PALERMO – “Non è normale che 35 giorni dopo l’elezione del sindaco non sia stato ancora formato il nuovo Governo della città e non è accettabile che la città, da anni allo sbando, debba sottostare a fragili e incomprensibili equilibri che a noi danno sinceramente la nausea mentre le aziende, che sono il vero volano economico della città, sono allo stremo delle loro forze in un’emergenza dopo l’altra”.
Confcommercio Palermo, con la sua presidente Patrizia Di Dio, chiede con urgenza che si dia vita alla nuova giunta che possa fin da subito affrontare e risolvere i tantissimi problemi di Palermo, peraltro più volte esposti e sottolineati nel corso della recente campagna elettorale.
“La delicatissima situazione economica e sociale – prosegue la Di Dio – avrebbe richiesto da parte di tutta la classe politica dirigente un supplemento di amore, di sacrificio e di abnegazione; avremmo voluto assistere a un dibattito sulle qualità professionali, sulle competenze e sulla storia personale di chi dovrà occuparsi del Governo della città in qualità di assessore perché il buon senso vorrebbe che le scelte vengano fatte non sulla base dell’appartenenza ma per le capacità e le competenze di cui abbiamo bisogno. Avremmo voluto sentire parole di responsabilità e non le sterili pretese su come dividersi le poltrone; avremmo voluto assistere a scelte libere su alti profili della futura classe dirigente chiamata a gestire la città con onore, etica e competenza”.
“L’ottima riuscita del Festino di Santa Rosalia – conclude – ha dimostrato come, lavorando con impegno e passione a un obiettivo comune, insieme con le associazioni e le forze imprenditoriali, si possano superare gli ostacoli. Noi imprenditori, che siamo il mondo del “fare”, pretendiamo adesso che si diano risposte urgenti e concrete alle troppe emergenze della città e che non prevalgano interessi individuali a cui i cittadini non sono interessati, come hanno dimostrato con la massiccia astensione dalle urne, dimostrazione inequivocabile dell’esigenza di cambiamento e segno di sfiducia verso la politica della “domanda” e non della “risposta”, del “chiedere” e non del “dare”, del conflitto e non della proposta, degli interessi di parte e non del servizio, del tirare a campare e non del prendersi cura di una città e della sua comunità”.