Caterina Chinnici ritorna a Partanna!

PARTANNA – Emozionante. Così è stato descritto da quasi tutti i presenti l’incontro tenutosi a Partanna presso le scuderie del castello Grifeo con Caterina Chinnici, figlia del celeberrimo martire di giustizia  e pure lei magistrato.

Ed anche così l’abbiamo vissuta noi studenti presenti. Noi ragazzi del progetto giornalismo insieme agli studenti del triennio non eravamo presenti solo per “fare numero” o essere  uditori passivi, ma anche per porre le nostre domande ed avere chiarimenti circa la vita del padre e la sua, ambedue nella loro stessa essenza totalmente permeate dalla fame di giustizia e dalla professione di magistrato.

Caterina Chinnici si è subito dimostrata dolce ma allo stesso tempo tenace e coraggiosa spiazzando l’auditorio.

Caratteristiche queste che non servono solo a stupire chi ascolta ma che sono utili anche, come confermato dallo stesso magistrato durante l’incontro, a prendere di sorpresa la criminalità organizzata.

Durante la manifestazione è uscito fuori il lato umano di quella bambina cresciuta a Partanna e che passeggiava lungo il corso mano nella mano con il padre allora pretore della cittadina.

Caterina ha sostenuto che la professione di magistrato è stata, per così dire, uno sbocco naturale dato che nella sua famiglia fin dall’infanzia sentiva respirare aria di giustizia e di sani valori.

Caterina è rimasta quindi molto legata a questo paese belicino dove ha passato un così bello e importante momento della sua vita, lei qui si sente a casa.

Nella prima fase dell’incontro sono intervenuti il sindaco Nicola Catania, il generale Rametta, il prefetto Falco e naturalmente la stessa Caterina Chinnici.

Nella seconda fase, come già accennato, siamo intervenuti noi studenti del progetto giornalismo (progetto curato dal professore Vincenzo Piccione) in particolare Alessandro Nocera (IIIB), Carla Gennaro (IIIB), Renzo Leone (IIIB), Marialuisa Tigri (IVD), Francesca Gennaro (IVD) ed io (VB).

Le domande spaziavano dalla legalizzazione delle droghe leggere, alle paure che un magistrato può avere, al coraggio, alla corruzione della classe politica, ai rapporti familiari.

Questo confronto ci ha veramente colpiti, infiammati, e ci ha donato anche un po’ di speranza circa il futuro dell’Italia che, come abbiamo potuto  appurare, possiede magistrati veramente degni di questo nome.

Giuseppe Stabile


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