PARTANNA – Domenica 16 novembre si è svolto, nella sala delle Scuderie del Castello Grifeo di Partanna, un convegno di presentazione del progetto DE.CO. (Denominazione di Origine Comunale) organizzato dal Comune di Partanna e inserito nel percorso già avviato l’anno scorso dal GAL ELIMOS del “IL SOLE D’AUTUNNO NEL BELICE 2014 – Festival degli itinerari, Stili di vita e prodotti a km 0”. Durante l’iniziativa è stato presentato il percorso amministrativo, fatto di step, attraverso il quale la nostra cipolla diventerà un prodotto DE.CO. “La cipolla dolce di Partanna” o “Cipudda Partannisa”, in dialetto siciliano, è un prezioso ortaggio, il cui sapore dolce e le grandi dimensioni la contraddistinguono dalle altre cipolle. Dal punto di visto agronomico ha un ciclo primaverile-estivo: viene trapiantata in pieno campo a primavera. Il bulbo necessita di essere irrigato diverse volte per raggiungere un peso ottimale, che può superare addirittura il chilogrammo, e allo scopo giovano anche le concimazioni organiche. Sono inoltre condizioni imprescindibili per la crescita le caratteristiche proprie del suolo di Partanna, che è fresco ed argilloso. Visivamente è a sfoglia larga e di colore rossastro. La cipolla dolce, a causa della tenera consistenza, ha una scarsissima resistenza agli urti. L’estate, quando viene raccolta, è il momento migliore per assaggiarla. Per la sua peculiarità si può consumare cruda in aggiunta a tutte le insalate. I miei genitori la mangiavano come insalata, con un filo d’olio ed un pizzico di sale. Il suo aroma è intenso, ma delicato e non provoca il fastidioso gusto duraturo delle altre cipolle. Tradizionalmente la si taglia a pezzi grossi e la si aggiunge alle preparazioni delle varie conserve come la tipica Caponata alla Siciliana con melanzane, peperoni, capperi e sedani. Non vi racconterò come faceva le frittate di cipolla rossa, uova e patate mia nonna, altrimenti il direttore mi taccia nuovamente di romanticismo e mi minaccia un “esilio” nella zona cucina. Ma non posso non ricordare che la nostra cipolla è insostituibile nei soffritti, logicamente a base di olio extravergine d’oliva, poiché il suo aroma si fa sentire gradevolmente senza coprire gli altri odori e sapori. Non posso poi tacere, sul fatto che da alcuni anni, sono tra coloro che impingua le fila dei fans del toglietemi tutto tranne l’arancina cipolla e salsiccia. All’amministrazione comunale di Partanna va senz’altro il merito di aver avviato l’attività per definire l’identità della cipolla partannese attraverso la DECO. Ma cos’è questa sigla? La “Denominazione comunale” fu una intuizione del famoso enogastronomo e giornalista Luigi Veronelli che alla fine degli anni ’90 intraprese un moderno percorso per promuovere e valorizzare le produzioni di nicchia, esclusive di un territorio comunale, che non avrebbero potuto ambire ai più blasonati marchi di tipicità (DOP, IGP, STG). Egli sosteneva che “Per restituire ai cittadini, agli abitanti dei comuni il loro patrimonio, il frutto della fatica di tanti anni, io vorrei che i sindaci si facessero attivi per un ‘certificato di origine’ di ciascuno dei prodotti che nasce e che è confezionato nella loro terra”. Le De.Co. sono semplici atti notarili, dei certificati amministrativi o, meglio, delibere di un’amministrazione comunale che registra un dato di fatto. Amministrativamente si certifica che c’è un prodotto agricolo, alimentare, artigianale, un piatto, un sapere, con i quali una Comunità si identifica. Il riconoscimento DECO è un atto politico, che cristallizza un valore identitario, culturale e territoriale. Attraverso la certificazione DECO il sindaco rilascia ad un prodotto “comunale” una carta di identità dopo aver censito un passato, analizzato un presente, ed immaginato uno sviluppo futuro, in cui i sogni dei padri camminano sulle gambe dei figli, in cui la tradizione si fonde magistralmente con le radici della madre terra. Attraverso il riconoscimento DECO si attiva un percorso virtuoso di sviluppo integrato e di marketing territoriale, per valorizzare quei prodotti, agroalimentari o artigianali, locali e caratteristici realizzati all’interno dei confini comunali. E’ importante considerare il marchio De.CO specifico, come un “marchio privato ad uso collettivo” (“private label”) di proprietà del comune ma che può essere utilizzato dai privati i quali, condividendo ed aderendo ad un Disciplinare di produzione ed al Regolametno comunale di uso e gestione del marchio, dimostrano di possedere le caratteristiche individuate e stabilite, per iscriversi al Registro dei produttori. La De.CO