Una giornata al mare richiede un corredo di cose necessarie che oggi farne a meno significa non godersela appieno. Ecco un lido attrezzato con bar, docce, comode sdraio, dove tanta gente è intenta a spalmarsi una lunga serie di creme ed oli abbronzanti, dove coloratissimi surf scorazzano fra le onde… ‘eppuru mi ricordu di quannu a mari cci’ si addivirtia cu’ nà semplici camera d’aria’. Fortunato chi ne possedeva una di autocarro, ancora fortunato chi ne aveva una di automobile, ma ugualmente fortunato il sottoscritto che si divertiva con un salvagente proveniente da una rattopatissima camera d’aria di motocicletta. Si andava a mare di solito per starci un’intera giornata; Selinunte era la meta preferita, raggiungibile grazie alla ‘littorina’ proveniente da Castelvetrano e Partanna. Chi possedeva un carro agricolo, l’ape o la fiammante Fiat 600, portava con sé tutta la famiglia compresi nonni e zie nelle stupende distese di sabbia di Triscina. Tutto iniziava la domenica presto con la preparazione della teglia di pasta al forno, la carne ‘mpanata’, la ‘capunata di milinciani’, le gazzose e bibite della ‘Selinuntina’, le bottiglie d’acqua minerale fatte con le cartine e l’immancabile ‘muluni d’acqua’, che al mare veniva semisommerso assieme alle bottiglie nelle fredde acque delle nostre spiagge ‘ppi tinilli nfriscu’. Arrivati al mare veniva montato l’ombrellone che con un lungo telo appeso intorno, diventava una coloratissima capanna; più ombrelloni vicini davano l’immagine di piccoli villaggi colorati. I bambini si precipitavano a sguazzare nell’acqua pronti a far strillare le madri perennemente preoccupate. C’erano le nonne e le zie zitelle che mai avrebbero indossato un costume da bagno, immerse fino alle ginocchia intente a tenere alzati i bordi delle lunghe sottane. Si giocava a carte, al pallone o coi tamburelli. Le ragazze tra loro raccontavano di amori tratti dalle storie di ‘Grand Hotel’, ma era lo sguardo fugace scambiato con un ragazzo l’occasione di fantastiche storie piene di future aspettative. A sera si tornava a casa stanchi ma felici di avere goduto intensamente una ‘jurnata a mari’. Ah, dimenticavo, l’estate è finita, alla prossima.
di Antonio Pasquale Passerino