Nel bailamme politico nazionale non fanno certo storia (e nemmeno cronaca, per la verità!) le piccole diatribe politiche di casa nostra, infarcite di ripicche e risentimenti di quarantottesca memoria. Tanto piccole da non meritare una pur minima attenzione, se non fosse per le ricadute antropologico-culturali ad esse connesse. Non c’è dubbio, infatti, che tali diatribe finiscono col coinvolgere il rapporto tra elettori ed eletti che sta alla base della democrazia. Sembra un assurdo, eppure anche in questo campo ci si trova di fronte al classico dilemma “è nato prima l’uovo o la gallina?”. Prendiamo, ad esempio, il problema delle candidature alle elezioni municipali e sottoponiamolo al dilemma se sia nato prima il candidato impresentabile o l’elettore pronto a votarlo. Per tentare di trovare una risposta, immaginiamo di porre agli amici una domanda: “Che tipo di rappresentante vorreste?”. Non è azzardato supporre che il 99% degli intervistati propenderebbe per il rappresentante “disinteressato, probo, saggio, illuminato”. Chiedetevi allora perché nella pratica questo non avviene! Mi si dirà: è colpa dei partiti che non ne propongono di tal fatta. Ma, mi chiedo, i partiti sono autolesionisti o non piuttosto realisti? I dirigenti di un partito o di una lista (più o meno) civica, prima di decidere sui “prodotti” da offrire all’elettorato, sviluppano una vera e propria analisi di marketing, dove per “marketing” s’intende “l’offerta di un prodotto che il mercato richiede”. Se il prodotto offerto è “impresentabile” è dovuto al fatto che il mercato richiede prodotti di tal genere. E qui siamo al punto dolens: come mai da un lato si sogna il meglio e dall’altro si sceglie il peggio? La risposta, a mio modo di vedere, va trovata a partire da una ulteriore domanda: quanta percentuale di voto è libero (voto d’opinione) e quanto è bloccato (voto di scambio)? Tengo a precisare che per “voto di scambio” non intendo tanto (o soltanto) un voto dato in cambio di soldi, ma un voto dato in cambio di “favoricchi”, di pacche sulla spalla o anche di semplici ammiccamenti forieri di favori futuri. Più il voto è libero e più probabilità esistono di avere rappresentanti “presentabili”. Ma chi farà il primo passo, i partiti o gli elettori?
È nato prima …l’eletto o l’elettore?
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