PARTANNA – Grande partecipazione di pubblico, ieri pomeriggio (28 maggio), alla finalmente riapertura del Castello “Grifeo” di Partanna, una delle fortezze meglio conservate dell’intera Sicilia e parte integrante del Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria. Pubblico qualificato fatto non soltanto di partannesi ma di numerosi sindaci e rappresentanti delle Amministrazioni e di centri culturali di tanti paesi belicini e non, oltre al principe Giuseppe Grifeo.
Presenti tutti i relatori previsti: dal sindaco di Partanna, Nicolò Catania, all’Assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, all’architetto Bernardo Agrò, direttore del Parco, al Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. Interventi brevissimi in cui si è accennato al nuovo progetto museale e alle quattro sezioni in cui si articola il Museo del Castello: area Archeologico-Preistorica con reperti di età compresa fra il Paleolitico e il Neolitico, sezione di Arte medievale e moderna, con dipinti e affreschi che risalgono a un’epoca compresa tra il XV – XVII secolo, sezione costituita dalla casa-museo dove sono presenti gli arredi della famiglia Adragna (ultima proprietaria) che testimoniano la vita nel Castello tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, la quarta sezione etno-antropologica che comprende testimonianze di momenti di vita e ritualità della comunità nel tempo.
Interessante il breve discorso di Nello Musumeci che ha ribadito l’importanza non di un museo naftalina ma con un’ottica volta al presente e al territorio circostante: “Stiamo lavorando per un progetto turistico degno di questo nome, che metta in rete le bellezze del territorio belicino, con i servizi necessari per il visitatore che arriva da fuori” – ha detto Musumeci continuando che “avremmo potuto fare molte cose in una terra che è un museo a cielo aperto” e ribadendo, a fronte delle occasioni passate perdute: “Basta piangere, adesso guardiamo al futuro!”. Il Presidente ha voluto lasciare una speranza a quanti, disillusi, hanno assistito nel passato a propositi analoghi non seguiti da risultati, come è avvenuto per l’area archeologia di Contrada Stretto inaugurata in pompa magna tanti anni fa (ma senza seguito positivo), come è avvenuto per lo stesso Castello che addirittura non è stato fino ad ieri possibile visitare e non certo solo per la pandemia, o per la stessa Chiesa Madre che i pochissimi turisti trovano il più delle volte chiusa.