L’articolo 28 della legge 118/1971 prevede, fra le condizioni per garantire la frequenza scolastica, anche “il trasporto gratuito dalla propria abitazione alla sede della scuola o del corso e viceversa”. In questi ultimi anni, sono state molteplici le volte in cui l’azienda interessata al trasporto degli studenti, l’AST, non ha garantito un efficiente servizio. Autobus freddi, umidi e sudici, con il rischio di sedersi e provare la sensazione di essere “immersi” in una vasca piena d’acqua. Non si sa né quando, né come, né dove si arriva. Persiste il rischio di ritrovarsi nel bel mezzo di un’autostrada: si incrociano le dita e si spera che giunga un secondo autobus che ci possa finalmente accompagnare ai rispettivi istituti scolastici. Si sono verificati molti casi simili, dovuti agli autobus risalenti “all’età della pietra” e alla mancata manutenzione: è scientificamente provato che almeno una volta a settimana uno (o più) autobus dell’AST arresti la sua corsa nel mezzo del tragitto. Nonostante tutto, i pendolari sono costretti ad usufruire di questo servizio pur pagandolo a caro prezzo. Per non parlare della puntualità: la mattina si spera di non trovare traffico per arrivare con qualche minuto di anticipo a scuola; al ritorno le madri sono costrette a riscaldare il pranzo più di una volta perché non si rispetta un orario ben preciso. Da quest’anno, inoltre, sono state tagliate molte corse (Campobello, Alcamo, Salemi) per cui molti studenti si sono dovuti “arrangiare”.Gliautistisitrovanocostrettiatrasportare più ragazzi del dovuto per non lasciarli a piedi, andando incontro a possibili sanzioni e mettendo a repentaglio l’incolumità dei passeggeri. I continui appelli al Comune e all’azienda stessa, affinché venga migliorato il servizio, sono stati fino a questo momento inutili. Si spera in un cambiamento radicale. Dove sono finiti i diritti degli studenti? Perché si mettono sempre in secondo piano e non vengono mai presi in considerazione?
Giusi Balsamo, Antonino Bonino, Francesco Zummo 4^I