Stando al decreto Monti, sollecitato altresì da Profumo, la dematerializzazione investe anche la scuola. A partire dall’anno scolastico 2013-14, il registro elettronico dovrebbe andare obbligatoriamente in cattedra, con un’obbligatorietà tutta italiana, riguardo alle innovazioni: “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
La dematerializzazione è un progetto di innovazione tecnologica, che coinvolge tutta la Pubblica Amministrazione e che prevede, per la scuola, iscrizioni e certificati online, pagelle elettroniche, registri di classe e personali in formato digitale.
Attualmente, però, per i docenti sembra essere solo una minaccia: le istituzioni scolastiche non sono ancora bene attrezzate, i docenti, ancora, mostrano un residuale analfabetismo informatico, non sono adeguatamente formati e non hanno un computer per classe. Certo, potrebbero caricare assenze e voti, successivamente, prendendo appunti su fogli volanti, in classe, ma ciò comporterebbe non solo un conseguente aggravio di lavoro ma soprattutto il rischio di dimenticanza e di errore di trascrizione.
Il registro elettronico funzionerà o non funzionerà? Sicuramente alla fine funzionerà. Le scuole a fatica troveranno le risorse per acquistare o affittare i notebook o i tablet, per tutte le aule, per pagare gli onerosi contratti alle aziende incaricate di risolvere i molteplici problemi tecnici e di assicurare assistenza continua, dopo aver cercato di formare tutti gli insegnanti e di gestire il loro stress iniziale da voti scomparsi, da password smarrita, da mancata o lenta connessione, da sovraccarico di lavoro. Ci si renderà conto, poi, che in un attimo, si potrà avere il quadro generale dei voti, la media dei voti, la media della classe, della scuola, per disciplina, per provenienza geografica, per sesso; si avranno le assenze, le note, i ritardi, ancora per materia e per sesso e passerà tutto alla stampa con rapidità. Si procederà, quindi, con efficienza: non si compileranno più le pagelle, i registroni, non si scriveranno più i voti uno a uno, e anche le assenze, numerose volte in numerosi documenti.
Si può parlar male del registro elettronico? Certo che no!
Voti e assenze online permettono ai genitori di controllare tutto in tempo reale e da casa. Il registro elettronico permette di vedere online i voti e le assenze. I genitori dei ragazzi accedono con password e, in tempo reale, sanno in diretta se il figlio è a scuola o no, quale voto ha preso, in quale materia, la media, le note disciplinari, gli esiti intermedi e finali. I genitori sanno tutto da casa, dall’ufficio, da smartphone. Non hanno necessità di chiedere un colloquio ai docenti: sanno tutto.
La domanda, quindi, che ci si pone non è se funziona o non funziona il registro elettronico, bensì se il registro elettronico ha in sé qualche effetto collaterale.
Si teme solo che la dematerializzazione possa realizzarsi anche nei rapporti e vengano meno l’incontro e la fiducia.
La smaterializzazione della scuola può andar bene per l’efficientamento (parola brutta) delle carte e procedure, non certo per i rapporti, per le relazioni che hanno bisogno del corpo e del suo linguaggio. La corresponsabilità educativa si costruisce sulle persone che si incontrano e si parlano, sul dialogo, sulla voce che dice tanta verità, sulle parole che spiegano; la fiducia è qualcosa che si realizza fra persone e non su un computer che denuncia tout-court.
Dove il registro elettronico c’è da un po’, si rileva che i genitori non si facciano più vedere ai colloqui con i docenti, basta loro il voto letto sul video, la media la sanno fare da sé. E’ come se la valutazione fosse media aritmetica, come se l’insegnante non avesse niente da raccontare e da condividere, come se l’insegnante non fosse presente alla storia dell’alunno, ai suoi disagi, ai suoi successi, ai suoi progressi. Oppure, sempre più frequentemente, i genitori a scuola, vanno, ma solo a fine quadrimestre e a fine anno, a contestare il voto in pagella, perché non coincide con la media dei voti monitorata per mesi e mesi online.
Come se il processo di apprendimento e crescita potesse diventare un numero.
In un momento in cui la crisi di partecipazione investe la scuola come tutta la realtà sociale, in cui è necessaria un’ alleanza educativa da costruire e da concordare, la scuola rischia di dare solo “numeri”. Ci si chiede se che questo sia bene.
Mi viene da riflettere, anche, sul vuoto di fiducia non solo fra scuola e famiglie, ma forse e di più fra genitori e figli. Non occorre che il figlio parli di “com’è andata”. Anche se il figlio non parla di scuola, con il registro elettronico il genitore comunque “sa” e subito quel che conta: i voti, le assenze e il bigiare la lezione. Mancherà allo studente quel tempo sospeso tra ciò che accade e il momento in cui ne deve o può parlare, gli mancherà il tempo di pensare, di dispiacersi per il voto preso e il proposito di riparare. Così come mancherà ai genitori la possibilità di interpretare i segnali e le parole non dette, l’opportunità di dedicare attenzione a quel che succede, perché succede e di desumere se va bene e se il figlio ha capito e sta crescendo..
Sapere tutto e subito, di certo, rasserena e smorza l’ansia, ma non sostituisce la fiducia.
Il registro elettronico può diventare quindi un’ illusione educativa, che ci permette ancora una volta di non vedere quel che capita e il perché capiti. Esiste, davvero, il rischio di perdere una fondamentale vita di rapporti personali.
La tecnologia più avanza, ed è bene che avanzi, più bisogna custodire la materialità delle relazioni. La relazione educativa è incontro e non può tutto esaurirsi nella virtualità di un rapporto sul web. Sarebbe davvero “scandaloso”, un domani, bocciare un bambino, un adolescente, uno studente, attraverso una comunicazione sul web.
di Vita Biundo Dirigente Scolastico IISS “Liceo Adria-Ballatore” Mazara del Vallo