A me certe decisioni delle Amministrazioni comunali di Partanna di questi ultimi anni danno la sensazione di ritirate “strategi(comi)che”. Mi fanno pensare a quel contadino che di fronte all’avanzare dei rovi, piuttosto che armarsi di zappa e falcetto, lascia al proprio destino le piante poste in prima linea e arretra giorno dopo giorno. Talvolta, il loro comportamento assomiglia a quello di un tal generale americano che, costretto ad abbandonare il fronte, disse ai suoi: “noi non ci stiamo ritirando, stiamo solo andando in un’altra direzione”. Ecco, tante volte le nostre Amministrazioni comunali sono andate “in un’altra direzione”, lasciando sul campo oggi il Centro Sociale, domani l’ex Monastero delle Benedettine, dopodomani l’ex Convento dei Carmelitani e, via via, la villa Favara, l’ex Convento dei Cappuccini, il Palazzo Calandra. E sono andate “in un’altra direzione”, magari, alla ricerca spasmodica di un teatro (da acquistare, naturalmente), dimenticando che nel complesso del Centro Sociale ne esiste già uno di proprietà comunale che aspetta solo di essere ripristinato. O alla ricerca di locali per uffici, ringraziando, magari, il fenomeno di “dimagrimento” della scuola infantile ed elementare (Ma, a proposito, in quanti siamo rimasti a Partanna?). Un esempio di ritirata “strategi(comi)ca” (di poco conto, per la verità, ma emblematico), mi pare l’operazione di smantellamento dei lampioni di Piazza Matrice. Quei lampioni erano stati installati in occasione della riapertura della Chiesa Madre per assicurare, insieme al nuovo selciato, maggior decoro e maggiore armonia alla piazza. Col passare del tempo, purtroppo, la base in cemento su cui poggiavano i lampioni comincia a deteriorarsi. A quel punto scatta la “sindrome del contadino” di cui sopra. Piuttosto che intervenire con un semplice lavoro di manutenzione, si aspetta che il processo di deterioramento arrivi al culmine e, quindi, … si ordina la “ritirata”, sradicando i lampioni e accatastandoli in un deposito. In questo caso, purtroppo, non subentra la “sindrome del generale”, nel senso che non si va in “un’altra direzione”. La soluzione più semplice sembra quella di lasciare la piazza al buio. E così è ancora oggi!
Sindrome del contadino o del generale?
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