“E’ meglio essere chiamata bufala…che fake news!”

di Antonino Bencivinni         Si avvicina velocemente il Natale, periodo dell’anno in cui si deve essere più buoni, come ha fatto il sindaco di Partanna Nicolò Catania che dopo tanto tempo ha fatto ripartire (ma per quanto tempo?) i lavori per la ristrutturazione del cinema Astro e quelli della Chiesa Madre, che finalmente sta facendo chiudere le enormi buche che si sono aperte già da tempo nella strada che porta al Castello medioevale e che, dopo un’intera sindacatura, ha finalmente avviato le procedure per l’assunzione di un addetto stampa che ci informerà una buona volta con sistematicità su quanto farà l’amministrazione fino a giugno prossimo, data delle elezioni comunali partannesi. Anche noi vogliamo lasciarci prendere da questa atmosfera di bontà che in aggiunta ci investe personalmente perché proprio quest’anno e in questo mese Kleos compie dieci anni di attività continua, caratterizzata dal rispetto certosino delle scadenze, che sono state nei primi due anni addirittura quindicinali, poi mensili.

Per le ragioni su indicate, (mentre facciamo gli auguri di buone feste a tutti i nostri lettori), presentiamo una copertina – con un contenuto “più leggero” – dedicata alla tendenza nazionale degli ultimi tempi a porre maggiormente l’attenzione sul potere dei media (e dei social) e sul carattere “devastante” delle vecchie bufale (nel significato di notizie false o inventate per ingannare) che ora, con una lingua inglese sempre più imperante, vengono chiamate fake news.

Nulla da dire sull’introduzione nella lingua italiana di termini stranieri, il più delle volte di origine anglosassone: probabilmente quasi nessuno avrà, infatti, niente da ridire sull’uso, parlando in italiano, di termini come week end (fine settimana), bar (come tradurlo?), welfare (stato sociale), corner (angolo, calcio d’angolo), computer (elaboratore elettronico), password (chiave d’accesso), badge (tesserino, distintivo), baby-sitter (governante, bambinaia) (1).

La cosa però che, con l’occasione della recente attenzione dei media e dei social alle fake news, dà forse oggi più fastidio (senza ovviamente voler in alcun modo sembrare vicino ai puristi) è ciò che si sta configurando come una vera e propria esagerazione, esemplificata bene dal sintagma “fake news” in sostituzione dell’italiano “bufala”: a nostro modo di vedere è inopportuno lasciarsi prendere dall’anglicismo linguistico dominante quando esiste già un termine (o un gruppo di termini) che in italiano funziona bene, nel senso che è usato e piace a tantissimi. Anche nella bontà natalizia bisognerebbe evitare di privilegiare l’espressione inglese (che non ha proprio nulla da invidiare per carica espressiva al termine della lingua italiana, anzi..) sulla base della pressione esercitata dai media (social e no) e nella convinzione che le espressioni inglesi vanno preferite anche quando – lo ripetiamo ancora una volta per ribadirlo maggiormente – il termine italiano esiste ed è pure piacevole e ricco di espressività significativa come nel caso di “bufala”.

(1). Qui di seguito indichiamo inoltre solo alcuni degli innumerevoli termini inglesi e comunque stranieri, che normalmente vengono usati nella lingua italiana: blitz (attacco, assalto), blog (sito web caratterizzato da contenuti visualizzati in forma cronologica), break (pausa), brochure (opuscolo), budget (bilancio preventivo di spesa di un’azienda), bunker (costruzione difensiva di solito interrata e in cemento), business (affare), call center (centro di assistenza telefonica), card (scheda, carta), catering (servizio di ristorazione), clown (pagliaccio), dossier (cartella, approfondimento), escalation (aumento, scalata), escort (accompagnatore/trice di lusso), evergreen (sempre verde, intramontabile), exit poll (sondaggio sul voto), fair play (correttezza, gioco leale), fan o fans (tifoso, sostenitore accanito, ammiratore fanatico), free (libero, gratuito), full immersion (bagno totale, immersione integrale), gap (intervallo, divario), gay (omosessuale), gossip (pettegolezzo), hi-fi (alta fedeltà), home page (pagina iniziale, principale), kermesse (manifestazione), killer (assassino prezzolato), leader (capo), leasing (affitto o noleggio con successiva possibilità di acquisto del bene), link (collegamento in internet), live (dal vivo), location (sito, luogo, posto), mobbing (pressione psicologica, molestia sul lavoro), monitor (schermo), new entry (appena arrivato in una classifica…), no comment (nessun commento), ok (va bene), relax (rilassamento), scoop (clamoroso colpo giornalisticoi), sexy (provocante), selfie (autoscatto, fotografarsi da sé col cellulare), sketch (scenetta televisiva o teatrale), shock (trauma, spavento), show (spettacolo), sit-in (manifestazione di protesta sedendosi a terra in luogo pubblico), smog (fumo, inquinamento atmosferico), soft (blan- do, debole, morbido), speaker (conduttore televisivo), stage (tirocinio, corso formativo), staff (gruppo di collaboratori riuniti per un particolare compito), standby (stato di attesa di una linea, di un collegamento o di un comando), step (passo), strip-tease (spogliarello), stress (tensione), target (obiettivo), team (squadra), ticket (biglietto), tunnel (galleria ferroviaria, stradale o pedonale), tutor (tutore), water (gabinetto),; o addirittura i termini meno popolari, ma ugualmente molto diffusi in particolare in determinati settori di attività: baby-parking (asilo nido), abstract (riassunto, sintesi), banner (cartellone pubblicitario), benefit (gratifica, indennità), background (sfondo, retroterra), best-seller (opera che registra un altissimo numero di vendite), bipartisan (comune a due parti), box (scatola, riquadro), brand (marca, marchio), bookshop (libreria), budget (bilancio preventivo di spesa di un’azienda), buyer (compratore, addetto agli acquisti), cartoon (cartoni animati), coach (allenatore, istruttore), competitor (concorrente), data base, derby (partita con squadre dello stesso territorio), designer (progettista, disegnatore), display (schermo), fast-food (locale in cui si consuma un pasto veloce), feedback (retroazione, effetto retroattivo), feeling (sentimento, coinvolgimento emotivo), fitness center (centro benessere), free (libero, gratuito), know-how (conoscenza), leader (capo), leasing (affitto o noleggio con successiva possibilità di acquisto del bene), look (stile di abbigliamento), low cost (a basso costo), meeting (incontro, riunione), match (incontro sportivo), mission (obiettivo, scopo in particolare per le aziende), outlet (spaccio), party (festa, ricevimento), performance (prestazione), premier (primo ministro, leader), popstar (artista di grande successo nel campo della musica leggera), privacy (riservatezza), reporter (inviato speciale di un giornale o di un’emittente radio- televisiva), restyling (riprogettazione di un prodotto, ritocco all’immagine), revival (ritorno di attualità di tendenze di un passato non remoto), special guest (ospite di riguardo), sponsor (patrocinatore, sostenitore, finanziatore), spelling (sillabare, compitare), work in progress (lavoro in corso), zoom (ingrandimento).

 

 


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