FIRENZE – “Il rischio più grande adesso è che si alimenti la solitudine, quindi il disagio psichico e la depressione, una patologia che già affligge decine di migliaia di anziani oltre a un sommerso difficile da diagnosticare” sottolinea il prof. Marco Trabucchi, Presidente AIP (Associazione Italiana Psicogeriatria).
Dopo due anni di chiusure, gli ultimi mesi hanno visto una completa riapertura delle attività lavorative, scolastiche, sociali. Un processo che ha permesso alla popolazione di riprendere le normali attività, ma che spesso ha tenuto ai margini la popolazione anziana, caratterizzata da meno stimoli in tal senso e maggiormente preoccupata dai possibili effetti di un possibile contagio. Eppure, le conseguenze di un isolamento prolungato rischiano di provocare effetti particolarmente nocivi a livello psicologico. Questo il messaggio lanciato dal prof. Marco Trabucchi, Presidente dell’Associazione Italiana Psicogeriatria – AIP alla vigilia del 22° Congresso che si tiene a Firenze dal 23 al 25 maggio. “Il rischio più grande adesso è che si alimenti la solitudine, quindi il disagio psichico e la depressione, una patologia che già affligge decine di migliaia di anziani oltre a un sommerso difficile da diagnosticare”, ribadisce il prof. Marco Trabucchi.
“In questa fase ritengo centrale per la popolazione anziana riprendere a vivere completamente la propria socialità – sottolinea il prof. Marco Trabucchi – Se ci appiattiamo sulla pandemia non ne verremo mai fuori: a ottobre molto probabilmente si verificherà una recrudescenza del Covid-19. Siamo destinati a convivere col il SARS-CoV-2 e dobbiamo capire come farlo senza danneggiare gli anziani. Serve una scelta strategica. Anzitutto, si deve tenere conto del ruolo delle vaccinazioni: chi ha completato il ciclo è protetto dagli esiti più gravi della malattia. È opportuno che ai molto anziani (gli over 75) ed ai pazienti fragili (coloro che abbiano una forte patologia di accompagnamento) venga somministrata anche la quarta dose, che sicuramente non provoca danni e offre una maggiore protezione. Usando poi le mascherine nei contesti di potenziale rischio, bisogna riprendere la vita sociale, eliminare le barriere, creare momenti di incontro. Il rischio più grande adesso è che si alimenti la solitudine, quindi il disagio psichico e la depressione, una patologia che già affligge decine di migliaia di anziani oltre a un sommerso difficile da diagnosticare”.