“A due anni dal voto a Santa Ninfa siamo ancora in campagna elettorale?”

SANTA NINFA – La sera del 4 marzo, il principale organo collegiale del comune di Santa Ninfa ha approvato il nuovo regolamento di funzionamento del consiglio comunale che rappresenta, insieme allo statuto, uno dei documenti normativi più importanti per l’ente locale. Tale regolamento viene a sostituire per intero quello precedente, approvato ormai 15 anni fa e bisognoso ad oggi di essere riadattato ai tempi. In verità, già nella precedente legislatura un tentativo era stato fatto, non di certo per la totale sostituzione dello stesso ma per le necessarie modifiche di adeguamento alle inedite esigenze normative e non solo, createsi nei vari anni.

Un vano tentativo, possiamo oggi ben dire, arenatosi nella comune incapacità di trovare, tra maggioranza e minoranza, una ragionevole sintesi in grado di generare una modifica complessiva del regolamento, condivisa da tutti. Nella maggioranza di allora prevalse la tesi che i diritti dei cittadini e le regole che disciplinano le attività dell’ente (Statuto e Regolamento) non fossero monopolio esclusivo della maggioranza, ma di fatto , momenti di necessaria condivisione e con la minoranza e con tutte le forze politiche presenti nel territorio. Incerti dunque se approvarlo da soli o se scegliere di rinviarne la modifica, speranzosi di poter validare un testo quanto più possibile condiviso, scegliemmo, a quell’epoca, ma non senza remore, quest’ultima soluzione. Su altre questioni, quali ad esempio trasparenza ed accesso agli atti, invece la collaborazione portò ad ottimi risultati, inimmaginabili oggi, come già ricordato nel mio precedente articolo del 12/06/2014.

Attualmente, l’odierna maggioranza del sindaco Lombardino, legittimamente, ha ritenuto corretto approvare il regolamento per proprio conto. A nulla è servito l’invito da parte di tutta la minoranza consiliare, compresi alcuni esponenti del PD (si precisa che a Santa Ninfa i consiglieri del PD siedono sia tra le file della maggioranza sia tra quelle della minoranza), ad un temporaneo ritiro del punto dell’ordine del giorno, una sospensione in vista cioè di un possibile percorso di confronto tra le forze politiche e gli organi burocratici dell’ente. La maggioranza non ha accolto tale richiesta e ha pure bocciato la quasi totalità dei 53 emendamenti presentati dalla minoranza di cui molti di carattere squisitamente formale.

A prescindere comunque da cosa ognuno possa pensare, probabilmente sarebbe stato possibile fare di più, sarebbe stato addirittura possibile cercare di evitare un simile scontro frontale, uno scontro fra l’altro impari, al cospetto di una legge elettorale maggioritaria secca che, giustamente, in nome della governabilità, nei piccoli comuni quale Santa ninfa, conferisce pieni poteri al sindaco ed una distribuzione dei seggi prestabilita di 5 per la minoranza e 10 per la maggioranza a prescindere dai voti ottenuti.

Fra i punti voluti dalla maggioranza vi sono:

– la restrizione delle riprese audio video, al tal punto che, anche le testate giornalistiche regolarmente inscritte all’albo devono essere preventivamente autorizzate dal presidente;

– gli emendamenti alle proposte deliberative che devono essere presentate due giorni prima della seduta consiliare anche se gli atti vengono messi a disposizione dei consiglieri tre giorni prima lasciando solamente un giorno ai consiglieri per poter studiare tutta la documentazione, confrontarsi con gli uffici, parlare con i propri gruppi politici e formulare gli emendamenti (sostanzialmente rendendo quasi impossibile esercitare tale prerogativa);

– l’eliminazione della firma del consigliere anziano dai verbali delle sedute consiliari;

– il notevole allungamento, rispetto al vecchio regolamento, dei tempi che l’amministrazione si dà per rispondere alle richieste dei consiglieri comunali: 15 giorni per una semplice visione di atti e 30 giorni per la richiesta di copia; inoltre le richieste formulate non possono riguardare più di 3 atti a settimana;

– le richieste dei consiglieri comunali che verranno evase non più in orario di ufficio ma esclusivamente nei giorni di Martedì dalle 16:00 alle 18:00 e venerdì dalle 10:00 alle 12:00;

– per gli interventi dei consiglieri comunali viene sostituito il concetto che tali interventi devono essere brevi e concisi con l’inserimento dei minuti che possono essere: 5 minuti per il primo intervento e 2 minuti per il secondo intervento per ciascun argomento all’ordine del giorno; 5 minuti per le interrogazioni e 2 minuti per la replica; 3 minuti per l’interpellanza. Tali tempi potranno creare dei problemi alla conduzione dei lavori, in quanto, a parere dello scrivente, oggettivamente non consentono nella normalità dei casi di poter esporre le varie ed articolate sfumature di un ragionamento politico;

– la convocazione del consiglio comunale che viene fatta dal presidente non autonomamente ma su richiesta del sindaco o di tre consiglieri;

– la stesura del verbale della seduta che avverrà in forma sintetica.

