Uno degli argomenti tabù della medicina alternativa, il classico concetto che sanno tutti ma che in realtà nessuno sa, è senz’altro l’omeopatia. Ricordo ancora una frase che mi si ripeteva sempre in farmacia riguardo ai prodotti omeopatici: “sono acqua e zucchero, ma tu proponili perché la gente si convince di guarire”. E forse è stata proprio questa la ragione del grande successo dei prodotti omeopatici, l’effetto placebo, ossia la convinzione della gente di contare su un prodotto non chimico, che non provoca effetti collaterali al nostro organismo e che riesce quasi sempre a condurre al risultato sperato. Hai una gastrite? prendi la Nux Vomica, mal di testa o infiammazioni varie? Vai con l’Arnica! Influenza? Ma certamente Oscillococcinum! Prodotti inizialmente di nicchia, ma che dagli anni ’90 hanno riscosso un successo mondiale. Analizziamo meglio questi prodotti dal punto di vista legislativo: per prima cosa non sono farmaci, non sono integratori, non hanno foglietto illustrativo come certamente avete potuto notare, per l’immissione in commercio non necessitano di studi clinici di efficacia, è dimostrata la loro assuluta non tossicità in quanto non ci sono tracce di principio attivo nella loro composizione, o meglio, sono talmente diluiti da rendere impossibile alcuna rilevazione di sostanza attiva. All’università sono rimasto molto colpito dal concetto delle diluizioni, perché tali prodotti vengono presentati in commercio con diverse diluizioni: diciamo che una diluizione media rappresenta circa un grammo di sostanza dispersa in un volume di acqua pari al lago di Garda! Potete capire bene l’impossibilità a rilevare principio attivo nei prodotti e soprattutto la loro assuluta innocuità! Finalmente adesso qualcuno ha deciso di porre fine a questo gigantesco imbroglio: una sentenza certamente storica è stata emessa da un tribunale federale della California che ha condannato la multinazionale di rimedi omeopatici Boiron a risarcire 12,5 milioni di dollari ai cittadini che lo scorso autunno l’avevano denunciata tramite una “class action” per pubblicità ingannevole. La richiesta collettiva si basava sul fatto che nessuno informava i consumatori che il prodotto acquistato contenesse solamente acqua e zucchero. Il giudice ha accolto la richiesta, sostenendo che i consumatori sono stati truffati dal colosso francese, il quale non li ha informati sufficientemente che il prodotto in questione (Oscillococcinum) non presenta alcuna traccia del principio attivo pubblicizzato nell’etichetta (come dicevo i rimedi sono privi di bugiardino in quanto non sono considerati farmaci). Le diluizioni infinitesimali dei prodotti per un elementare principio della chimica fanno sì che le varie Arnica, Nux vomica etc. non siano altro che delle innocue caramelle zuccherate! Desideravo da tanto tempo esprimere questo concetto e finalmente adesso sono legittimato a farlo grazie a questa importante sentenza che rappresenterà un precedente nella storia della farmaceutica. La “class action” era nata dalla denuncia di alcuni acquirenti, come detto di Oscillococcinum, il più celebre prodotto della Boiron venduto nel mondo come antinfluenzale, che non avevano tratto alcun beneficio dall’ingestione del rimedio. Il principio attivo pomposamente chiamato Anas Barbariae Hepatis et Cordis Extractum, in parole povere si tratta estratto di fegato e cuore di anatra muschiata (probabilmente sarà sufficiente un’unica anatra muschiata per produrre decine di milioni di granuli destinati al mercato mondiale), che non solo non è attivo nel debellare il virus influenzale ma non è neppure presente all’interno del granulo, composto per l’85% di lattosio e per il 15% di saccarosio. Zucchero, venduto a oltre mille euro al chilo!! Anche se i sostenitori dell’omeopatia continueranno a vantare le miracolose virtù dei granuli bianchi o dei prodigi dell’effetto placebo, è comunque indubbio che la sentenza ha inferto un durissimo colpo alla Boiron, non tanto dal punto di vista economico, ma da quello dell’immagine. Il tribunale californiano ha inoltre imposto alla multinazionale di inserire nelle etichette dei suoi prodotti le informazioni corrette e specificare che le pillole omeopatiche non sono riconosciute come medicine dalla Food and Drugs Administration. Adesso speriamo che anche l’Unione Europea possa recepire tale sentenza, anche se purtroppo noi ci troviamo nel feudo dell’omeopatia, in quanto Francia e Germania ne hanno fatto una componente importantissima della loro cultura medica. È tuttavia impensabile come due nazioni con tali tradizioni e tale civiltà, Paesi tra i più avanzati nel mondo in campo industriale, possano sostenere un concetto che si basa su nessun fondamento se non su assurde teorie di posizionamento di molecole nello spazio e di loro positiva interazione col nostro organismo in riferimento a certe patologie. Siamo in un’epoca in cui il consumatore può facilmente recepire informazioni in ogni campo, in cui è ormai competente su tutto, pertanto risulta difficile comprendere come mai non ci si è ancora resi conto che si tratta di un’enorme bufala che io metterei alla stessa stregua di presunti guaritori che usano le carte o la cabala nell’approfittarsi delle disgrazie di coloro sono talmente disperati ad affidarsi anche ad una labile speranza per poter andare avanti nella vita.
Fabrizio Barone