Reputazione e Curtigghiu

PARTANNA – A Partanna si vive di pettegolezzi e reputazione insieme. Che in un paese piccolo la gente mormori è naturale, (si chiamano curtigghiarati) innaturale è il fatto che ai mormorii si associ l’altra faccia della stessa medaglia: la reputazione. La reputazione è il vero bersaglio dei pettegolezzi. Siamo alle solite: se non si possono attaccare le idee con argomenti altrettanto logici, si ricorre al pettegolezzo su chi quelle idee – idee ripeto – esprime. A niente è valso dire da questa rubrica che personalmente amo Partanna e i partannesi e che distinguo sempre una “prestazione” (tipo la via intitolata ad uno sconosciuto, tipo una serata di gala tanto più offensiva quanto più non si pensa ai nuovi poveri, tipo un modo di guidare ecc.) da chi – persona per lo più rispettabile – quella stessa prestazione ha operato. Posso compiere una cattiva azione, ma posso non essere cattivo. All’Università di Milano dove insegnavo nella II cattedra di Psicologia clinica avevo un cartello leggibile da tutti: NON C’E’ NIENTE DI PIU’ DEPRIMENTE DI UN IDIOTA CHE INCONTRA UN’IDEA. E Oscar Wilde – si parva licet componere magnis, se è lecito paragonare i piccoli ai grandi – alla domanda: “che cosa si può fare del pettegolezzo? Rispondeva: “diffonderlo, diffonderlo”! Ricorda Nicoletta Cavazza che secondo Darwin se una pratica sociale non dovesse servire, si estinguerebbe. Allora il pettegolezzo serve, ha una funzione sociale, permette di guardare oltre le quinte, cosa c’è dietro l’angolo. Quando non siamo noi a esserne il bersaglio, diciamolo pure, è divertente. E scagli la prima pietra chi non ha mai ascoltato con piacere il parlar male degli assenti. Ricorda la studiosa citata che pettegolezzi e reputazione hanno in comune tre aspetti: 1. Tutti e due hanno a che fare con la comunicazione; 2. entrambi riguardano terze persone; 3. Tutti e due hanno bisogno di una collettività. Personalmente aggiungerei almeno un altro aspetto: l’invidia. Ma si tratta di un’invidia particolare: non l’invidia di chi si compra una macchina di lusso (“vedi? È pieno di debiti, ma si compra la Ferrari!) non l’invidia per chi trova un sistema per arricchirsi (“chissà cosa c’è sotto”) non l’invidia vecchia quanto Partanna che porta ad aprire un uguale negozio o bar accanto a negozio o bar di successo, ma l’invidia di classe. Tutto il mondo ha dimenticato Marx giudicando le sue idee dalle realizzazioni (L’Unione Sovietica, Cuba, i gulag ecc) e Partanna non ha mai conosciuto la “coscienza di classe” o gli intellettuali “organici” di Gramsci. QUI non c’è mai stata nessuna rivoluzione, nessuna lotta di classe. Qui c’è stato e continua a esserci l’INQUINAMENTO DELLE CLASSI SOCIALI. Tu sei un oppressore? Cerco di esserlo anch’io. Eppure Paulo Freire (e lo dico a soprattutto a quei cattolici formali e integralisti che rappresentano la subcultura partannese, lo dico a chi si occupa di problemi educativi) nella sua Pedagogia degli oppressi diceva che la vera educazione – era un prete – che il vero obiettivo educativo non era quello di liberare gli oppressi, ma BISOGNAVA LIBERARE L’OPPRESSORE. Gesù non è venuto a salvare i giusti, ma i peccatori. Ricorderò sempre Nato Favilla, poeta che affiggeva le sue poesie al monumento di Garibaldi, poeta innocuo come tutti i poeti, ma oppresso dai pettegolezzi. E quando i pettegolezzi superarono la sua reputazione, fu trovato impiccato, nudo, in campagna in un’alba livida che i partannesi – tutti NOI partannesi – abbiamo dimenticato. Forse bisognerebbe far tornare alla memoria le meditazioni di Jhon Donne: “Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso; ciascuno di noi è un pezzo del continente, una parte dell’oceano. Se una zolla di terra viene portata via dal mare, l’Europa ne è diminuita, così come lo sarebbe un promontorio, così come sarebbe il castello di un tuo amico o il tuo stesso: la morte di qualsiasi uomo mi impoverisce, perché sono preso nell’umanità, E PERCIO’ NON MANDARE MAI A CHIEDERE PER CHI SUONA LA CAMPANA: ESSA SUONA PER TE. Non toccatevi i coglioni (lo scrivo invece di testicoli per non deludere chi mi critica perché uso le parolacce e non voglio deluderla: chissà se sopporta i coglioni nel fare?). Delle due l’una: o si è pettegoli o si è spettegolati. Anzi no. La Bibbia: chi di spada ferisce di spada perisce. Sapete cosa lasciò scritto Cesare Pavese, anche lui suicida: … e per favore, niente pettegolezzi.” Da vecchio maestro elementare mi permetto di consigliare a TUTTI NOI: L’IMPORTANTE NON è PIACERE, l’importante è PIACERSI. Post. Mi scuso con quanti avranno trovato questa pagina pesante. Mi scuso per aver studiato giorno e notte, mi scuso perché sono nato povero, mi scuso…. Perciò niente risate. Ma c’è un punto del Vangelo in cui Gesù ride? Argomento per il prossimo pettegolezzo: si crede Dio. Avverto che quando ad un grand’uomo chiesero: – Ma tu credi in DIO? Il grand’uomo rispose: Credere è una parola grossa. Diciamo che lo stimo! Ah… sono cattolico! (“Quando si battezza un bambino, quel battesimo mi riguarda: perché quel bambino viene con ciò collegato a quel capo che è anche il mio capo, e innestato a quel corpo che è anche il mio corpo. La Chiesa è cattolica, universale, e tali sono le sue azioni..”).

Vito Piazza 


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