Il Siciliano ha avuto sempre l’abitudine di storpiare le parole adattandole al suo linguaggio e alla sua cultura. I mirtilli ad esempio vengono chiamati “murtiddi”. Nel territorio di Castelvetrano c’è una zona chiamata “Murtidduzzi”, dove sino all’inizio del 1900 sopravvivevano ancora boschi di macchia mediterranea, con prevalenza di mirtilli. Si trattava dei residuati della splendida e vasta foresta di Birribayda, riserva di caccia dell’imperatore Federico II di Svevia; una foresta, oggi scomparsa, che un tempo si estendeva da Capo Granitola a Santa Margherita Belice e delimitata a Sud dal mare Mediterraneo e a Nord dall’antica strada che da Mazara conduceva a Manzil Sindi (attuale Santa Margherita Belice). ad Ovest dal dorsale che da Capo Granitola arriva a Castelvetrano (antico confine con i feudi di Mazara ed il Priorato di Delia) ad Est dal vallone Cavarretto; tutto un territorio che oggi ricade in gran parte dei territori dei comuni di Campobello di Mazara, Castelvetrano e Menfi.
Siccome questa pianta “la murtidda” produce moltissimi piccoli frutti, ne è sorta una famosa frase siciliana: “carricatu a la murtiddina” (caricato a più non posso).
Vito Marino
Carricatu a la murtiddina
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