C’ERA UNA VOLTA … IL PATRONATO SCOLASTICO

Cosa centra, diranno i miei fidi lettori,  il Patronato Scolastico con Parva Favilla? Presto detto! Dopo, però, aver chiarito la portata di tale istituzione ai più giovani e a quanti negli anni a cavallo della metà del Novecento non hanno avuto la fortuna di bazzicare nell’area della scuola. Nati verso la fine del XIX secolo su impulso di privati con lo scopo di incentivare la scolarizzazione,  i Patronati Scolastici vengono previsti in ogni comune nel 1911 (Legge n. 487), per fornire assistenza agli alunni delle scuole elementari attraverso l’offerta, tra l’altro, della mensa scolastica. Una indicazione ribadita nel 1958 (Legge n. 261 concernente il riordinamento dei Patronati Scolastici) al fine di  rendere attuabile l’art. 34 della Costituzione che prevede “l’istruzione inferiore obbligatoria e gratuita per almeno otto anni”. Ed ecco il nesso tra il Patronato Scolastico e Parva Favilla, la rubrica che si prefigge lo scopo di individuare eventuali falle della nostra società e di indicarne le soluzioni. La falla di cui vogliamo parlare oggi si chiama mensa scolastica per gli alunni della scuola media. In atto questo servizio viene effettuato a totale carico delle famiglie ad un costo non proprio lieve. Si tratta di una somma giornaliera pari ad euro cinque (€ 5), gravata di una spesa di euro due  (€ 2) per l’acquisto di un blocchetto di tagliandi, detti coupon dai sofisticati esterofili. Una spesa non certo catastrofica per una famiglia benestante, ma sicuramente pesante per una famiglia a reddito basso e con due o più figli a scuola. Viene quindi da implorare la rinascita dei Patronati Scolastici? Non è necessario! La legge che li ha soppressi (D.p.r. 24 luglio 1977, n. 616) non ha lasciato scoperto il campo: l’art. 4 ha previsto, infatti, che “le funzioni di assistenza scolastica con i relativi servizi siano attribuiti ai comuni”. E se il Comune non ha capienza finanziaria? Mi verrebbe da suggerire di operare un taglietto ai “gettoni” spettanti a Sindaco,  assessori e consiglieri comunali. E’ una proposta qualunquista? Forse! Ma, in fondo, le forme di finanziamento del Patronato erano rappresentate, oltre che da “sussidi statali e comunali,  da contributi di privati benefattori”. 


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