MOZIA – La campagna di scavi appena conclusa a Mozia (Marsala) dall’Università Sapienza di Roma e dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di Trapani ha portato in luce un importante reperto raffigurante la dea Astarte/Afrodite. Si tratta di una figura in terracotta con il volto bianco lucente e i riccioli dei capelli rossi. Poco distante è stata trovata una rosetta a rilievo con tracce di doratura; si tratta di uno dei simboli più diffusi e popolari in Oriente e nel Mediterraneo, che ci conferma trattarsi con certezza della dea fenicia.
La campagna di scavi è stata diretta dal prof. Lorenzo Nigro e da un team di ricerca di cui hanno fatto parte molti giovani ricercatori e studenti.
L’immagine è databile tra il 520 e il 480 a.C., ovvero almeno un secolo prima di quando, nell’imminenza dell’attacco di Dionigi di Siracusa che distrusse Mozia nel 397/6 a.C., fu ritualmente nascosta poco fuori del recinto sacro, in un punto facilmente individuabile e ben protetto. La figura della dea è stata restaurata nei giorni scorsi da Salvatore Tricoli: un restauro che ce ne restituisce la bellezza.
“Quella che stiamo vivendo è una stagione veramente emozionante per la ricchezza dei ritrovamenti che accendono in tutta la Sicilia l’entusiasmo per la scoperta e riportano nella nostra Terra Università ed esperti da tutto il mondo. Abbiamo puntato sulla ripresa degli scavi archeologici in Sicilia – ha evidenziato questa mattina (8 ottobre) l’Assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà nel corso della conferenza stampa che si è svolta nell’Isola di Mozia, – in quella che ci piace definire come la ‘primavera dell’archeologia’ in Sicilia. Abbiamo consapevolezza, infatti, che è grande in tutto il mondo l’interesse per la Sicilia, una terra che ci restituisce preziose testimonianze di culture e civiltà che arricchiscono i nostri beni culturali e che fanno della nostra Isola un unicum a livello mondiale”.