Saper gestire il procedimento disciplinare, a fronte di comportamenti non corretti degli alunni, nel rispetto delle norme che ne regolano la funzione, da parte di una Istituzione Scolastica, è indice di serietà, di dichiarata volontà educativa e di dialogo con gli stessi alunni e le loro famiglie. E’ vero che molto può essere incasellato nei regolamenti di istituto e che ad ogni azione scorretta corrisponde una sanzione, ma è pur vero che, in ambito educativo e in fase adolescenziale, prima di sanzionare, si deve dare senso e significato alle regole, da condividere con le famiglie e con le studentesse e gli studenti. Ci si chiede spesso se la sanzione, in seguito ad una trasgressione, sia sempre formativa e quali siano le condizioni affinché essa possa veramente migliorare l’individuo senza inasprirlo. Si nota spesso, ne danno conferma tutte le sospensioni dalle lezioni, che non tutti reagiscono allo stesso modo ai provvedimenti disciplinari: coloro che hanno già una buona autostima, che riconoscono il valore della punizione e che nutrono stima verso chi irroga la punizione, sicuramente ne traggono benefici educativi, gli altri, molto più numerosi, diventano più aggressivi e manifestano comportamenti sempre più sconvenienti. Ciò è dimostrato anche in ambito sociale e giudiziario.
Augurandomi, pertanto, di non essere fraintesa, ho l’impressione che un asettico e intransigente rispetto del Regolamento di Istituto porti, talvolta, a imbrigliare la relazione scuola-famiglia, docente-discente e a sottovalutare l’importanza della costruzione di uno stretto patto pedagogico di corresponsabilità. In educazione si parla di autonomia normativa, di robustezza e di flessibilità dei riferimenti regolativi. Regole che non devono essere parcellizzate e che devono lasciare spazi d’azione ampi. Perché un individuo trasgredisce le norme? e perché le rispetta? Forse per senso di appartenenza e per accomodamento, per paura della punizione che può essere individuale o sociale. Una regola è anche ciò che rappresenta colui che la trasmette, nell’aspetto relazionale e simbolico della norma. Se un alunno non mette in pratica una regola con un insegnante, ma la mette in pratica con un altro, ci dice che stima il datore della regola e non la norma in se stessa.
In educazione, l’apprezzamento della regola si ottiene nella relazione, interazione e nella modalità della sua trasmissione all’individuo da parte del datore della stessa e nel far capire che l’agire di un individuo implica il mettere in atto dinamicamente il vincolo e la libertà, nella loro sinergica alleanza. Solo così si riesce anche a costruire significato e responsabilità nei comportamenti. Quindi accanto ad un corretto andamento del procedimento disciplinare da adottare da parte dell’Istituzione Scolastica:
1. Convocazione del Consiglio di Classe per redigere le contestazioni di addebito (identificazione del “fatto” nella sua espressione fenomenica con indicazione della regola che si assume violata ed invito a giustificare);
2. Notifica delle contestazioni ai genitori e all’alunno;
3. Audizione alunno e genitori (contraddittorio);
4. Provvedimento eventuale di irrogazione della sanzione, con motivazione che spieghi la valutazione effettuata dall’organo collegiale, con riferimento alle regole contenute nel Regolamento di Istituto, alla proporzionalità della sanzione e all’esplicitazione delle ragioni che non consentono di tenere conto delle eventuali giustificazioni fornite;
occorre parallelamente percorrere un cammino educativo con l’alunno, basato su un rapporto di fiducia e di credito.
Vita Biundo Dirigente Scolastico
IISS “ Liceo Adria-Ballatore” Mazara del Vallo