C’è chi dice sì, e c’è poi chi dice no. Qualche mese fa, i nostri lettori hanno dovuto rassegnarsi a leggere online la lunga “confessione” sull’Unione dei Comuni della veterana consigliere santaninfese Vincenza Murania. Forse in pochi ricorderanno che la stessa aveva detto al nostro giornale quanto segue: “Nel 2013, avevo chiesto che l’ufficio legale fosse attivato anche attraverso l’istituzione di un albo unico di professionisti a cui poter attingere. L’ufficio legale unico, come regolamentato nel 2008, non è mai stato realmente attivato perché è mancata la volontà politica dei sindaci. Così di fronte alle mie pressioni, contro un sistema ambiguo, la Giunta ha optato per la retrocessione, ovvero ogni giunta nomina il suo legale, come ha fatto negli ultimi 10 anni nonostante il servizio fosse stato ‘formalmente trasferito all’Unione’. Nulla è, dunque, sostanzialmente cambiato, ma il dato politico è che la Giunta ha deliberato, sul punto, solo quest’anno, ovvero due anni dopo che avevo messo per ‘iscritto’ le mie perplessità, senza dimenticare, che nei precedenti due anni, tantissimi consiglieri, avevano segnalato ‘verbalmente’ la questione. Retrocessione significa che ciascun consiglio comunale dei cinque comuni dovrà esprimersi. Ancora ad oggi, dopo mesi, la delibera di retrocessione non è stata trattata a Santa Ninfa e, penso, in nessuno degli altri Comuni”. Nella seduta consiliare del 29.07.2015, il Comune di Santa Ninfa, con il solo voto contrario del consigliere “indipendente” Rosaria Pipitone, ha deliberato il “Recesso dal servizio/funzione ‘Ufficio Legale’ demandato all’Unione dei comuni ‘Valle del Belice’ e la sua reinternalizzazione presso il Comune”. A distanza di oltre due mesi il Consiglio Comunale di Partanna è stato chiamato a deliberare sul medesimo punto, dimostrando, a differenza di quanto è successo a Santa Ninfa, lungimiranza, senso del territorio, dialettica e confronto politico, ma soprattutto capacità e maturità politica. Il 14 ottobre 2015, il Consiglio Comunale di Partanna con 12 voti contrari (Biundo, Sanfilippo, Bevinetto, Lo Piano, Caracci, De Benedetti, Aiello, Libeccio, Campisi, Cannia, Varvaro e Genco); 3 voti favorevoli (Corrente, Beninati e Giannone), e 2 astenuti (Clemenza e Cangemi), ha respinto la proposta di recesso, lanciando un segnale forte e chiaro agli altri Comuni unionisti, ma soprattutto ai 5 sindaci che compongono la Giunta dell’Unione, compreso il primo cittadino partannese. Il messaggio è chiaro: o si fa l’Unione o è meglio scioglierla; il tempo delle mezze misure e del piede in due scarpe è finito; è suonato il gong, e sul tappeto è rimasta abbattuta e sconfitta una visione “innovativa della politica locale”. Ma procediamo con ordine. Da subito è in forte imbarazzo il sindaco Catania, attuale presidente della Giunta dell’Unione, che come ricordato efficacemente dal consigliere Biundo, circa un anno fa, aveva dichiarato che si sarebbe attivato assieme alla Giunta dell’Unione per poter attuare una attività di rilancio dell’Unione dei Comuni attraverso un piano ampiamente condiviso e che, se così non fosse stato, avrebbe proposto lo scioglimento immediato dell’ente secondario, al fine di evitare oltre alla beffa anche il danno. L’esponente partannese del PD incalza il sindaco affermando che il ritornello ossessivo o si cambia o si chiude, non convince più nessuno. Il consigliere Biundo ricorda le parole dell’ex sindaco Biundo, che da consigliere votò contro l’istituzione dell’Unione dei Comuni ed afferma che mancando la cultura dell’aggregazione, di fatto il mettersi assieme è stato solo per alimentare clientelismo, per accontentare gli scontenti, per aumentare il numero delle cariche, sicuramente non per offrire ai cittadini economicità e maggiori servizi. L’esponente Pd si rammarica della mancanza di una visione strategica comune e condivisa di sviluppo del territorio, sul piano culturale, sul piano ambientale, sul piano turistico. Il Consigliere Biundo affonda la lama nel cuore del problema che vede l’Unione dei Comuni, da grande opportunità di rilancio del territorio, trasformarsi in una sovrastruttura che è stata utile solo per pochi eletti e inutile per il territorio e conclude con la proposta di chiudere con questa Unione dei Comuni che porta solo costi. Ampiamente critico anche il consigliere di maggioranza Francesco Cannia, che accusa Santa Ninfa, difendendo comunque le strategie partannesi. Ma il vero mattatore della serata rimane comunque il veterano Bevinetto, che non nasconde la polvere sotto il tappeto, ripercorrendo con estrema lucidità le tappe dell’Unione dei Comuni, non celando il suo stato d’animo di uno appena preso “come i turchi” innanzi alle affermazioni di un Sindaco che, prima dice che vuole riempire di contenuti l’Unione dei Comuni e poi, dopo un anno propone al Consiglio di recedere da un servizio dell’Unione dei Comuni. L’esponente di minoranza, che da due legislature siede anche al Consiglio dell’Unione, paragona la situazione alla tela di Penelope, ed accoglie la tesi della presidente di commissione Genco, affermando che invece che recedere da un servizio è meglio recedere dall’Unione, perché il Comune di Partanna dall’ufficio legale all’Unione dei Comuni, poteva trarre solo ed esclusivamente vantaggio, mentre, in questi anni è stato interesse dei Sindaci dell’Unione dei Comuni che il servizio fosse esercitato da ognuno, per i fatti propri, in modo da poter dare eventualmente il contentino politico, quindi elettorale. Il sindaco Catania si arrende alle voci della sua stessa maggioranza, e non può che prendere atto del messaggio consiliare di aut aut, qui o si fa l’Unione o si muore, è finito il tempo delle parole. Da esperto politichese il sindaco si riporta alle note di Califano “tutto il resto è noia”; io che adoro De Gregori preferisco il bandito ed il campione, perché questa è “una storia d’altri tempi, di prima del motore, quando si correva per rabbia o per amore, ma fra rabbia ed amore il distacco già cresce, e chi sarà il campione già si capisce!”. Ai nostri lettori l’arduo compito di scoprire chi è il bandito e chi è il campione, ma poiché siamo anche amanti pirandelliani concludiamo così: “Ogni cosa finché dura porta con sé la pena della sua forma, la pena d’esser così e di non poter essere più altrimenti”. Ed aspettiamo che qualcuno abbia il coraggio “illuministico” di distruggere tutto per poter ripartire. Grazie comunque ai consiglieri partannesi, che a differenza di altri colleghi limitrofi, hanno mostrato coraggio e senso di responsabilità, perché i soldi che finanziano l’Unione sono e restano comunque soldi della comunità, e non il monopoli di carta di certi amministratori. Vostro Batman
Batman: “Il consiglio comunale di Partanna sull’Unione è più coerente di altri”
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