CASTELVETRANO – Oggi (4 luglio) prendono il via le operazioni di spostamento delle alghe ammassatesi nel porticciolo di Marinella di Selinunte.
Per garantire la piena funzionalità dell’impianto di distribuzione di carburante e per lenire i disagi di tutti coloro che fruiscono di quel tratto di spiaggia, i lavori si svolgeranno nelle ore di minor frequentazione.
“Entro pochi giorni il problema che ha creato particolari disagi a bagnanti e pescatori sarà risolto ed il sito tornerà pienamente fruibile da tutti – ha affermato il sindaco Felice Errante – Comprendiamo le difficoltà che detta operazione comporta in piena estate, ma si arriva a questo provvedimento solo dopo una serie di complesse procedure, che andavano dall’individuazione del sito adatto dove poter trasferire la posidonia, alle numerose autorizzazioni richieste dall’assessorato regionale al Territorio ed Ambiente che, grazie al concreto aiuto del consigliere comunale Pasquale Calamia, siamo riusciti ad ottenere in tempi ragionevoli”.
Al fine di meglio dettagliare le complesse fasi della procedura, pubblichiamo qui di seguito una relazione del Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale, Ing. Giuseppe Taddeo:
“Quella che sembra un’operazione elementare,invero, si scontra con una serie di problematiche essenzialmente ambientali, legate al fatto che la posidonia rappresenta una biomassa spiaggiata che riveste un ruolo importante nella protezione delle spiagge dai fenomeni erosivi, in quanto fornisce un contributo diretto e indiretto alla vita del complesso di popolazioni animali e vegetali che vivono e interagiscono fra loro in uno stesso ambiente (biocenosi). Certo, sarebbe bene aumentare la tolleranza dei fruitori delle spiagge: del resto, chi non si ricorda che in passato lo “scaro” non era certo un posto per il bagno, ma era riservato ai pescatori che con fatica vi portavano a secco le barche, in mezzo sempre ad alghe spiaggiate maleodoranti: nessuno si lamentava, la tolleranza era elevata. La realizzazione del porticciolo, certamente improvvisato nella sua progettualità, ha in qualche modo offerto un miglior riparo ai pescatori, ed ha contribuito a creare una spiaggetta naturale che in condizioni ottimali richiama molti bagnanti. I guai si hanno però quando, per certe condizioni di vento, le foglie staccatesi dalle piante di posidonia poste al largo s’introducono, invadendolo, nel porticciolo, o per altre condizioni, si ammassano sulla deliziosa spiaggetta.
Tutti pronti a protestare: i pescatori ed i diportisti, che non possono liberamente navigare nello specchio acqueo loro riservato, ed i bagnanti, insofferenti alla puzza che emana dagli ammassi. Se si vuole, quindi, accontentare gli uni e gli altri, non rimane che procedere allo spostamento; ma come?
Per come detto all’inizio il brutale allontanamento in discarica è sostanzialmente proibito, per le ragioni già citate, ed anche a volerlo fare (con grosse assunzioni di responsabilità) con costi che, se una volta erano modesti (la discarica era comunale e gestita in proprio, con leggi ambientali molto più permissive di oggi), sono diventati proibitivi (conferimento appena tollerato nella discarica comprensoriale di Campobello, con costi di trasporto e trattamento altissimi).
La Circolare della Regione Siciliana-Assessorato Territorio ed Ambiente dell’8 maggio 2009, inerente la gestione dei rifiuti sulle aree demaniali marittime e gli accumuli di posidonia spiaggiata, per la prima volta affronta il problema, sulla falsariga di una procedura normata dalla circolare del Ministero dell’Ambiente del 2006.
Infatti il Ministero, riconoscendo il ruolo ecologico e di difesa del litorale svolto dalle biomasse spiaggiate e gli inconvenienti connessi alla presenza di accumuli di alghe lungo le spiagge, ha indicato tre possibili modalità di gestione delle biomasse spiaggiate.
