Noah di Darren Aronofsky, con Russell Crowe, Jennifer Connelly, Anthony Hopkins, Emma Watson, Logan Lerman; Usa, 2014; colore, durata 138’. Drammatico.
La storia del Diluvio Universale, più o meno, la conosciamo tutti. Ecco, per due ore circa, dimentichiamola. Dal 10 aprile è approdato al cinema un diluvio anomalo, direttamente dall’animo ateo del regista Darren Aronofsky. I personaggi sono grosso modo gli stessi, interpretati dai tre premi Oscar Russell Crowe (Noè), Anthony Hopkins (Matusalemme) e Jennifer Connelly (Naamah), insieme ad una Emma Watson (Ila), ormai libera dai panni di Hermione Granger. La sceneggiatura, invece, è molto più vicina al fantasy che al biblico, come testimonia la presenza dei Vigilanti, angeli caduti dal cielo, divenuti enormi ammasi di roccia pseudo-antropomorfizzata al servizio di Matusalemme, e del tutto assenti nell’Antico Testamento. Molte sono le altre incongruenze con la fonte originale, in primis il significato dell’intera missione di Noè. Aronfsky “plasma” un Noé/Crowe con il compito di salvare solo gli animali. Niente uomini. La sua famiglia sarà l’ultima ad esistere. «Un importante messaggio ambientalista» dichiara il regista, che non ha riscosso quel largo consenso atteso da un film costato ben 130 milioni di dollari. Ambizioso ed eccessivo nella sua voglia di stupire.
Elenia Teri