PERCHE’ NON POSSIAMO NON DIRCI CRISTIANI

E’ di questi giorni la ripresa di una querelle intorno alla presunta (o vera?) conversione alla fede cattolica di uno dei grandi teorici politici italiani del Novecento, Antonio Gramsci. Di contro ad un prevedibile fuoco di sbarramento da sinistra, teso ad evitare quella che poteva essere interpretata come una enorme sconfessione politica, c’è chi sostiene che negli ultimi anni della sua vita Gramsci abbia recuperato via via tutti i grandi valori della tradizione cristiana e cattolica: in primo luogo la famiglia, poi l’amicizia, il valore della verità, la solidarietà. In fondo, però, niente di nuovo sotto il sole. Pare che anche nel nostro piccolo mondo si sia verificato qualcosa del genere. Nell’immediato dopoguerra, fece scandalo nell’ambiente culturale partannese la notizia che un noto avvocato di chiara fama, mangiapreti sfegatato, dedito per decenni a tentare di distruggere istituzioni di natura cattolica, avesse fatto il gran passo indietro. E a quanti fra i suoi amici gli rinfacciavano il “tradimento”, rispondeva, tra il serio ed il faceto, che, tutto sommato, nell’incertezza del gran salto nel buio, era meglio premunirsi di un buon lasciapassare. Capita talvolta che il riconoscimento della bontà del messaggio cristiano non porti alla conversione. Ed è, forse, l’atteggiamento più significativo, in quanto il riconoscimento in questione viene da una fonte non sospetta. E’ il caso, ad esempio, di Benedetto Croce, uno dei più grandi pensatori laici italiani del Novecento. Pur restando fino alla fine fuori dalla Chiesa, egli riconosce in un suo scritto che “il cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia avuto […] operando nel centro dell’anima, nella coscienza morale, […] e offrendole quel proprio accento che noi accomuna e affratella”. Il suo è il riconoscimento che il messaggio evangelico ha costituito le “radici” della cultura occidentale, tanto da fargli concludere che “non possiamo non dirci cristiani”. Così ragionano i “Grandi”! I “piccoli”, invece, si affannano a crogiolarsi al tepore del “politicamente corretto”!


Pubblicato

in

da

Tag: