Ebola, la nuova minaccia proveniente da Sud

“Dicono che son solo canzonette…”, recitava una canzone di Renzo Arbore di qualche anno fa, “ma poi però le cantano un pò tutti”. Mi vengono in mente questi eloquenti versi per descrivere l’attuale situazione Ebola in Italia. Addirittura la prima notizia di un potenziale caso a Lampedusa del 16 aprile è stato con fretta rimosso dal web per motivi di sicurezza nazionale, speriamo non lo facciano anche con noi, anche se adesso non parlerò di facili allarmismi, bensì mi limiterò a descrivere le caratteristiche della terribile malattia e qualche dispaccio di agenzia dell’ultimo mese. Ma andiamo con ordine. I virus Ebola sono gli agenti che causano una grave forma di febbre emorragica nell’uomo, e sono endemici nelle regioni dell’Africa centrale. La prima comparsa dell’Ebola risale al 1976, nella Repubblica Democratica del Congo. Gli esperti hanno isolato fin’ora quattro ceppi del virus, tre dei quali si sono rivelati letali per l’uomo (la mortalità è di circa il 90% dei contagiati). Attualmente i maggiori focolai sono localizzati in Guinea, Liberia e Sierra Leone, non a caso regioni martoriate dalla guerra i cui abitanti potrebbero ottenere con facilità lo status di rifugiato politico nella nostra nazione. A tal riguardo un gruppo di scienziati dell’Istituto Pasteur di Lione hanno analizzato i campioni ematici di 20 pazienti della Guinea infettati da Ebola e hanno estratto e sequenziato l’RNA virale. Rispetto ad altri genomi di Ebola, il ceppo virale della Guinea mostrava un’identicità pari al 97% con i ceppi responsabili delle epidemie in Congo nel 1976 e nel 2007, e in Gabon nel 1994 e nel 1996.

“Questi risultati mostrano che ci troviamo di fronte all’emergere di una nuova ‘forma’ di questo virus in Guinea”, ha spiegato Hervé Raoul. Tutto fa pensare che l’attuale epidemia sia originata da una singola trasmissione da animale a uomo. Secondo i ricercatori, i risultati mostrano che l’area endemica del virus Ebola è più estesa di quanto ritenuto finora. Quindi, in futuro l’Africa occidentale deve essere considerata un’area a rischio di Ebola. L’Oms ricorda che il virus si trasmette attraverso il contatto ravvicinato con sangue, organi e fluidi corporei delle persone infette. Il virus Ebola costituisce una grave minaccia alla salute pubblica locale in Africa, con un effetto mondiale dovuto alle infezioni importate e al timore di uso improprio per terrorismo biologico. Le infezioni da virus Ebola sono caratterizzate dalla soppressione immunitaria e da una risposta infiammatoria sistemica che provoca un indebolimento dei sistemi vascolare, immunitario e soprattutto della coagulazione (non a caso un altro modo per chiamare l’infezione è “febbre emorragica”) comportando uno shock e un’insufficienza multiorgano ricordando in qualche modo uno shock settico. Ma purtroppo i sintomi non sono facilmente riconoscibili, in quanto l’esordio è dato appunto da una semplice febbriciattola accompagnata da malessere generale…situazioni che vengono spesso riscontrate sulle navi della nostra marina militare al momento del salvataggio dei cosiddetti barconi della speranza soccorsi praticamente quasi ogni giorno in questo periodo nel mar Mediterraneo. Ma c’è di più, un dispaccio di Adnkronos salute del 23 aprile riporta l’ultimo bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui allo stato attuale in Guinea sono rilevati 208 casi clinici e 136 decessi, comunicati dal ministero della Sanità locale. Venticinque operatori sanitari sono stati colpiti, e 16 sono morti. Le autorità continuano a cercare di raggiungere le persone entrate in contatto con i pazienti, in tutte le zone colpite. Un totale di 217 contatti sono attualmente sotto osservazione medica e 92 hanno completato i 21 giorni di follow-up (dopo i quali è altamente improbabile che sviluppino la malattia). Insomma numeri da epidemia, che viene a stento circoscritta nelle aree di origine per l’inevitabile coinvolgimento di operatori sanitari anche europei. In Liberia inoltre dal 13 marzo, data di esordio del primo caso, il ministero della Salute locale ha riportato un totale di 34 casi clinicamente compatibili di Ebola e sei casi confermati, con sei morti. Anche qui ci sono operatori sanitari tra i contagiati. In Sierra Leone tutti i casi sospetti finora si sono rivelati negativi, ma sono in corso ulteriori verifiche. Dunque tra i disperati in fuga dalla guerra e dalle epidemie, e tra gli operatori sanitari, militari a contatto con questa gente a rischio, l’Italia è un Paese potenzialmente a rischio. Saremo in grado di fronteggiare un’eventuale emergenza? La Sicilia rischia di essere impreparata a fronteggiare quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito come la più grave epidemia degli ultimi anni. L’Asp di Agrigento, insieme alla Marina Militare, ha precisato che tutti gli immigrati vengono controllati accuratamente a bordo dei pattugliatori. Le autorità sanitarie al momento escludono qualunque focolaio di infezione a Lampedusa, in Sicilia, ma nei prossimi giorni sono previste altre ondate di sbarchi di migranti: secondo il Ministero degli Interni sono centinaia di migliaia pronti a salpare dalle coste maghrebine. Dicono che son solo canzonette….speriamo che non diventi un drammatico spartito!.

Fabrizio Barone


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