Al Parco archeologico di Segesta, Texere. Come fili insieme, progetto di comunità di Silvia Scaringella

SEGESTA – A un anno esatto dal devastante incendio che nella notte tra il 24 e il 25 luglio 2023 distrusse gran parte della macchia mediterranea del Parco Archeologico di Segesta, risparmiando come per miracolo i monumenti, il Tempio Dorico si trasforma virtualmente (e temporaneamente) in un telaio dove si intrecciano tremila tessere di tessuto, una performance fatta da oltre un chilometro e 200 metri di tela, ricavata da abiti che hanno già avuto una vita.

Sono stoffe che richiamano il cielo e la terra, azzurro e ocra, confini che il tempio pare quasi legare. Un unico abbraccio di tela che segue il disegno di una greca, nato dalle mani di donne e uomini del territorio che hanno raccolto l’idea di Silvia Scaringella, artista che da tempo ha fatto suo il dialogo tra i comportamenti collettivi e singoli, cercando un inevitabile confronto con la natura, che ne esce sempre vincitrice.

Con questa terza performance si completa così TEXERE. Come fili nell’insieme, progetto curato dal direttore di Segesta, Luigi Biondo, organizzato per il Parco da MondoMostre; con la collaborazione di Riso, Museo d’arte moderna e contemporanea di Palermo, nasce un percorso in stretto dialogo con i monumenti del Parco, luogo antico e contemporaneo di convivenza di culture e civiltà. La sezione di reperti che nell’Antiquarium entrano in dialogo con l’installazione Pondus, è curata dalle archeologhe Hedvig Evegren e Monica de Cesare. TEXERE, nel suo complesso, durerà fino al 29 giugno 2025.

I primi due step di TEXERE, sono stati già inaugurati nei giorni scorsi: nell’Antiquarium del Parco archeologico “Pondus”, sorta di telaio verticale con 2500 piccoli pesi di terracotta, plasmati dai bambini che formano un’unica onda sonora e entrano in dialogo con gli antichi reperti degli elimi che li guardano curiosi dalle bacheche.

Adesso la terza e ultima performance, TEXERE, realizzato con la comunità di Calatafimi Segesta: il Tempio dorico si è trasformato in un telaio, 1.222 metri di tessuto cuciti insieme e 3.000 tessere ricavate da abiti che hanno già avuto una vita e altrettanti indumenti raccolti, tagliati e cuciti in un tutto. Le colonne del tempio rivolte verso la città di Calatafimi diventano l’ordito che, come un telaio accoglie le trame dando forma a una decorazione a greca ricorrente nei vasi del V secolo a.C., epoca in cui fu edificato il tempio.


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