di Antonino Bencivinni – Al Baglio Florio di Cave di Cusa di Campobello di Mazara il 1° luglio scorso è stata sottoscritta la prima delle procedure per la candidatura ufficiale del sito “Selinunte e la chora selinuntina” alla World Heritage List dell’Unesco; la proposta era stata lanciata nel corso del convegno internazionale del 15 e 16 aprile scorsi (di cui abbiamo dato notizia nel numero di maggio di Kleos), organizzato dal Club per l’Unesco Castelvetrano Selinunte, tenutosi presso il Parco archeologico di Selinunte con continuazione al Castello di Partanna. L’idea progettuale prevede che il Sito scelto ricada su quello che fu l’antico territorio amministrativo della colonia dorica di Selinunte, compreso tra i fiumi Mazaro e Platani. Al Tavolo tecnico del 1° luglio, organizzato dalla Pro Loco di Campobello per la sottoscrizione della “Dichiarazione di intenti”, hanno partecipato i rappresentanti di quei Comuni che per primi sono stati esaminati dall’esperto Unesco, Raymond Bondin, convinto delle peculiarità di sviluppo socio-turistico-economico dei territori di Castelvetrano Selinunte, Campobello di Mazara, Partanna, Mazara del Vallo, Sciacca, Menfi, Santa Margherita di Belice, Caltabellotta, Montevago, Sambuca di Sicilia e Cattolica Eraclea. “Ringrazio tutti i colleghi sindaci – ha ribadito Felice Errante, sindaco di Castelvetrano e Presidente del Distretto Turistico “Selinunte, il Belice e Sciacca Terme” – che con spirito di coesione e lungimiranza hanno aderito all’importante iniziativa, confermando fermamente di appartenere ad un vasto territorio, che si estende dal Mazaro al Platani e comprende entro i suoi confini anche il Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa”.
In realtà nel convegno del 15 e 16 aprile e negli incontri collaterali, fra cui quello di Partanna, si era parlato con Bondin di sito Unesco della Valle del Belice, senza ovviamente l’intenzione di sminuire Selinunte ma valorizzando il territorio vicino che avrebbe compreso anche Gibellina ed altri centri della zona. Ora a qualcuno è venuta la “brillante” idea di riprendere la centralità di Selinunte (che in cinque parole viene ripetuta due volte): “Selinunte e la chora selinuntina” dovrebbe, infatti, chiamarsi il sito, e l’utilizzo del termine greco (chora), mentre permette, senza cadere nel ridicolo, di ripetere per due volte la parola Selinunte (ribadendone oltremodo la centralità) soddisfa, in un certo senso, l’esigenza manifestata nell’aprile scorso dall’ambasciatore dell’Unesco Raymond Bondin che allora insistette moltissimo sull’idea di territorio (e chora significa appunto territorio). Salvati dunque, con questo dotto escamotage, capra e cavoli? Forse, ma non si capisce perché la chora selinuntina dovrebbe comprendere città come Mazara, Sciacca, Caltabellotta, Sambuca ecc. e non anche Gibellina, Santa Ninfa o Salemi. Forse perché non ci si vuole mescolare – che so? – con Gibellina che a sua volta pare che vorrebbe il suo sito Unesco senza mescolature con altri? Intanto il primo passo per Selinunte e la sua “chora” è stato fatto. Ma basta? Oppure occorre che Selinunte, oltre a fare da padrona nel titolo del sito, faccia pure nel resto da leader e prenda esempio (prendere esempio non è un’espressione offensiva!) da Menfi (città peraltro inserita nel sito proposto) e dalle sue venti bandierine blu? (20 bandierine blu significano che per 20 anni, compreso il 2016, Menfi ha ottenuto il riconoscimento internazionale, per ambiente e turismo adeguati, assegnato con il supporto di due agenzie dell’Onu). Un sito Unesco con la spazzatura irrisolta, con il mare, soprattutto nel periodo agostano, sporco (bellissime quelle chiazze di sporcizia che spesso intorno alle ore 11 raggiungono i bagnanti sul bagnasciuga della spiaggia più importante di Marinella e non solo!), con la connessione telefonica e di internet non funzionante (ancora nell’anno di grazia 2016, quando cani e gatti hanno cellulari e computer da collegare ad internet e quando il Wi-Fi è forse il primo servizio che i turisti cercano!) e non parliamo della puzza di alghe che abbastanza frequentemente (spesso solo tranne quando soffia lo scirocco che fa da solo il lavoro sporco) ammorba la zona del porto. A tutto questo bisogna aggiungere poi gli immancabili atti di “genialità” di chi occupa posti importanti di guida della città: non più vigili per fare rispettare la zona chiusa al traffico (ZTL) ma una bella telecamera che non fa eccezione con nessuno e per nessuno. Gli automobilisti che dalle 21,30 all’una e trenta di notte vengono colti dalla telecamera a transitare per quella che è l’unica strada per entrare a Marinella di Selinunte, saranno multati, villeggianti stanziali compresi, se non riescono ad ottenere il pass (ma devono possedere un garage con l’obbligo di usarlo, obbligo perché in quegli orari nella zona ZTL non è possibile neppure tenere la macchina a posteggio nella strada). E’ in sostanza un modo non tanto per richiamare turisti ma per fare fuggire quelli che ancora scelgono Marinella come zona di villeggiatura estiva. Non crediamo che sia questa la modalità giusta per rilanciare Selinunte a cui con questo modo di procedere potrebbe clamorosamente addirittura non servire il prestigioso riconoscimento Unesco. Allora (mentre salutiamo i nostri lettori dando loro appuntamento al 17 settembre cioè a dopo le vacanze estive) questo è il nostro suggerimento: che si facciano meno “forzature” intellettuali e meno campanilismo e si vada a cercare di risolvere quei problemi, alcuni addirittura terra terra, che le zone turistiche d’Italia (degne di questo nome) hanno risolto già da tempo.