L’OMS mette al bando la carne. Tutto arrosto e….niente fumo?

La “bomba” è stata puntualmente sganciata! E non parlo di raid aerei contro l’Isis o la Libia, bensì del nuovo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità tramite la sua agenzia intergovernativa IARC (International Agency on Research Cancer) che cita “prove consistenti” circa l’aumento del rischio legato ai tumori per chi consuma carni rosse e lavorate. A prima vista sembra proprio una deflagrazione, e se consideriamo anche i soliti malintendimenti e personali interpretazioni di una stampa molto spesso esagerata e catastrofista, il lettore deve sicuramente essere balzato di mezzo metro sopra la sua sedia alla notizia. Nella nostra rubrica faremo il punto sulla situazione, che non appare così drammatica come è stata riportata ma è comunque degna di essere attenzionata. Intanto la notizia: la IARC ha trovato prove consistenti circa il fatto che un consumo giornaliero di 50 grammi di carni lavorate, ossia tutti i tipi di carne che subiscono una lavorazione tramite processi di salatura, affumicatura e stagionatura, talvolta con l’aggiunta di conservanti, può aumentare il rischio di contrarre un tumore al colon del 18 per cento. Per quanto riguarda le carni rosse, cioè la nostra amatissima bistecca di manzo, di maiale, di capra, pecora o cavallo, viene riportata la dicitura “probabilmente cancerogena”, in quanto non ci sono prove di causalità diretta tra il consumo e la patologia. In pratica ciò significa che sulla base di diversi studi scientifici pubblicati in passato, nel primo caso sono stati identificati legami certi tra il consumo di quei prodotti e l’insorgenza di alcuni tipi di tumore. Viene spontaneo, osservando i dati, chiedersi se infrangendo le sacre regole ed infischiandosene delle raccomandazioni, come i fumatori fanno per la sigaretta, aumenti a 1 su 5 la concreta probabilità di contrarre il cancro: non è propriamente così, ed in fondo questo è uno dei fraintendimenti più gravi che porta con sé la notizia. In realtà ogni individuo parte da una probabilità del 5% (data dal solo caso) di contrarre una neoplasia, ed il consumo di tali prodotti alimentari non fa altro che aumentare di qualche unità questa percentuale. Per tale motivo molte illustri personalità della sanità italiana si sono affrettate ad attenuare la deflagrazione. Il Ministro Lorenzin da Expo afferma che “le notizie di questi giorni non devono essere allarmanti. Nessun cibo va eliminato, ma va utilizzato con moderazione e nella giusta misura”. E poi lancia i punti fermi per il futuro: “Più prevenzione e dieta mediterranea”. Inoltre precisa che “non bisogna mai farsi spaventare dalle ricerche. Bisogna poi leggerle, perché sono estremamente complesse nelle loro articolazioni”. In ogni caso il Ministro ha detto che lo studio è oggetto di valutazione essendo stato inviato al Comitato per la sicurezza alimentare. Anche il direttore del Dipartimento di Oncologia Medica Istituto Tumori di Aviano mette in guardia da una lettura superficiale dello studio dell’Oms: “Sono gli eccessi ad essere pericolosi”. Ma anche la qualità conta: “Gli studi in materia sembrano essere prevalentemente anglosassoni, non parlano delle nostre bistecche ma degli hamburger e dei wurstel americani”, chiosa aggiungerei io, con una certa superficialità. Sbagliato, per l’oncologo, anche paragonare il rischio da consumo di carne a quello del fumo, che era stato sbandierato dai soliti puritani cavalcando alla grande l’onda generata dalla notizia: “Il fumo crea dipendenza, la carne no. Il fumo uccide 1 milione di persone all’anno, la carne 50 mila. Sono cifre non paragonabili”. E rimane, nuovamente aggiungo io, ampiamente da dimostrare la cifra riguardante la carne nonché i calcoli fatti per arrivare ad essa. In realtà c’è un forte allarmismo causato dalla sbagliata comunicazione, da parte dei media ma anche dell’Oms, sui contenuti dello studio, che in realtà non fa altro che confermare quel che già sapevamo, come del resto afferma anche il dottor Veronesi, oncologo di fama mondiale: consumare in eccesso carne rossa e lavorata fa male. Ma, come per i farmaci, sono quantità e qualità a fare la differenza. Gli esperti dell’Oms nel documento lo sottolineano anche, solo che questo aspetto è stato poco evidenziato, alla fine il messaggio che è arrivato è stato: la carne provoca il cancro. Un messaggio sbagliato, che rischia di avere conseguenze negative sull’alimentazione degli italiani, nonché sull’economia del Paese. Mettere sulla stessa bilancia una bellissima bistecca fiorentina ed un’anonima confezione di wurstel, che chissà da dove e da cosa proviene, significa generalizzare e smarrire la propria identità, oltre che il buon senso. Dunque cari lettori, è giusto limitare il consumo di carni nella propria dieta, soppesare l’apporto di questo tipo di proteine nonché di grassi saturi, ma attenzione a fraintendere i messaggi mediatici, ad andare dove qualcuno chissà per quale ragione vuole portarci. La dieta mediterranea ci ha cresciuto ed ha cresciuto in modo sano decine e decine di generazioni quindi alla fine, come sempre, meglio far prediligere il buon senso e le giuste misure sulla cattiva informazione.

Fabrizio Barone

 


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