SELINUNTE – Cos’è l’aulos di Selinunte? Com’è fatto, quando veniva suonato? Era uno strumento dei pastori o legato alle cerimonie? Dov’è stato rinvenuto? E’ giunto il momento di scoprire qualcosa di più su questo strumento erroneamente creduto un flauto e invece molto più vicino al moderno oboe. Protagonista di molte scene rappresentate su vasellame ritrovato, l’aulos conduce a cerimonie e manifestazioni di comunità. A questo strumento (in osso, legno o anche avorio) è dedicata un’intera visita organizzata dal Parco Archeologico di Selinunte e da CoopCulture proprio nel giorno in cui cade la giornata dedicata ai Musei in Musica.
Dopo i danni e i disagi delle scorse settimane – quando il maltempo ha impedito l’accesso al parco archeologico e reso inaccessibili alcuni settori del sito – si torna quindi alla normalità: domenica prossima (28 novembre) ogni mezz’ora dalle 10 alle 11,30, al Baglio Florio, si parlerà dell’aulos e in riferimento al contesto di scavo nel quale è stato ritrovato, che verrà poi visitato. Gli operatori di CoopCulture metteranno in luce aspetti insoliti e poco noti della musica nell’antica Grecia, il legame con la danza, l’uso degli aulos durante le cerimonie. Gli strumenti musicali che allietavano i banchetti privati erano infatti gli stessi adoperati durante le manifestazioni sacre: spesso nascevano coreografie sulle note musicali, legate al culto e agli episodi mitologici nei santuari. La popolazione era tenuta a presenziare alla rappresentazione di drammi rituali, spesso nei teatri rettilinei nel “south bulding” dell’antica colonia megarese.
Ogni visita guidata in italiano (durata 30 minuti) ha un costo di 3 euro ed è limitata a 15 persone per turno.