si concretizza infatti nel marchio che viene attribuito ad un determinato prodotto previa approvazione, da parte del Consiglio comunale, di un’apposita delibera che sancisce e regola l’attribuzione del marchio stesso, la gestione dell’uso del marchio, le caratteristiche e le peculiarità del prodotto tramite appositi Regolamenti, Disciplinari ed apposita istituzione di un Registro o Albo comunale dei produttori locali. “L’idea della “denominazione di origine comunale”, fa acquisire al territorio identità e specificità; con l’acquisizione dei marchi di garanzia di qualità, che sono delle attestazioni, riferisce il Sindaco Catania, al prodotto viene garantita, quindi, la provenienza”. Non sussistono dubbi che la Denominazione Comunale è una sfida sulla strada della promozione integrata, del marketing territoriale e della commercializzazione di nicchia, in cui produttori e amministrazione comunale collaborano proficuamente ed investono risorse ed energie per obiettivi futuri comuni per il rilancio strategico dell’economia locale. Con la DECO si dona un’opportunità in più agli agricoltori. Forse la DECO è la strada buona, dopo anni che ci provano a dare “colore” alla nostra cipolla. Alla “Cipudda Partannisa” è stata data attenzione già nell’ambito della “XI Mostra Mercato dell’artigianato, agricoltura ed enogastronomia di Partanna”. Successivamente, con un convegno svoltosi nel gennaio 2008 si è dibattuto sulle “Possibili linee di sviluppo per la valorizzazione della cipolla di Partanna”. Già in quella sede si parlò di certificazioni di qualità. Un dato statistico interessante è che la produzione di cipolla partannese è triplicata negli ultimi anni grazie all’invenzione della “Sagra della Cipolla”. Ma durante il convegno di domenica, dall’intervento della sig.ra Scovazzo, veterana del SUAP Partannese, scopriamo che nel ritardo per dare certificazione alla nostra cipolla la responsabilità non è tanto “politica”, ma piuttosto dell’Unione. Ma l’Unione è o non è una struttura politica? Oppure è un cane che si morde la coda? A questo punto abbiamo voluto indagare scoprendo alcune chicche. Il 19.05.2009 il Consiglio dell’Unione ha approvato un atto di indirizzo di ordine generale, per avviare il procedimento di richiesta di certificazione e promuovere le tipicità locali. Lungimiranti furono i promotori tra cui figura l’attuale vicesindaco di Poggioreale, la battagliera consigliera comunale di Santa Ninfa, ed il presidente divenuto famoso per le TerreInMoto. Perspicaci furono gli amministratori tra cui spicca l’ex sindaco di Gibellina Avv. Vito Bonanno. E poi? Il nulla, fino al 01.12.2009, quando gli stessi promotori insistono e si allargano ottenendo l’appoggio dei partannesi tra cui figura il veterano Bevinetto, ed ottengono pure il plauso dell’attuale sindaco di Santa Ninfa, il quale reputa opportuno coinvolgere gli sportelli unici (attività produttive) dei comuni dell’Unione al fine di procedere con un censimento delle aziende presenti nel nostro territorio. Censimento? Il censimento è uno degli step del riconoscimento DECO. Sportelli Unici Attività produttive che lavorano in sinergia? Antico Miraggio? Quanti altri prodotti ci sono nella Valle Del Belice che possono acquisire la certificazione DECO in quanto sono di denominazione comunale? Lu squartucciato? L’infigghiulata? La brucculata? Lu cannatuni? Perché in questi anni le risorse dell’Unione non sono state investite per attuare quegli indirizzi politici? Per la cipolla partannese, Partanna riparte da sola, dopo quasi 5 anni dal giorno in cui erano stati dettati gli input politici. In questi 5 anni a Marsala, a pochi km, hanno istituito la De.Co. per la fragola e le fragoline di bosco; i partannesi, per una cipolla davvero tipica, da far invidia a Tropea, ancora aspettano. Cinque anni persi all’Unione. Cinque anni a tenere la Ferrari parcheggiata in garage e sarebbe bastato poco o niente per avviare un processo per tutelare la nostra identità agroalimentare e culinaria. Lo avevano scritto i consiglieri Vella ed Urso di Poggioreale, Bevinetto, Cangemi e Nastasi di Partanna, Enza Murania di Santa Ninfa. Lo avevano approvato ed appoggiato Petrusa e Vasile di Salaparuta; Bellafiore e Lombardino di Santa Ninfa. E lo avevano sostenuto apertamente e platealmente tutti e 5 i sindaci dell’epoca. Lo stesso Kleos le ha dedicato persino una copertina già nel numero del 10 luglio 2010. Cosa non ha funzionato? Se gli input politici erano giusti, perché è mancato l’output? Visto l’argomento, non ci resta che piangere? Oppure pensavo fosse amore, ma invece era un semplice calesse?
Batman