SANTA NINFA – Domani venerdì 22 agosto, a Santa Ninfa, a partire dalle ore 21,00, nella suggestiva cornice del Castello di Rampinzeri, avrà luogo l’iniziativa NOTTI DI STELLE, che prevede l’osservazione del cielo stellato, della luna, dei pianeti e di tutta la volta celeste, nonchè laboratori di astronomia per i bambini dai 5 ai 12 anni.
Una proposta, tipicamente estiva, organizzata dalla sezione locale di Legambiente, in collaborazione con gli astronomi di Urania (Palermo), con il patrocinio del Comune di Santa Ninfa.
Ci sarà la possibilità di degustare prodotti tipici locali e di visitare il Castello di Rampinzeri, splendido esempio di architettura rurale del ‘600, e gli spazi gestiti e curati dalla Riserva Naturale “Grotta di Santa Ninfa”.
Il Castello di Rampinzeri sorge alle pendici del Monte Finestrelle, che lo sovrasta con la sua necropoli sicana. Di stile neogotico, presenta forti richiami alla dominazione saracena; sulla sua facciata sono presenti dei “merli”, ma è impropriamente chiamato “castello”, in quanto è una struttura priva di fortificazioni.
La storia del “Castello” è riportata in diversi testi e trattati della dominazione araba.
El Drisi cartografo arabo, per indicarne l’ubicazione e la perfetta armonia con il paesaggio, scriveva: “v’è un possedimento sito su di una collina da dove guardando verso Sud è possibile vedere dove il mare africo bacia quello di occidente” .
La presenza di questa struttura, quale parte integrante di un vasto feudo, viene riportata nei testi arabi con il nome di RAHAL-al-MERAT che, tradotto, dovrebbe risultare “Casale della Donna”, ma anche conosciuto come “Casale degli Angari”, dal nome di una tribù africana che dominava in zona.
Fino al 1800, il maniero era proprietà della famiglia Giardina Bellacera di Partanna.
Il Castello è menzionato nel romanzo del siciliano Giuseppe Tommasi di Lampedusa “Il Gattopardo”, dove viene impropriamente definito “fondaco”.
Il Principe Don Fabrizio Salina, durante il suo trasferimento stagionale da Palermo a Santa Margherita Belice, faceva tappa a Rampinzeri per riposarsi e ristorarsi insieme alla famiglia ed agli uomini del seguito. Infatti, la regia trazzera del tempo passava proprio in prossimità del feudo, che a quel tempo era divenuta di proprietà del Cav. Don Giuseppe De Stefani.
Tutto il complesso fu denominato “Villa Fata” dal nome della montagnola retrostante che lo sovrasta e sulla quale fu costruita nel 1891 circa, una piccola casetta “Rossa” (dal colore dell’intonaco) che fungeva da osservatorio panoramico, pittorico e fotografico per Vincenzino junior, versatile pittore e valentissimo fotografo pioneristico.
Nel 1937, il monarca Vittorio Emanuele III, Umberto I, il duca Amedeo d’Aosta, lo Stato Maggiore dell’Esercito ed il capo del governo Benito Mussolini, impegnati nelle grandi manovre tenutesi dall’allora Regio Esercito nella valle del Belice, soggiornarono in questo luogo, tra natura e cultura.
Oggi, una lapide commemorativa è presente sulla parte frontale del sito, mentre le immagini delle conversazioni tra i gerarchi militari sul terrazzo del Castello, sono state immortalate per sempre dall’Istituto Luce.
Il sisma del 1968 rese inagibile buona parte della struttura. In seguito, prima, la famiglia De Stefani, e poi, il Comune di Santa Ninfa (che ha acquistato l’immobile in questo secolo), hanno portato a termine un massiccio restauro conservativo, grazie anche ai fondi europei.
Il progetto di recupero e utilizzo del Castello di Rampinzeri, è stato esposto nell’aula consiliare del Comune di Santa Ninfa, il 24 maggio 2008. Mentre, il 26 settembre 2009 è stata presentata la pubblicazione, curata anche dall’architetto Vincenzo Morreale, dal titolo “Il Castello di Rampinzeri tra storia e natura”.
Oggi, il Castello di Rampinzeri è stato, quindi, riportato al suo antico splendore, e adesso, come nel passato, rappresenta un punto ritrovo, sia per la degustazione delle pietanze autoctone, sia come punto di partenza per escursioni a piedi e/o a cavallo.
All’interno del Castello di Rampinzeri si trova un ristorante tipico, la cui sala da pranzo trova sistemazione nei saloni dell’antico “Trappitu” (frantoio) di cui si possono ammirare l’imponente macina in pietra, le presse a vite continua ed il palmento dove si pigiava l’uva.
