PALERMO – L’Unione Europea non ha dato alcun segnale di attenzione verso la sorte delle migliaia di persone che quotidianamente rischiano la vita per raggiungere l’Europa per sfuggire a guerre, violenze e povertà. Con questo comportamento, l’Unione Europea viola le proprie stesse regole che si è data formalmente, a partire dalla Carta Europea dei Diritti Fondamentali. Per questo motivo, il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha inviato nei giorni scorsi una lettera-denuncia alla Corte Penale Internazionale, alla Procura Nazionale Antimafia Italiana e alla Procura della Repubblica di Roma, che è competente per i crimini commessi all’estero.
Nel suo documento, che è stato inviato anche alle massime Autorità Europee (i Presidenti del Parlamento, della Commissione e del Consiglio dell’Unione Europea e il Commissario Europeo per le Migrazioni) il Sindaco di Palermo invita a valutare “responsabilità di ogni genere rilevanti sul piano interno o internazionale”.
Leoluca Orlando afferma e ricorda il proprio rifiuto di una distinzione fra migranti economici e richiedenti asilo, ma allo stesso tempo sottolinea come anche di fronte a tale distinzione, il comportamento delle autorità Europee e dei suoi rappresentanti nei paesi di partenza e transito dei migranti è “negligente” in quanto non permette nemmeno che i richiedenti asilo possano presentare una domanda in tal senso già in quei paesi.
La situazione più grave è certamente quella della Libia, ma – sottolinea Orlando – anche in quei paesi africani che hanno aderito alla Convenzione di Ginevra, non vi sono possibilità effettive di riconoscimento dello status di protezione e di soggiorno sicuro e legale.
“Siamo di fronte ad un comportamento illogico e criminogeno – afferma Orlando – perché se davvero si volessero tutelare coloro che hanno diritto a chiedere l’asilo, si dovrebbe rendere possibile accedere alle tutele internazionali già nei paesi di partenza o transito.
Invece oggi l’Unione Europea sostanzialmente impedisce qualsiasi forma di ingresso legale in Europa, mettendo migliaia di persone nelle mani di organizzazioni criminali senza scrupoli”.
“Non è un caso – afferma Orlando – che a fronte di una diminuzione del numero di partenze, assistiamo ad un aumento percentuale dei viaggi che si concludono tragicamente con la morte di migliaia di persone: almeno 2.600 morti accertati ufficialmente nei primi mesi del 2017”.
A ciò va aggiunto che “la presenza di missioni militari come FRONTEX ed EUNAVFOR MED nel Mediterraneo centrale, come pure la missione militare EUBAM Libia, se hanno contribuito al calo delle partenze e degli ingressi irregolari nell’Unione Europea non hanno garantito la pacificazione dei territori di transito ed il rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone che sono rimaste intrappolate, soprattutto in Libia”.
Gli strumenti formali di cui l’Unione Europea è dotata con proprie direttive dal 2012 in poi ed anche la stessa Carta fondamentale dei diritti, permetterebbero ben altro approccio, a partire dalla possibilità di garantire una effettiva protezione temporanea agli sfollati e ai rifugiati. Orlando quindi ribadisce la necessità che l’Unione Europea si adoperi per realizzare una “Operazione umanitaria” per il soccorso in mare e la predisposizione di corridoi umanitari sicuri.
“Al fine di accertare se sussistano gli estremi di reati perseguibili a livello nazionale o internazionale – scrive Orlando – si invia la nota alla Procura Nazionale Antimafia, anche in considerazione dell’esistenza di gruppi criminali potenzialmente collusi con milizie, specie in Libia. A fronte di queste evenienze, si inviano i documenti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma competente per reati commessi all’estero, nonché al Tribunale penale dell’Aja che ha già aperto una istruttoria sugli abusi commessi dalle milizie o dalla Guardia costiera libica o da altri soggetti in concorso con loro”.
“Siamo di fronte a fatti di estrema gravità – conclude Orlando – ancor più orribili perché spesso perpetrati a danni di soggetti particolarmente vulnerabili quali bambini, minori non accompagnati, donne con figli piccoli. Tutte persone, non soltanto numeri buoni per realizzare statistiche”.