PALERMO – Un avviso dell’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana per interventi di restauro e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale. L’ammontare complessivo per la Sicilia è di 76,582 milioni di euro, con fondi PNRR messi a disposizione dal Ministero della Cultura.
L’Avviso pubblico, uguale per ciascuna regione italiana, è rivolto a beni di proprietà di privati, soggetti del terzo settore, compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, enti del terzo settore e altre associazioni, fondazioni, cooperative, imprese in forma individuale o societaria, che siano proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili appartenenti al patrimonio rurale. Saranno ammissibili anche progetti che intervengano su beni del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale di proprietà pubblica, dei quali i privati o i soggetti del terzo settore abbiano la piena disponibilità.
I progetti dovranno riguardare edifici e insediamenti storici che siano testimonianze significative della storia delle popolazioni e delle comunità rurali, delle rispettive economie agricole tradizionali, dell’evoluzione del paesaggio. Si tratta di edifici rurali: manufatti destinati ad abitazione rurale o destinati ad attività funzionali all’agricoltura (mulini ad acqua o a vento, frantoi, masserie), che abbiano o abbiano avuto un rapporto diretto o comunque connesso con l’attività agricola circostante e che non siano stati irreversibilmente alterati nell’impianto tipologico originario, nelle caratteristiche architettonico-costruttive e nei materiali tradizionali impiegati; e ancora, strutture e opere rurali che connotano il legame organico con l’attività agricola di pertinenza (fienili, ricoveri, stalle, essiccatoi, forni, pozzi, recinzioni e sistemi di contenimento dei terrazzamenti, sistemi idraulici, fontane, abbeveratoi, ponti, muretti a secco e simili); inclusi anche elementi della cultura, religiosità, tradizione locale, cioè manufatti tipici della tradizione popolare e religiosa delle comunità rurali (cappelle, chiese rurali edicole votive, ecc.), dei mestieri della tradizione connessi alla vita delle comunità rurali, ecc.
Non sono ammissibili le operazioni riguardanti beni localizzati nei centri abitati.
La misura prevista per ciascun intervento ha un tetto massimo di 150 mila euro con un finanziamento a fondo perduto dell’80 per cento che può essere elevato al 100 % nel caso di bene di interesse culturale. La procedura di selezione è “a sportello” fino ad esaurimento delle risorse, con una previsione di finanziare almeno 511 interventi.
Nei prossimi giorni l’avviso sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana. Le domande dovranno essere presentate esclusivamente attraverso l’applicativo informatico predisposto da Cassa Depositi e Prestiti Spa a partire dal 20 aprile 2022 e non oltre il 20 maggio 2022. A ciascuna domanda sarà attribuito un punteggio complessivo da 0 a 100. Saranno ammissibili a finanziamento le proposte che avranno raggiunto il punteggio minimo di qualità pari a 60 punti su 100, seguendo l’ordine temporale di presentazione tramite applicativo. I beneficiari saranno tenuti ad avviare i lavori entro il 30 giugno 2023, che dovranno essere conclusi entro il 31 dicembre 2025 con attestato da certificato di regolare esecuzione.
“Si tratta di un intervento di grande significato – sottolinea l’assessore regionale dei beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – che vuole recuperare la bellezza del nostro paesaggio rurale, con i suoi edifici storici, testimonianze del passato agricolo della Sicilia. Questo vuol dire rivitalizzare le nostre campagne e dare la possibilità ai proprietari di recuperare edifici rurali, case coloniche, masserie, stalle, mulini, frantoi e altri beni, che nel tempo hanno subito un progressivo processo di abbandono e degrado. Un investimento importante, reso possibile grazie alla sinergia fra il Governo Musumeci e il Ministero della Cultura, che crea le condizioni per realizzare azioni di rilancio economico dei territori, a partire dalle nostre aree rurali”.
Gli interventi potranno essere finalizzati anche alla realizzazione e allestimento di spazi da destinare a piccoli servizi culturali, sociali, ambientali turistici (escluso l’uso ricettivo), per l’educazione ambientale e la conoscenza del territorio, o connessi al profilo multifunzionale delle aziende agricole.
I progetti devono avere l’obiettivo di risanare una porzione di patrimonio edilizio sottoutilizzato e non accessibile, il cui recupero diventa necessario a favorire non solo il ripristino delle attività legate al mondo agricolo, ma anche la creazione di servizi a beneficio della fruizione culturale, come i piccoli musei locali legati al mondo rurale che svolgono un ruolo importante nelle comunità, in quanto presidi di memoria e conoscenza della storia e dell’identità dei luoghi. Un modo, insomma, di preservare i valori del paesaggio rurale storico attraverso la tutela e la valorizzazione dei beni che sono espressione della cultura materiale e immateriale.
La priorità nella valutazione sarà data ai beni che si trovano in aree territoriali di elevato pregio paesaggistico, ai progetti presentati da proprietari di fondi o beni contigui, a progetti che promuovano la riqualificazione del paesaggio come strumento per il contrasto al degrado sociale e alla illegalità, ma anche a quei progetti che si intersecano con altre azioni di valorizzazione territoriale promosse a livello nazionale e regionale.