In primis, il mantenimento in loco delle banquettes (sul modello delle “spiagge ecologiche” adottato in Francia in alcune aree protette marine) che sembra essere la soluzione migliore dal punto di vista ecologico, ma da applicare solo in assenza di problemi alla balneazione e fruizione delle spiagge (ed ovviamente non è questo il nostro caso).
Altra possibile soluzione, lo spostamento degli accumuli (solo in caso di determinate condizioni quantitative e qualitative). Secondo il Ministero, la biomassa può essere anche stoccata a terra all’asciutto, trasportata in zone appartate della stessa spiaggia dove si è accumulata, spostata su spiagge poco accessibili o non frequentate da bagnanti o su spiagge particolarmente esposte all’erosione. Lo spostamento sarà comunque stagionale, con rimozione delle alghe in estate e riposizionamento in inverno sull’arenile di provenienza, salvo che, posizionate sempre in riva al mare, non vengano naturalmente allontanate dal mare stesso.
Deve essere comunque la Regione ad autorizzare la procedura. Di recente, inoltre, alcuni Paesi, compresa l’Italia, nel rispetto della normativa vigente, riutilizzano le alghe come biomasse, ad esempio, per il recupero ambientale costiero, per la ricostruzione paesaggistica o come compost in agricoltura; si tratta pur sempre, però di utilizzi sperimentali e non ancora debitamente attuati.
La problematica non è certo solo per Selinunte: basta scorrere i precedenti in internet, per rendersi conto del sempre maggiore interesse all’argomento, con la progressiva intolleranza verso un fenomeno che tutto sommato è certamente naturale.
Da ciò i svariati tentativi svolti, almeno dopo l’emanazione della circolare regionale, per tentare di risolvere il problema, che ovviamente si ripresenta ogni anno, con buona pace dei detrattori o dei sostenitori dell’amministrazione che si sussegue.
Di positivo c’è che quest’anno un’ulteriore circolare regionale (la n. 2 del 22/04/2014) ha consentito di fare salve le eventuali autorizzazioni al trattamento già concesse nei due anni precedenti, prolungandone la validità per altri due anni.
E’ evidente, infatti, che la problematica lamentata è comune a tutti i territori costieri; vedasi, in Provincia di Trapani: Mazara del Vallo, Marsala, Marausa -Trapani, Valderice ecc..
Non solo, su richiesta specifica di questo comune, sempre a seguito della predetta circolare, si è chiesto ed ottenuto di trasportare a secco, in terreno di proprietà comunale, gli esuberi di posidonia spostati ed accumulati lungo il tratto di arenile attiguo al molo di ponente, che delimita la spiaggetta dello “scaro”.
Ottenuta la dovuta autorizzazione ed individuata la ditta attrezzata per tali lavori (previa un’apposita trattativa privata tra alcuni operatori del settore), finalmente possono avere inizio le attività, che di seguito si riassumono:
– sgombero del porticciolo dalle alghe ammassate (su cui è stata effettuata apposita verifica circa eventuali presenze di sostanze inquinanti), con prelievo con idoneo mezzo e posizionamento sulla chiatta già in loco;
– contemporaneo spostamento del banco di alghe già da tempo ammassate lungo il tratto di arenile attiguo al molo di ponente, su terreno di proprietà comunale in zona industriale, previa sistemazione dello stesso e stesura sul fondo di telo impermeabilizzante;
– spostamento delle alghe poste sulla chiatta con mezzo meccanico lungo il tratto di arenile attiguo al molo di ponente, liberato come in precedenza.
Le operazioni continueranno fino ad esaurire le alghe depositate nel porticciolo, ed ammassare il quantitativo massimo consentito sempre sull’arenile attiguo al molo di ponente, con spostamento degli esuberi nel terreno comunale anzidetto.
Nel periodo invernale, le alghe ammassate nel terreno comunale, torneranno a depositarsi lungo l’arenile attiguo al molo di ponente, che man mano sarà spazzato dal mare stesso.
Come si vede azioni complesse e non certo gratuite, ma le sole che consentono le soddisfare le esigenze dei vari fruitori del tratto di costa in questione, e comunque le sole assentite dalle autorità competenti”.