PARTANNA – Danielpix, nome d’arte di Daniele Piccione, è un musicista partannese che guarda oltreoceano mentre compone la sua musica. Comincia a suonare in tenera età, dapprima strimpellando il pianoforte e da adolescente componendo musica leggera. Dopo aver partecipato come compositore e tastierista a varie rock band sceglie poi la carriera da solista. Innamorato della musica sinfonica e del rock, influenzato da Ludovico Einaudi e dai Nightiwish, cerca di far emozionare l’ascoltatore allo stesso modo in cui la musica emoziona lui e lo fa creando una musica cinematografica (da colonna sonora) mista ad uno stile moderno come la musica pop/rock: il Cinematic Rock!
Dopo un primo album (Symphony), uscito nel 2017 che ha delle sonorità che ricordano lo stile di Ludovico Einaudi, Danielpix pubblica il suo secondo lavoro musicale intitolato “Rhapsody in Dark” alla fine del 2019.
Il disco viene accolto dalla critica musicale in maniera molto positiva e viene altamente suggerito per gli amanti del genere.
Gli abbiamo chiesto di dirci qualcosa di lui e ci ha risposto: “Sono polistrumentista: oltre al pianoforte suono ad orecchio violino, chitarra e batteria. Compongo e suono da solo tutte le mie canzoni e curo la veste grafica delle copertine, del sito e dei video musicali su youtube”.
PARTANNA LIBRI – E’ uscito per Divergenze Edizioni il libro di Sergio Pandolfo “La dialettica della ragione”. Si tratta di una monografia su Theodor W. Adorno, filosofo, musicologo, critico dell’industria culturale, nonché acuto indagatore e precursore dei fenomeni più inquietanti della nostra epoca: le tendenze fasciste, che pur dopo Auschwitz continuano a sopravvivere latenti come un asse della piattaforma economica; la perdita di valore della persona umana e della vita stessa, cui consegue il mancato rispetto delle differenze di genere; il “sortilegio” della comunicazione diffusa, in forza del quale, nel nuovo millennio, le persone sono convinte di comunicare qualcosa, ma non riescono più a “parlare davvero”: «Tutto quanto oggi si chiama comunicazione, senza eccezione, è solo il rumore che soverchia il mutismo dei bloccati dal sortilegio.»
L’opera si compone di otto capitoli e di un apparato bibliografico. Muovendo dalle vicende biografiche di Adorno – ebreo tedesco che al tempo delle persecuzioni razziali dovette lasciare la Germania e riparare negli USA – Sergio ricompone il rapporto con Max Horkheimer e con gli altri componenti della Scuola di Francoforte, nonché con i principali bersagli polemici: Wittgenstein, Husserl, Heidegger, Parsons. Il materiale di base è costituito soprattutto dalla Dialettica Negativa, dalla Terminologia filosofica, dai Minima moralia, dai Tre studi su Hegel, da Sulla metacritica della gnoseologia. Il rapporto di Adorno con la tradizione hegelo-marxista è oggetto specifico del terzo capitolo, dove è affrontata la famosa critica che Adorno muoveva alla dialettica di Hegel, considerandola una dialettica “violenta” che schiaccia le differenze. Il cuore dell’opera è poi costituito dal commento alla Dialettica dell’illuminismo, l’opera più importante, scritta a quattro mani da Adorno e Max Horkheimer, che tratta la tematica del progresso che si ribalta nella barbarie, fino ai campi di concentramento nazisti. Critico dell’industria culturale, Adorno non è stato semplicemente un “apocalittico” per eccellenza, come spesso è stato creduto. Invece, egli si è sforzato di trovare margini di manovra per un corretto utilizzo dei nuovi media, come dimostra, in maniera paradigmatica, la sua proposta del “running comment”, cioè del commento delle opere musicali alla radio. L’ultimo capitolo, infine, affronta problemi che ci lascia in eredità Adorno: in particolare, il contributo che può dare alla scienza il procedimento “costellativo”, il rapporto con le neuroscienze e con la scoperta dei neuroni specchio di Giacomo Rizzolatti, le problematiche relative all’odierna tecnologia informatica.