Secondo quanto dichiarato da alcuni consiglieri questo regolamento così approvato, oltre a far fare un balzo indietro al nostro comune, lede le prerogative, i compiti e le funzioni dei consiglieri comunali, affermando inoltre che tale regolamento sembra contrastare con lo statuto dell’Ente, con la normativa di settore, e soprattutto, con quella che regola il diritto dell’accesso agli atti dei Consiglieri comunali. Un altro consigliere inizia la sua dichiarazione di voto citando la dichiarazione di un illuminista francese: “non c’è tirannia peggiore di quella esercitata all’ombra della legge”.

Ritengo, inoltre, con convinzione che a Santa Ninfa in consiglio comunale ci siano uomini e donne che abbiano l’autonomia e le carte in regola per avviare un sereno confronto sulle tematiche che veramente riguardano l’interesse della comunità, consapevoli che la politica è inclusione e non esclusione.

Confronto indispensabile quando soprattutto si parla di pianificazione di strategie di intervento per le seguenti problematiche:

– politiche sociali, che rispetto al passato devono necessariamente prendersi carico anche delle nuove povertà che riguardano molti cittadini da sempre abituati al lavoro e che con la perdita di esso hanno grosse difficoltà;

– politiche giovanili in grado di affrontare i nuovi pericoli, i nuovi disagi e le nuove opportunità a cui vanno incontro i nostri figli;

– trasparenza dell’operato della Pubblica Amministrazione;

– gestione di rifiuti;

– tasse comunali e il modo in cui il denaro pubblico viene utilizzato in un contesto così complesso e delicato.

Il solo pensare che tali questioni vengano affrontate soltanto da chi detiene il comando, legittimamente conquistato, mi sembra davvero incomprensibile a prescindere dalle singole capacità.

Non posso nascondere il fatto che la crisi del Pd, ormai diviso in tre parti e senza neppure un rappresentante in giunta, abbia contribuito all’attuale mancanza di un fecondo processo politico di inclusione e di confronto. Una crisi che ha visto il venir meno di qualsiasi forma di incontro autenticamente democratico fra i sui stessi dirigenti, da sempre ottimo canale di discussione e riconosciuta cassa di risonanza per l’intera comunità. Ma ciò che risulta più grave è, senza dubbio, la conseguente difficoltà, per i militanti, in un contesto senza confronto, di farsi un’idea autonoma e chiara rispetto a ciò che accade. È così che le cose rischiano di essere non più giuste o sbagliate, ma tali in riferimento solamente a chi le dice, finendo per creare più tifosi di parte che militanti partecipi.

Vani ad oggi sono stati i diversi tentativi sostenuti anche dallo scrivente, che hanno coinvolto pure il provinciale, tentativi volti a fare chiarezza nel PD locale, al fine di capire chi è legittimato in consiglio comunale e nella comunità a parlare in nome e per conto del partito, evitando documenti ed azioni che, in nome del PD, dicono tutto ed il contrario di tutto generando confusione nell’elettorato e rendendo impossibile un sano confronto senza un preventivo schieramento. A nulla è servito neppure il documento approvato all’unanimità dalla direzione provinciale che, fra le altre cose, recitava proprio così: “ ……… La Direzione Provinciale invita, inoltre, il Coordinatore provinciale ad intervenire presso i circoli locali che non riescono autonomamente a risolvere questioni interne tanto da mettere in discussione, addirittura, l’esistenza stessa del partito……… “.

Consapevole che per fare chiarezza non è mai troppo tardi, concludo ringraziando ancora una volta il giornale che mi ha dato la possibilità di esporre il mio punto di vista su questioni di tale rilevanza per la mia comunità, certo dell’interesse che queste suscitano nell’intera cittadinanza.

Francesco Bellafiore componente la direzione Provinciale e l’assemblea regionale del PD.


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