A QUANDO LA RICOLLOCAZIONE DELLE LAPIDI COMMEMORATIVE  DELLA MATRICE?

A volte le cose apparentemente insignificanti sottendono un valore altamente rappresentativo di un evento. E’ il caso di due lapidi commemorative che appaiono come l’emblema delle ferite prodotte dal terremoto del ’68 non ancora rimarginate. Dal 1676 quelle due lapidi poste all’interno della Chiesa Madre di Partanna segnavano il momento della sua inaugurazione. Erano trascorsi circa trecento anni quando, nel sisma del gennaio del 1968, il crollo della facciata ne determinò la frantumazione. Ritrovati fortunosamente nel 1983, quei frantumi vennero affidati (malauguratamente!) alla Soprintendenza ai Monumenti per la loro ricomposizione e ricollocazione. Da allora sull’orologio meccanico sono scoccati invano circa 1.162.368.000 battiti. Pochi o molti? Sono certamente quisquilie se li si confronta con l’eternità; ma risultano un periodo biblico per i cultori della memoria. Qualcuno, forse, si chiederà se queste lapidi siano tanto importanti da prendersene pena. E’ vero: tutto sommato, il mondo può continuare a vivere serenamente senza di esse! Ciò che mi spaventa, però, è il modo di intendere il “tempo” da parte di chi è preposto al bene pubblico; mi spaventa la filosofia secondo cui “non vale la pena affaticarsi oggi per ciò che si può fare comodamente domani”. Ma, se domani dovesse essere troppo tardi? Dubito, infatti, che per quelle lapidi possa esserci un domani! E non già perché sarebbe impossibile rintracciarle, anzi! Ma perché l’oblio (anche da parte della Soprintendenza) ha steso una pesante coltre su di esse. E poi, chiodo scaccia chiodo…e lapide scaccia lapide. A nuovi interventi, nuove lapidi! E così nessuno cerca più le antiche. Non si trovano, quindi, perché non si cercano. D’altronde, siamo certi che, anche se si potessero trovare (ma certo che si può! E non tanto lontano!), qualcuno si prenderebbe la briga di ricollocarle al loro posto?…A ben vedere, però, qualcuno forse potrebbe farlo. Per esempio, potrebbero farlo gli eredi dei Grifeo! Perché no? Quelle lapidi, in fondo, indirettamente celebrano i loro antenati. A saperlo, però! Perché non si fa carico d’informarli qualcuno che condivide con loro ogni anno la cena nel giardino del Castello?


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