“Attenzione! Partanna sarà invasa dai mostri!”, grida Vito Piazza

PARTANNA – Cari concittadini, questa, più che una pagina “graffiante” come vi siete abituati a leggere su Kleos, è una pagina allarmata e allarmante. Prima di correre a denunciarmi per procurato allarme, vi prego di avere la pazienza di leggere qui di seguito.

Partanna è ricca di emigrati al Nord. E credo che molti tra noi sappiano cosa ciò significhi. Si parte e si lascia. Si lasciano i propri cari e i propri “oggetti”: vere e proprie “cose” a cui si è affezionati. Immaginate che essendo lontani vorreste – come avviene per tutti – ritornare a Partanna: perciò ogni estate aggiungete un mattone alla casa in cui andrete a vivere e, purtroppo, anche a “finire” i vostri giorni. La vostra casa in campagna è più che un rifugio, un edificio: è la realizzazione di un sogno a lungo sognato, il coronamento e il premio di una vita di sacrifici. Tutto il romanzo di Verga, i Malavoglia, ruota attorno alla casa del nespolo. Perciò la casa non ha solo un valore economico, ma ETICO. Scegliete magari un posto isolato e silenzioso che vi ripaghi in qualche modo dei vicini di condominio rumorosi, dello stridio delle sirene che squarciano la metropoli, dello sferragliare dei tram che vi ha reso sordi. Dopo sacrifici immensi avete coronato il vostro sogno. Non pensereste mai che qualche essere maligno possa rubarvela o che proprio al confine con la vostra casa vi si piazzi una raffineria.

Ed è qui che vi sbagliate, qui che si infrangono i sogni. Potreste trovare la vostra casa occupata da un ecomostro ai confini della vostra terra, della vostra casa. Dopo essere sopravvissuti alle polveri sottili di Milano, sarete costretti a morire all’interno di una “cosa” a cui anelavate da sempre.

Ma di che sto parlando?

Di cose – purtroppo – che avvengono, che capitano. Vi riporto un brano della lettera di un emigrato partannese prossimo a tornare per sempre a Partanna, dopo quasi 40 anni d’esilio.

 Lettera di Filippo Caracci 

Egregio sig. Sindaco chi le scrive è un suo concittadino che per una serie di circostanze è stato costretto all’età di 20 anni ad emigrare per motivi di lavoro.

Lasciare le mie radici, per necessità e non per scelta, è stata una decisione sofferta, travagliata e l’unico obiettivo è stato quello di poter ritornare definitivamente. Sono ritornato puntualmente per 41 anni ogni estate per non perdere i contatti, gli affetti e i legami profondi con il mio territorio coinvolgendo mia moglie e mio figlio “milanesi doc” ad accettare e ad amare questo paese.

Con sovrumani sacrifici ho acquistato un piccolo appezzamento in contrada Montagna per rinsaldare i legami con questo territorio: c’era un piccolo prefabbricato che ho subito sistemato come alloggio provvisorio. Tutte le mie energie sono state canalizzate alla realizzazione di un sogno, costruire una casa dove poter tornare non solo l’estate ma definitivamente dopo la raggiunta pensione.

Il destino è stato benigno nei miei confronti: da un cumulo di pietre ho tirato fuori un angolo di paradiso bonificando, piantumando un piccolo uliveto e piante da frutto che sono state apprezzate non solo da chi mi conosce ma da tanti amici milanesi che scelgono Partanna per le loro vacanze e hanno potuto godere insieme a noi di un paesaggio bellissimo, di un clima favoloso, della genuinità dei nostri prodotti e della nostra impagabile accoglienza.

Ho sempre rispettato le leggi e i regolamenti del Comune pagando puntualmente le tasse pur non usufruendo dei servizi comunali.

Dagli ultimi anni a questa parte ogni estate mi ha riservato una sorpresa diversa: sulla bellissima “Muntagna di li Pinni” sono prolificate improvvisamente una serie di pale eoliche che sembrano tante croci a simboleggiare il dolore, la morte di questa nostra terra martoriata.

