Il caso Spotlight di Thomas McCarthy, con Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Brian d’Arcy James, Liev Schreiber, John Slattery; Usa 2015; colore, durata 128’; thriller.
Secondo l’Academy, “Il caso Spotlight” è il miglior film dell’anno e con la migliore storia, tanto inquietante quanto vera. “Spotlight” è il nome di una squadra di quattro giornalisti del The Boston Globe che, fra il 2001 e il 2002, conduce importanti indagini per smascherare una rete di preti pedofili all’interno della Chiesa cattolica di Boston, tacitamente coperti dall’arcivescovo della città Bernard Francis Law. L’obiettivo di Spotlight non è denunciare qualche “mela marcia” ma colpire il sistema, far luce sul pericolo che comporta, e ha comportato, l’omertà verso un problema così grave da parte della più grande istituzione spirituale. Tale indagine, inoltre, nel 2003 riceve il Premio Pulitzer per il “giornalismo di pubblico servizio”. Il film segue le vicende dei quattro giornalisti del team Spotlight (Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams e Brian d’Arcy James), guidati dal nuovo direttore Marty Baron (Liev Schreiber), con molta discrezione e sensibilità, senza, però, tralasciare la dura verità laddove necessario. Emerge il potere di denuncia del giornalismo d’inchiesta ma, soprattutto, contrariamente a quanto possa sembrare, è un film per i credenti la cui fede, quella autentica, pretende di essere difesa e preservata da chi di dovere. «Raccontando in modo dettagliato la storia di questa crisi», scrive il cardinale O’Malley in una nota citata da “La Repubblica”, […] i mass media hanno portato la Chiesa a riconoscere i crimini e i peccati commessi dai suoi membri e ad affrontare le sue debolezze, il danno arrecato alle vittime e alle loro famiglie, le esigenze dei sopravvissuti». Elenia Teri