di Elenia Teri It di Andréas Muschietti, con Bill Skarsgård, Jaeden Lieberher, Sophia Lillis, Finn Wolfhard, Jeremy Ray, Wyatt Oleff, Jack Dylan Grazer, Chosen Jacobs, Jackson Robert Scott; Usa, 2017; colore, durata 135’; horror.
La famosa storia di It e del pagliaccio Pennywise, nata dall’abile penna di Stephen King, prende vita al cinema e viene distribuita nelle sale italiane dal 19 ottobre. Nella cittadina di Derry, nel Maine, un piovoso pomeriggio d’ottobre del 1988 il piccolo Georgie (Jackson Robert Scott) gioca davanti casa con la barchetta di carta costruitagli dal fratello maggiore Bill (Jaeden Lieberher), quando un clown mostruoso nascosto sotto un tombino gli divora un braccio trascinandolo con sé nelle fogne. Dopo questo prologo la narrazione del film si sposta nel giugno del 1989 e si apprende che, oltre a Georgie, anche altri ragazzini di Derry sono scomparsi misteriosamente senza lasciare traccia. Nel frattempo, finita la scuola, Bill e il suo gruppo di amici alle prese con le paure e i problemi causati dalla preadolescenza, in primis il bullismo, sono pronti a passare un’estate di divertimenti. Bill, però, non riesce a dimenticare Georgie e, spronato da una serie di apparizioni terrificanti invisibili agli adulti, insieme ai suoi amici, cerca di andare a fondo della faccenda It/Pennywise. Nonostante lo stravolgimento di alcuni punti del libro, It ha comunque riscosso e continua a riscuotere grande successo sia al botteghino sia fra i numerosi fan affezionati di King, che hanno obiettato pur approvando le novità. Lo spirito del romanzo, è infatti, vivo più che mai nella rappresentazione del grande rapporto di amicizia che coinvolge i protagonisti, un’amicizia talmente forte da vincere qualsiasi paura. Quindi si perdona lo spostamento dell’ambientazione temporale dagli anni ’60 alla fine degli anni ’80 e si perdona la riduzione delle funzioni del personaggio di Mike (Chosen Jacobs), trasferite sulla storyline di Ben (Jeremy Ray). La cosa più agghiacciante, a parer mio, di tutta la vicenda, rimane la violenza gratuita del bullismo e dei futili quanto insensati motivi che la muovono, perché solo i mostri come Pennywise si nutrono di paura e la paura non è una virtù immortale. Elenia Teri