Pensando ad un interesse superiore, alla bontà delle fonti rinnovabili ho avuto un atteggiamento di tolleranza pensando ad un bene comune ed ai vantaggi della nostra comunità anche se il danno paesaggistico rimane irreversibile.

Mai potevo pensare di trovarmi da un giorno all’altro una gigantesca pala eolica spuntare come un fungo proprio davanti casa mia. Questo miracolo si è verificato quest’anno.

A questo punto inizia il calvario estivo di un cittadino alle prese con una burocrazia amministrativa che funziona meglio di un orologio svizzero.

L’Ufficio tecnico nicchia; dopo una consultazione delle carte, guarda caso spunta fuori che sulla mappa la mia casa, costruita 15 anni prima, è proprio vicino alla pala eolica.

Mi sono chiesto disperatamente: dovrò demolirla immediatamente. Come ho fatto? Ho costruito una casa sotto una pala per dare spazio alle energie rinnovabili?

A questo punto mi chiedo caro sig. Sindaco:

  • vale ancora a Partanna “L’articolo 9 della costituzione della Repubblica Italiana, al comma 2 nel quale si recita: La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico della Nazione” come bene comune?
  • Partanna città turistica che punta sulla valorizzazione dell’arte, della natura e della gastronomia e del paesaggio?
  • La Montagna non doveva essere polmone verde con una edilizia rispettosa dei parametri ambientalistici e sostenibili per la comunità?
  • Un’ amministrazione sensibile alle tematiche ambientali non tutela i suoi cittadini con una oculata politica a tutela dell’ambiente e della valorizzazione del territorio?

Con tanta sete di giustizia mi rivolgo a Lei e in attesa di un Suo intervento concreto, immediato e positivo ringrazio anticipatamente e porgo

            Ossequi

            Filippo Caracci

Recapito:

  • Via Cialdini 103, Milano
  • Via Rocco Parisi Asaro, c/da Montagna Partanna
  • Cell: 328 675 1067
  • E-mail: filippocaracci@gmail.com

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Il vostro umile cronista è andato a vedere. Vi assicuro che si tratta di un obbrobrio senza precedenti. Guardare ora quel “paesaggio” è umiliante. Non ci si sente capitati lì per caso.

E’ come essere richiamati da un monito: perché? E perché così vicino ad una casa?

E perché i cittadini non sono stati informati?

E soprattutto: perché al signor Caracci non è stato detto niente? CHI ha commesso l’obbrobrio si è comportato come un ladro: zitto e muto ha costruito senza dir niente all’interessato.

Ho avuto occasione di parlare col sindaco, anche se già sapevo che una “COSA” così grossa non poteva essere decisa da un sindaco di un Paese bellissimo ma che non ha QUEI POTERI FORTI. E il sindaco mi ha spiegato che il Comune non poteva farci niente. Come dire? Era obbligato a concedere quello spazio. Ma da QUALCUNO quella scelta sarà pure stata fatta. Non sono un giornalista investigativo, non lo facevo neanche ai tempi in cui scrivevo per l’Unità o per Smemoranda. Sono un semplice opinionista. Magari un opinionista che si INCAZZA quando vede soprusi o peccati di omissione. Perciò faccio appello a tutti i partannesi – Sindaco in testa – che amano Partanna a prendere posizione. Il sindaco appare sensibile ai richiami dei più deboli. Cerchiamo però di essere NOI a difendere il NOSTRO. E allora? Chiedo a tutti coloro che ne sanno di saperne di più, di individuare i vari livelli di responsabilità che dovranno pur esserci. Un mostro di quelle gigantesche proporzioni non può passare inosservato, non può deturpare un paesaggio che il buon Dio ha voluto regalarci. Usciamo fuori da quell’individualismo che ci fa dire che “ad un parmu di lu me culu….” Quel mostro offende tutti noi. E se lo lasciassimo stare senza lottare…. Chi potrebbe difenderci dall’essere bollati come “babbi” partannisi?

Perché oggi a me… e domani?

Vito piazza

più che graffiante, incazzato.


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