Mio nonno mi raccontava, come se fosse una fiaba, dei giardini della famiglia De Stefani, che erano tra arte e cultura, tra natura e filosofia, osservatorio privilegiato, soprattutto nelle sere d’agosto, anche del firmamento celeste. Forse l’iniziativa di Legambiente, nasce da una fiaba o dall’osservazione attenta del cielo che sovrasta la struttura in cui si trova la sede della sezione locale. Poco importa. La domanda è un’altra.
Mi chiedo, se ancora, come tanto tempo fa, nelle calde sere d’estate, i nonni, si siedono con i loro piccoli a raccontare storie “vere”, che sembravano favole, per lasciare un “segno efficace” nelle generazioni future. Se ancora non avete avuto l’opportunità di fermarvi a guardare il cielo con un bambino, non perdete la possibilità di farlo quest’estate. I loro oh, e le loro domande, vi toglieranno il fiato, come il firmamento illuminato.
Dai racconti di uno dei miei nonni, ho imparato ad amare la natura. Ho scoperto così che nel cielo troviamo le 3 brillanti stelle del Triangolo Estivo (Vega della Lira, Deneb del Cigno e Altair dell’Aquila), mentre anche i pianeti, possono brillare, come Marte, Giove e Saturno.
Da mia madre, ho imparato a disegnare in cielo l’orsa maggiore e l’orsa minore ed a trovare la stella polare. Sempre mia madre mi raccontava di Peter Pan, seduta accanto a me nelle sere d’estate. Dai racconti dei “grandi” ho imparato che, quando poi, non c’è la luna, non devi avere paura del buio, perché puoi perderti nella via Lattea, quella descritta da Ovidio:
“C’è una strada sublime, visibile a cielo sereno, il suo nome è Via Lattea e la si nota appunto per il suo candore; essa è il cammino degli Dei per la dimora regale del sommo Tonante.”
Spesso con i miei fratelli, nelle notti d’estate, ci arrampicavamo sugli ulivi, per vedere e cercare nelle notti d’agosto le stelle cadenti, ed esprimere quei desideri tanto cari e dolci nell’infanzia. Con gli amici, il cielo lo ammiravamo su tappeti distesi in terrazze balneari, e giocavamo a chi ne vedeva di più. Ricordo i nostri sorrisi, quando dopo anni, scoprimmo che quel fenomeno era causato dall’incontro tra la Terra e i residui lasciati dal passaggio di una cometa o di un asteroide. Niente di romantico e nessun desiderio che sale al cielo. Solo un fenomeno “fisico”, in forza del quale, piccoli frammenti di roccia (meteoroidi), entrando a contatto con l’atmosfera ad una velocità di alcune decine di chilometri al secondo, vengono bruciati per attrito con l’atmosfera, lasciando delle spettacolari scie luminose.
Eppure quei racconti “fiabeschi” e quei “desideri” sussurrati, di un’infanzia perduta, e di un’adolescenza “turbolenta”, che rimane dentro tanti ricordi, a volte emerge e risale, al cuore e alla mente, più di mille lezioni di astrofisica. Perché l’osservazione del cielo, passatempo per l’uomo preistorico, e oggetto di studio, sia per gli antichi Egiziani e Babilonesi, sia per uomini “moderni” come Copernico, da Galileo, non è un campo riservato a privilegiati, a dotti ed eruditi, ma un dono prezioso per ogni uomo.
La notte di stelle santaninfese non è solo un momento per osservare le costellazioni, guardare gli anelli di Saturno ed ammirare i satelliti più grandi di Giove, ma può essere un momento per fare “luce” dentro il nostro universo, e scoprire le vere essenze; può essere il luogo ideale per fare spazio alla “storia” che vogliamo tramandare ai nostri figli, come un tempo abbiamo ricevuto dai nostri nonni. In fondo, come diceva Confucio “Le stelle sono buchi da cui filtra la luce dell’infinito.” Mentre, la luce buona delle stelle è una canzone moderna per molti, già antica per altri, perché il tempo passa, ma le stelle rimangono nel cielo, ed ogni notte possiamo scoprirne un’altra ancora più luminosa. Magari se alzeremo gli occhi al cielo, sentiremo la canzone di Ramazzotti, ripeterci: “certi sogni son come le stelle irraggiungibili però, quanto è bello alzare gli occhi e vedere che son sempre là”.
E così, nel silenzio della notte di stelle santaninfese potremmo aprire con i nostri figli una finestra sull’universo, portandoli a conoscere uno spazio infinito, che va aldilà dello schermo di un computer, e ricordare loro che un uomo come Walt Disney, che amava le stelle ed i desideri, ha lasciato scritto che la differenza tra un sogno e un obiettivo è semplicemente una data.
Batman