SANTA NINFA – Cosa unisce 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno?
Sono tre feste nazionali civili che cadono l’una dietro l’altra. Sono tre feste che portano con sé ricorrenza, celebrazione, memoria e tradizione.
Il 25 aprile è nota come festa della liberazione; infatti si ricorda il giorno del 1945 in cui gli alleati Anglo-Americani e i Partigiani Italiani, entrarono nelle principali città italiane, liberarono l’Italia dalla dittatura nazi-fascista e posero le basi per la costruzione della democrazia.
Per anni il ricordo di quel giorno ha diviso gli italiani. I partigiani, erano uomini e donne, ragazzi e vecchi, lavoratori di ogni estrazione sociale, contadini, casalinghe, sacerdoti; gente comune, con diverse idee politiche (comunisti, socialisti, popolari) e religiose, ma che si impegnò, rischiando la propria vita, unita da una grande speranza: porre fine alla guerra e costituire un Italia libera e democratica.
Il 25 aprile 1945 l’esecutivo del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia, presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani, alle 8 del mattino proclamò ufficialmente l’insurrezione, la presa di tutti i poteri da parte del CLNAI e la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti.
Vent’anni dopo, Sandro Pertini, scriveva: “Se si aspira, come aspiro io, alla unità di tutti gli ex partigiani sarebbe molto più utile ed aggiungo molto più nobile considerarci tutti, senza alcuna discriminazione sui meriti e sui demeriti, egualmente partecipi di quella lotta di cui ricorre il ventennale. Partecipi sullo stesso piano anche con i nostri errori ed eccessi, commessi, però, sempre in buona fede e con animo retto. Solo in questo modo riusciremo a far sì che il secondo risorgimento venga considerato dall’intero popolo italiano come suo patrimonio politico e morale da custodire e da difendere sempre. E questo per me è quello che conta”.
Il 25 aprile, a Santa Ninfa, è stato un giorno di festa. Infatti, l’associazione Radio Aut, in collaborazione con il Comune, ha organizzato la prima edizione dell’evento “Liberi noi, liberi tutti”.
La manifestazione, si è svolta presso la villa comunale in Piazza La Masa. E’ stata una giornata vissuta tra musica e passione civile. Una giornata di incontro nata dall’idea e dal coraggio di un gruppo di giovani, guidati da Domenico Alagna, il quale ha dichiarato: “È nato tutto da un’intuizione, incanalare la forza propositiva di tanti giovani che spesso non trovano uno spazio di incidenza, ma non si rassegnano. Così, ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo realizzato un evento importante. Speriamo possa diventare una tradizione per Santa Ninfa”.
Una speranza meravigliosa, perché nel 2015 ricorrerà il 70esimo anniversario di quel giorno, e sarebbe bello se l’intera Valle del Belice, seguisse l’esempio dei giovani santaninfesi.
Santa Ninfa non è nuova infatti a fare da apri-pista a iniziative “partecipative”, anche se le date ed i momenti aggregativi sono diversi.
Ad esempio, si ricorda che prima del fatidico terremoto, a Santa Ninfa, ogni anno il 1° maggio i sindacati, nella splendida cornice della maestosa piazza Libertà, organizzavano un comizio, a cui partecipavano centinaia di persone. Qualche foto a testimonianza rimane.
Nel 2014 quella piazza è rimasta vuota, anche se la Festa dei lavoratori, nata per ricordare i Martiri di Chicago continua ad essere “ricordata”.
Pensando al 1° Maggio, ci viene in mente, la prima frase dell’art. 1 della Costituzione Italiana: “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro “.
Sandro Pertini, ha detto: “Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero”.
Il lavoro è elemento fondamentale per la dignità di ogni persona, perché solo attraverso esso una persona può raggiungere la sua completa realizzazione nella società. Oggi più di allora, innanzi alla “prepotente crisi”, la festa del lavoro, dovrebbe essere un momento per riflettere ed organizzarsi “civilmente” come facevano un tempo. In quest’ottica, forse, la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Conferenza episcopale italiana, nel giorno in cui si celebra, nella Chiesa Cattolica, San Giuseppe Lavoratore, nel divulgare il messaggio annuale, ha scelto come tema: Nella precarietà, la speranza.
