera competenza in Psicologia non può essere data per legge, specie da quando le lauree vengono regalate, o quasi, da Università compiacenti. La sete di denaro e il cinismo imperante hanno prodotto un mondo di psicoterapie folli, di psicologi cui l’Ego straripa e magari accompagnato da elementi di manipolazione passiva. Dalla mia esperienza di docente universitario posso dire che, nel migliore dei casi, gli allievi tutti avrebbero avuto bisogno di uno psicologo vero perchè affetti da mali psicologici se non addirittura psichiatrici. Ma non si fa: gioie e dolori sono il sale della vita. Ma siccome al peggio non c’è mai fine si è tollerato, anzi promosso e incoraggiato, che in Italia prendessero piede Enti, più o meno truffaldini, che ponendosi a pagamento come mediatori con Università straniere più o meno compiacenti e prezzolate, rilasciassero a pagamento lauree in psicologia conseguite a distanza in Turchia, In Spagna, a Instanbul, in Romania, in Estremadura e in Vattelapesca e comunque mai a Oxford, a Cambridge o nelle Università di Palo Alto. Credo di avere il titolo per esprimere un’opinione. Di più: ne ho il DOVERE. Ho il dovere di mettere in guardia i possibili clienti (difficile chiamarli pazienti) riguardo ai rischi spesso irreversibili che corrono quando stanno male e affidano la loro “guarigione” a coloro che si dicono psicologi che nel migliore dei casi sono laureati, ma non competenti. Costoro non avvertono del rischio grandissimo che cercano il paradiso nell’inferno degli altri. E’ importante SAPERE quanto possa essere pericoloso dare troppa fiducia ad un terapeuta manipolatorio – letali i manipolatori passivi – che alletta gli infelici dipingendo universi idilliaci ma che – una volta pagata la “terapia” staranno meglio e vivranno come Pangloss nel migliore dei mondi possibili. Molti pazienti sono stati maltrattati, danneggiati, delusi, sfruttati, o peggio, da sedicenti psicoterapeuti. Terapie nocive sono state condotte oltre che da veri e propri ciarlatani, impostori e guaritori dí ogni sorta, anche da laureati in psicologia. Oggi però più che mai siamo invasi da terapie folli, che si sviluppano nel campo eterogeneo del cambiamento personale e dell’auto-aiuto (Margaret T. Singer – Janja Lalich, Psicoterapie folli, Erickson 1998). Basterebbe un po’ di buon senso: perchè raccontare i fatti miei ad un estraneo quando me li posso scrivere su un diario? Invece di far scrivere un romanzo ad un estraneo con il MIO materiale intimo, perchè non scriverlo da solo, e solo per me? A causa di una formazione approssimativa e facilona (complici i paesi stranieri e gli Enti accreditati – da chi? -) nonché della mancanza di una supervisione attenta e competente, gli psicologi nostrani sono spesso improvvisati e poco consapevoli di che MATERIA vanno a trattare…l’anima. La letteratura sull’argomento è ricca di casi che sono finiti in modo tragico, spesso col suicidio del povero paziente e l’autoassoluzione dello psicologo. A chi cercasse uno psicologo o un trattamento ricordiamo di fare attenzione al fatto che (rimanendo – chi scrive – disponibile e GRATIS per ogni chiarimento o suggerimento) il campo della psicologia è sempre più caotico e pericoloso. Un esempio, uno solo, tratto dalla mia esperienza come direttore della scuola speciale per gravi handicappati psichici “Treves”: Gianpio (nome di fantasia) arriva a scuola come un vegetale. Con sforzi pluriennali le “mie” maestre riescono, con un training di contenimento degli sfinteri, a far sì che il ragazzo vada in bagno al momento opportuno. Non se la fa più addosso. Cantiamo vittoria. E invece dopo qualche settimana Gianpio se la fa nuovamente addosso a tutte le ore rendendo vano il nostro intervento pluriennale. Indaghiamo. E scopriamo che Giampio va da una psicologa che lo fa tornare indietro (il termine è regressione) e ogni cacca viene considerata dalla psicologa un regalo e un miglioramento. E così con altri, con quegli psicologi che non avendo strategie di futuro ricorrono al passato. Si ripete senza pagare dazio ciò che lo psicologo Ralph Grenson fece per una vita con Marilyn: Monroe: farla sempre tornare indietro ad un’infanzia fatta di famiglie adottive, di orfanotrofi come lager, di stupri perpetrati da pedofili. Meglio la scuola. Nella scuola è implicita l’idea di progresso. Il passato? Rinvangarlo con uno psicologo è inutile, anzi dannoso: è il miglior modo per rendersi infelice. Così Watzlaeick (Istruzioni per rendersi infelici). Qualcuno si adombrerà perchè fa questo mestiere come fosse l’unico a farlo. Qualcuno è convinto che ogni critica sia diretta a lui. Ma si tratta di quei pochissimi partannesi che sono partannesi BABBI e si credono al centro del mondo col loro narcisismo patologico. Ho diretto per 7 anni la scuola speciale per gravi handicappati psichici “Treves- De Sanctis” in Milano considerata una delle migliori al mondo (e fondata fra gli altri, da Maria Montessori e da Zaccaria Treves). Ho insegnato psicologia clinica all’allora “II cattedra” di Milano sotto la guida di Ettore Caracciolo considerato lo Skinner italiano. Ho rifiutato l’iscrizione all’Albo degli Psicologi ope legis (Legge Ossicini) perchè reputavo e reputo la Psicologia qualcosa che è riservata a pochi e che nessun titolo se non accompagnato da estrema competenza e onestà nonché da una forza interiore che solo pochi posseggono, può rendere praticabile in maniera efficiente (far le cose bene) ed efficace (far le cose giuste). Perciò mi spinge solo non tanto il DOVERE (ricordate la parabola dei talenti del Vangelo?) ma l’affetto verso i cittadini di Partanna a dire e ripetere ciò che ho detto. Nella speranza di non essere vox clamans in deserto. Vito Piazza
Malattie fisiche con i piedi di piombo. E le mentali? Babbi partannisi e partannisi babbi
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