PARTANNA – Capita, talvolta, di rimanere perplessi al cospetto di strane intestazioni o quando si cerca di interpretare taluni complessi idiomi, ampiamente divulgati dalla toponomastica locale e attinenti a particolari vicende o aspetti della storia della città. È proprio in tali momenti che bisogna far ricorso alle facoltà di decodificazione, avvalendosi nella migliore delle ipotesi di qualche indicazione contenuta nel testo, volgendosi alla ricerca delle origini etimologiche o soffermandosi, se possibile, sull’analisi lessicale.
Un breve tratto del centro storico cittadino, un po’ decentrato ed in salita, com’è consuetudine per tante vie della vecchia struttura urbanistica, è denominato “Santo La Rocca”, forse perché in prossimità della chiesa di San Rocco? Ipotesi poco plausibile, invece, più probabile la presenza nella via di una famiglia rappresentativa, indicata talvolta col solo cognome (V. vicolo Zappalà, ad es.), nel nostro caso con cognome preceduto da nome, comunissimo in svariate famiglie di Partanna. Appurato che allo stato attuale non si hanno notizie certe e precise sul personaggio in questione, l’ipotesi più plausibile per cercare di spiegare l’arcano è il processo di mutazione del nome negli anni fino a travisarne nel tempo l’originaria intestazione.
Racconta Francesco Saladino, emerito cultore di storia locale, che in passato la zona era uno spiazzo in aperta campagna dove i mandriani erano soliti condurre le mucche al pascolo, noto nell’immaginario collettivo come il luogo dove “ci canza la vacca”. L’espressione ha subito gradualmente delle mutazioni ed il successivo passaggio dal vernacolo alla lingua italiana potrebbe aver fatto il resto, fissandone l’attuale denominazione, frutto di una digressione linguistica. Uno sguardo alla pianta topografica del vecchio assetto urbano di Partanna, prodotta per la rettifica del Catasto Fondiario, fa recepire senza ombra di dubbio che fino al maggio del 1846 il nome della via è consolidato in “strada di Santo La Rocca”, il cui inizio era a ridosso della vecchia “Strada Nuova” e al suo culmine incrociava la cosiddetta “via dell’Ucciditore Vecchio”, lasciandosi alle spalle l’ampio Piano Santo Rocco. Se consideriamo che fino al 1800 la toponomastica, ossia, il complesso di nomi locali per indicare la posizione e la descrizione di un luogo, non esisteva a Partanna, perché non si soleva ancora contrassegnare con nomi le vie e le piazze, né contraddistinguere le abitazioni con i numeri civici, si comprendono le difficoltà di individuare in modo preciso i vari ambiti territoriali. La toponomastica iniziò a Partanna nel 1828, anche se in molte altre località si usava da tempo dare i nomi alle strade; le prime intestazioni rispecchiavano abitudini e costumi, rimarcavano le arti e i mestieri diffusi, citavano le maestranze presenti nel territorio, la cui analisi oggi consente di trarre interessanti notizie per capire quegli aspetti peculiari del passato e gli elementi significativi del nostro vissuto. Proprio per siffatte motivazioni il percorso del nome della via “Santo La Rocca” rispecchia nella sua particolare accezione l’evoluzione diacronica del termine e la ricostruzione, dove possibile, del suo iniziale significato, non ultimo, l’appartenenza a un determinato vernacolo, magari oggi non più attestato.
Antonino Pellicane