Nel testo i vescovi della pastorale sociale a fronte del dramma della “figura evangelica” delle reti vuote, richiamano tre condizioni essenziali per reagire: solida formazione, coraggiosa volontà d’impresa, fraterna cooperazione.
«Ci rendiamo conto degli errori commessi» è la conclusione del messaggio, ma vogliamo intraprendere «strade di solidarietà, che non portino allo scarto ma all’incontro solidale con i giovani e i fragili».
Il futuro del nostro Paese dipende dal modo in cui reagiranno le nuove generazioni a questa crisi, che purtroppo non è solo economica. Se questi giovani troveranno la forza di individuare “i punti in comune” nella storia, riusciranno a scrivere un futuro migliore.
Ed a sostegno del futuro si pone la festa della Repubblica. Il 02 giugno si celebra la nascita della nazione. Infatti, il 2 e 3 giugno 1946, (un anno dopo la proclamazione della liberazione dallo straniero) gli italiani (comprese le donne che votavano per la prima volta) furono chiamati alle urne per esprimere la loro preferenza su quale forma di governo dare al Paese, tra monarchia o repubblica.
Il risultato del referendum fu proclamato il 10 giugno e l’Italia divenne una repubblica.
Per il 2 giugno, il cerimoniale “ufficiale” del Quirinale prevede la deposizione di una corona d’alloro al Milite Ignoto, presso l’Altare della Patria, e un’importante parata militare in onore della Repubblica, in presenza delle più alte cariche dello Stato.
Alla parata, prendono parte tutte le Forze Armate, tutte le Forze di Polizia della Repubblica, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, la Croce Rossa oltre a alcune delegazioni militari della NATO, dell’Unione Europea e dell’ONU.
La cerimonia procede nel pomeriggio, con l’apertura dei giardini del Palazzo del Quirinale al pubblico, ed esecuzioni musicali da parte dei complessi delle Forze armate. Quest’anno la Festa della Repubblica è stata caratterizzata da maggiore sobrietà e dall’apertura al territorio e alla cittadinanza, ma soprattutto, ai giovani perché, “attraverso varie forme partecipative, comprendano il senso profondo e l’altissimo valore etico e storico di una ricorrenza non solo celebrativa, ma intesa quale momento di riaffermazione e diffusione degli altissimi valori di cui la nostra Costituzione è portatrice”.
In quest’ottica, ci piace ricordare il discorso che Sandro Pertini pronunciò il 2 giugno 1985: “molti lustri sono passati e nuove generazioni si sono affacciate alla vita della nazione. Voi stessi – giovani di leva, comandanti e quadri delle forze armate – siete in gran numero nati nella repubblica, siete cresciuti e vi siete formati – come uomini, come cittadini, come soldati – nell’ orizzonte di democrazia e di progresso che la costituzione repubblicana ci ha schiuso e continua saldamente a garantirci. Tutto ciò non e’ stato elargito dalla sorte. Una, libera e democratica, come voi la vivete, la repubblica fu conquista di tutto il nostro popolo, voluta e tenacemente costruita dalle generazioni che vi precedettero al prezzo di un duro impegno di cui noi anziani siamo i testimoni”.
Le parole di ieri e di oggi; le foto di ieri e di oggi; gli esempi degli uomini di ieri e di oggi, ci invitano a riflettere sul senso della festa e della tradizione che, per essere davvero celebrate, devono essere rivolte a formare nuovi cittadini; cittadini consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri, e pertanto più responsabili. Festa, memoria e tradizione sono essenziali per una completa formazione umana, per alzare la testa, guardando al futuro, senza dimenticare il passato. E’ necessario che attraverso il ricordo e la celebrazione, i giovani di oggi che, sono il futuro della nostra società, riscoprano l’ardore dei loro padri, ed animati da una nuova speranza, si facciano carico di affrontare l’arduo compito di seguire il sentiero che “unisce” festa e tradizione, all’insegna della responsabilità e della passione civile, aldilà delle vecchie appartenenze ideologiche, nel rispetto della dignità umana. Solo in questo modo un filo “logico” unirà per sempre ed indissolubilmente tre feste nazionali. Solo in questo modo onereremo i sacrifici di tanti e la memoria di eroi “veri”come Sandro Pertini.
Batman