Conferenza sugli Internati Militari Italiani (I.M.I.) alcamesi

ALCAMO – Come ogni anno, nella settimana intorno al 27 gennaio, Giorno della Memoria, fioriscono numerose iniziative e attività volte alla commemorazione e al ricordo della Shoah: una tragica pagina di storia, i cui protagonisti e le cui vicende, sempre più distanti nel tempo, fanno sentire il loro grido ancora oggi, e per questo non devono mai essere dimenticati.
Ad Alcamo, giovedì 25 gennaio, presso l’auditorium dell’I.I.S.S. “G. Ferro”, si è tenuta la conferenza dedicata al ricordo degli IMI, alla presenza degli studenti, del Dirigente Scolastico Giuseppe Allegro, del Vice Sindaco Caterina Camarda, di Anna Maria De Blasi referente provinciale della Rete civica della salute, dirigente ANPI e della scrittrice Pietra De Blasi, presidente dell’Associazione Stella Alpina e autrice del libro “Scorze di patate”, in cui sono raccolte le testimonianze del padre Giuseppe De Blasi e del fratello Andrea.
Quella dei due fratelli alcamesi e dei giovani militari che, come loro, sono stati deportati negli stalag per aver rifiutato di collaborare con i nazisti all’indomani dell’8 settembre 1943, non è semplicemente una storia da “commemorare”, ma un ricordo intenso e doloroso da “coccolare”, secondo le parole di Pietra De Blasi. Le sofferenze e i trattamenti disumani subìti dagli Internati Militari Italiani, infatti, costituiscono una vicenda che deve essere custodita con cura e trasmessa senza sosta soprattutto alle nuove generazioni, disvelando un capitolo importante della follia nazifascista che, ancora oggi, risulta poco conosciuto e spesso non trova adeguato spazio nei manuali o persino nell’attenzione delle istituzioni.
Eppure gli uomini coinvolti e le loro famiglie non sono così lontani dalla nostra realtà locale: tra gli studenti partecipanti all’incontro, infatti, non sono mancati coloro che, dopo avere ascoltato le testimonianze interpretate dai coetanei (Francesco Patella della 5C liceo scientifico, Maria Vittoria Lanfranca e Gloria Lombardo della 1B liceo classico), hanno aggiunto i nomi e i ricordi dei loro familiari. Sono così venute alla luce le voci di nonni, bisnonni, prozii che, in apparenza flebili e indebolite dal tempo e dalla sofferenza passata, parlano ancora attraverso i giovani. E all’ascolto attento degli studenti non sono sfuggiti, inoltre, l’interesse per la condizione di donne e bambini nei campi di prigionia, così come non è passato inosservato il coraggio e la forza di raccontare, a distanza di ottanta anni, una storia ancora così dolorosa ma anche così degna di essere tramandata: “Come fa a raccontare una vicenda così triste e che riguarda suo padre?”, chiede una studentessa a Pietra De Blasi, al termine dell’incontro.
La risposta sta tutta nello sguardo di chi si impegna ad interpretare il senso più profondo del Giorno della Memoria: ricordare e, soprattutto, condividere. La conferenza si è conclusa con la visione di un breve docufilm del massacro sul quale è calato il silenzio per più di mezzo secolo, vittime 127 soldati Imi.
La memoria delle stragi resta confinata ai pochi scampati e alle famiglie dei fucilati, rimaste all’oscuro di quanto esattamente è accaduto ai loro congiunti totale impunità per gli aguzzini deli Imi. Curare la memoria evita il virus dell’oblio


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