MARSALA – È in corso a Marsala, nelle sale del Convento del Carmine, l’allestimento della grande antologica dedicata a Momò Calascibetta. Si intitola “L’ironia del disincanto” (2 aprile – 4 giugno 2023) ed è curata da Enrico Caruso.
La mostra, la prima a pochi mesi dalla prematura scomparsa del maestro nello scorso mese di ottobre, è organizzata dall’Ente Mostra di Pittura “Città di Marsala” insieme con l’associazione ArtMomò e col patrocinio del Comune e sarà inaugurata domenica 2 aprile, alle ore 18. Con il presidente del Cda dell’Ente, Riccardo Rubino, interverranno il sindaco Massimo Grillo, il direttore dell’Ente, Felice Licari, il curatore e i familiari dell’artista.
Visite dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 19. Ingresso libero. In occasione della Pasqua, domenica 9 aprile, la mostra sarà aperta solo nel pomeriggio. Chiusi per il lunedì di Pasquetta. Il catalogo è in vendita nella sede espositiva.
Al Convento del Carmine di Marsala la narrazione prende il via dal 1983, con il libro d’arte “Una commedia siciliana”, un racconto di Sciascia stampato a tiratura limitata e corredato da nove acqueforti di Calascibetta (oltre alle illustrazioni di Bartolo di Raffaele) che sarà esposto al Convento. “Osservatore attento ma certamente non neutro – spiega Caruso – Momò offre uno sguardo critico verso gli eventi che lo circondano e verso cui guarda attraverso la sua sottile e profonda vena ironica e, a volte, anche scanzonata. È consapevole della rovina quotidiana dell’umanità, verso cui nessun singolo può operare modifiche mentre all’artista è dato di segnalare i fatti, evidenziandone la scelleratezza e denunciandone la stoltezza. Per Momò tutto ciò è narrato con il disincanto di chi, da lontano e con un certo distacco, osserva l’umanità ridurre la propria vita in un “non impegno” sempre presente, dove le donne e gli uomini si mostrano come maschere da circo, ludicamente immersi in piena e perenne atmosfera festaiola”.
Dell’arte di Momò Calascibetta hanno scritto innumerevoli critici e scrittori. A cominciare da Sciascia che definisce la sua pittura come “il racconto dettagliato dell’imbestiamento di una classe di potere già sufficientemente imbestiata nella più lata avarizia e nella più lata rapacità (…)”; mentre Gesualdo Bufalino, a proposito del ciclo “Comiso Park” – raccolta di opere degli anni Ottanta in cui Momò denunciava nel suo stile la base missilistica della Nato nella bucolica terra iblea – scrisse nel 1985: “Con compiacimento di satiro greco mi mostrò la fantasmagoria orgiastica di giostre in movimento, gravate da una sessuata umanità sessuofobica e raccapricciante, sfacciata e tracotante, dilettuosamente lussuriosa e delittuosamente impegnata nelle danze della vita o della morte che l’America viene a giocare a casa mia: Comiso. Ed io non me ne ero accorto?”. Fino a Philippe Daverio, grande estimatore dell’arte di Momò tanto da aver voluto l’opera “Il gelato di Tarik” come scenografia della popolare trasmissione televisiva Passepartout (Rai3, anno 2005), e che nel 1994 per “Piazza della Vergogna”, dedicata al celebre complesso monumentale di Piazza Pretoria a Palermo, spiega come Momò rappresenti queste immagini “nella forza calma dei suoi personaggi, nella sua dolcezza rude con la potenza delle sue abilità grafiche”.
Alla mostra è dedicato un catalogo, in vendita al Convento del Carmine. Visite dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 19. Ingresso libero. In occasione della Pasqua, domenica 9 aprile, la mostra sarà aperta solo nel pomeriggio. Chiusi per il lunedì di Pasquetta.