Abbiamo avuto un contrattempo tecnico che non ci ha consentito di essere presenti come avremmo voluto, ce ne scusiamo con i lettori.
di Antonino Bencivinni A Partanna le elezioni comunali sono state vinte “inaspettatamente” da Francesco Li Vigni, con 3131 voti (il 52,43%) su Antonino Zinnanti che ha ottenuto 2841 voti (il 47,57%). Nella sostanza i 290 voti di differenza tra i due candidati (su 5972 voti validi, tolte le 142 schede bianche e nulle), hanno determinato il futuro amministrativo di Partanna per i prossimi cinque anni. Nessuno avrebbe potuto realisticamente prevedere, all’inizio del marzo scorso (quando è stato indicato come espressione dei progressisti locali), che Francesco Li Vigni, professionista sconosciuto allora a tanti e senza esperienza amministrativa istituzionale, sarebbe potuto andare così lontano al punto da essere pure eletto, soprattutto perché si sarebbe dovuto scontrare con un gruppo politico-amministrativo ben collaudato da numerose prove elettorali, tutte stravinte, perfino con l’acquisizione recente di un deputato locale, proprio Nicolò Catania, sindaco uscente, di cui Antonino Zinnanti è stato collaboratore in giunta negli ultimi dieci anni. La bellezza della democrazia è l’alternanza; lo ha dichiarato pubblicamente lo stesso Catania la sera del voto. Lasciando stare per un attimo i perdenti, va fatto ovviamente un grande plauso a chi è stato in grado di vincere, per usare una metafora, con frecce e lance contro un avversario fornito di carri armati (il Davide con la fionda raffigurato nella copertina credo che ci stia tutto). Ma la bravura consiste non solo nel vincere, ma nell’avere ben saldi i piedi per terra e capire bene, dopo i fumi della vittoria, le grosse responsabilità che tutti i “vincitori” hanno davanti e attrezzarsi (continuando col linguaggio metaforico) per usare carri armati e buttare via le frecce. Quanto tempo ci vorrà? Speriamo che non ce ne voglia tantissimo: ogni giorno, mese, anno di ritardo è una battuta di arresto deleteria per Partanna. Chi vivrà, vedrà! Intanto nel nostro piccolo ci permettiamo di dire, senza avere la pretesa di insegnare niente a nessuno, qualcosa sul bene di Partanna (questo mi pare dovrebbe essere l’obiettivo di tutti) e su quelle che riteniamo aspettative dei partannesi nella loro totalità. Non è il caso di soffermarsi su che e su quanto è stata evidentemente manchevole l’amministrazione Catania (e i cittadini sono in attesa di quanto invece non lo sarà e al più presto la nuova amministrazione): illuminazione pubblica decisamente allo sbando, presenza massiccia di erbacce in pieno centro e pulizia della città assolutamente carente, randagi a branchi interi a passeggio nel paese (nonostante il canile comunale), trascuratezza dell’agricoltura e delle sue ricchezze, ecc. ecc. La nuova amministrazione dovrà risolvere al più presto questi problemi, ma dovrà anche misurarsi con quanto di positivo ha fatto l’amministrazione Catania e che i paesi vicini, e non solo, hanno invidiato a Partanna. Ad esempio, non credo che occorra decidere di abolire o snobbare le cosiddette “Feste” estive e misconoscere il loro aspetto ricreativo e culturale, ma anche la loro importante ricaduta sull’economia e sull’immagine del paese. Chi le organizzerà (sempre Catania e Bulgarello)?. E ancora quale sarà il destino del G55 (creatura in primis di Antonino Zinnanti), che ha a disposizione una grande struttura e, in condizioni favorevoli, avrebbe continuato ad avere un avvenire promettente? (A dispetto delle battute poco intelligenti sul metaverso) chi continuerà, capendone l’importanza, a farlo vivere come patrimonio di Partanna? E, continuando, quale sarà il destino immediato delle iniziative in cantiere, soprattutto recenti, legate all’area archeologica di contrada Stretto? Non vorremmo essere al posto del nuovo sindaco Francesco Li Vigni, che sta avendo a suo attivo la “sistemazione” amministrativa di tutti e dodici i consiglieri che lo hanno sostenuto. 8, infatti, sono i consiglieri eletti per effetto del sistema maggioritario, altri 3 (finora) per effetto presumibile delle dimissioni da consigliere comunale degli attualmente tre assessori designati (Valeria Battaglia, Roberto De Gennaro Crescenti e Filippo Luca Triolo), a cui su scelta del sindaco si potrebbe aggiungere, come assessore, un quarto consigliere eletto che andrebbe presumibilmente a dimettersi da consigliere comunale lasciando il posto all’ultimo dei non eletti della lista di Li Vigni. In queste condizioni tutti e dodici i candidati consiglieri comunali del neosindaco avrebbero un ruolo istituzionale attivo. Questo “merito” di Li Vigni potrebbe essere però, è inutile spiegarlo, anche un’arma a doppio taglio. Le considerazioni finali le riservo al motivo principale (a mio avviso) per cui Zinnanti, chiaramente espressione della continuità amministrativa con Catania, ha perso le elezioni. Non gli è stata perdonata la sua naturale condizione di deuteragonista nei confronti dello straripante Catania che, come ha già riconosciuto Catania stesso, ha tutta la responsabilità della sconfitta, sostanzialmente determinata dalla sicumera dell’onorevole deputato, certamente anche galvanizzato dal successo della recentissima elezione a deputato regionale. Tale sicumera gli ha fatto dimenticare l’insegnamento dell’on. Vincenzino Culicchia che si piccava di conoscere bene come si fa il cuscus di pesce. Questo, per essere più saporito, ha bisogno di un brodino fatto con diverse qualità di pesce di brodo, dalla più pregiata alla meno, nessuna esclusa. Fuori dai colori della metafora, e senza offesa per nessuno, Catania ha trovato nelle liste di Li Vigni almeno 3 candidati consiglieri (e, a rigore, altri 2 sostenuti da ex sodali di Catania provenienti dalla stessa area culicchiana) con risultati elettorali ricevuti con una media all’incirca di 400 voti ciascuno: questi stessi o i loro sostenitori – nelle elezioni comunali precedenti (del 2018) – erano o si riconoscevano nella sua lista. In più dopo dieci anni di amministrazione il consenso ha avuto un inevitabile calo che dagli interessati è stato sottovalutato: alle elezioni regionali del settembre 2022, infatti, Catania ha ricevuto a Partanna, senza candidati locali concorrenti di altri partiti, “appena” 2355 voti a fronte dei 3512 che aveva registrato nelle elezioni comunali del 2018. Un dato spia (non spiegabile solo col passaggio di Catania a Fratelli d’Italia per un paese a tradizioni di centrosinistra) che avrebbe potuto spingere ad una maggiore prudenza e ad un tentativo più convinto di recupero di qualche dissenso (bastavano, infatti, in queste elezioni comunali con due soli candidati, appena 150 voti) e così vincere.