A Partanna si stava meglio quando si stava peggio?

PARTANNA – Ma che bella trovata quella di affidare “il decoro urbano e la pulizia straordinaria della città ”agli extracomunitari-rifugiati politici! Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ancora oggi (metà luglio!), numerosi ed estesi spazi pubblici risultano ricoperti da sterco di piccioni e da erbacce rinsecchite, potenziali focolai di infezione e di incendio. In passato, nel peggiore dei casi, l’operazione di pulizia dell’abitato era bella e conchiusa non oltre la metà di giugno. E, cosa non secondaria, realizzata dalle sole unità lavorative dell’apparato comunale e quindi a costo zero “assoluto” (quando capiremo che anche il bilancio dello Stato si sostanzia delle tasse del cittadino partannese?). Ci si può accusare di qualunquismo, dunque, se ci torna alla mente il classico detto secondo cui “si stava meglio quando si stava peggio”? Chiariamo subito che non intendiamo attribuire colpa alcuna ai “rifugiati politici”, né tanto meno agli ideatori di quel progetto che mirava a “far sentire utili i nostri ospiti di colore favorendo una loro più efficace integrazione” (intendimento non del tutto capito, però, se soltanto 17 su 70 hanno aderito!). La verità è che l’eliminazione delle sterpaglie e dello sterco dei piccioni non c’entra niente con lo “stage formativo” in questione, tanto è vero che esso riguarda solo “contrada Montagna, via Castelvetrano e viale Papa Giovanni”. Qualcuno, dunque, ci dovrà spiegare il mistero di un simile ritardo nella pulizia dell’abitato. Ci si è cullati, forse, nella speranza dell’intervento dei rifugiati politici, fedeli al detto “perché farlo noi se lo possono fare gli altri”? O più semplicemente ci si è impantanati in un guazzabuglio di equivoci da dilettanti allo sbaraglio? A meno che non sia fondata una “leggenda metropolitana” che vorrebbe vedere nella conservazione delle sterpaglie esistenti in alcuni “siti tipici” della città l’occasione di un’appendice folcloristica da inserire nel grande progetto dell’Estate Partannese: un falò a macchia di leopardo nella notte di Ferragosto, mentre, dal balcone del Palazzo del Mascherone (alias Palazzo di Città), un noto personaggio, armeggiando su una cetra di neroniana memoria, si esibisce in gorgheggi autoreferenziali.


Pubblicato

in

,

da

Tag: