No, non c’entra la politica e i personaggi che sono al governo la cui profonda cultura è nota a tutti. Noi siamo abituati a guardare più in basso perché siamo più in basso. Alce Nero guardava il mondo dalla sua tenda non perché fosse il miglior punto di osservazione, ma perché quello era il “suo” punto, il posto dove era capitato, così come Pirandello era stata gettato nel Chaos (causu) in una notte in cui c’erano più lucciole che stelle. E’ il motivo per cui il porco non può andare – nei suoi sogni – oltre le ghiande e dargli perle invece che ghiande non farà elevare i suoi sogni. Il porco forse non lo sa, ma anche i Partannesi non lo sanno non perché siano porci o cani (affermazione non vera a parte qualche eccezione) ma perché hanno sempre parteggiato per l’ignoranza e per l’incompetenza. Nei fatti se non nelle parole. Qui è importante non essere competenti nel lavoro che si fa, ma essere competenti in quello che si dice di fare. Un esempio è stato quello del premio di poesia che un presidente di un’associazione culturale ha voluto imbandire ad ogni costo e che il sindaco ha avallato solo per la sua mania di protagonismo. Il premio è durato vent’anni, il premio è morto: ha vinto l’ignoranza, quella Weltanschauung tipicamente partannese che privilegia “il fare” al pensare, l’avere invece che l’essere, il successo invece che il valore. Altro esempio è la scuola: una scuola: abbiamo la scuola tempopienista di vuoto che uno studio longitudinale dimostrerebbe che i risultati a lunga scadenza saranno deleteri, abbiamo le buche più numerose d’Europa e affoghiamo la nostra ignoranza nelle notti bianche senza fantasia e un popolo governato con le 3 f: Fiesta, Foot-ball, Forca. Forca per gli esperti che qui non vengono riconosciuti dopo essere stati riconosciuti a livello nazionale, vengono dimenticati, oscurati, travolti nell’oblìo di una memoria collettiva che è disprezzo per la conoscenza. E’ vero: il sapere non ci rende né migliori né più felici come voleva Kleist, ma qui è da tempo che una testa ben fatta è solo una testa ben imbottitita. Qualcuno ha sentito parlare di Morin? No, no, cari partannesi non è il nome di un ciclista e non starò qui certo a ricordarlo o a spiegarlo: ho fatto il maestro elementare, molto elementare, mentre qui l’impressione che dà un partannese medio quando apre bocca è quello di aver frequentato la scuola del maestro Perricone. Dovrebbe starserne zitto e così lascerebbe il dubbio: è intelligente, ma non parla. Invece parla parla parla e scioglie ogni dubbio. Nessuno si preoccupa del “sapere” per i propri figli: e li si vedono chattare al bar dove invece di legami (affettivi) si hanno solo connessioni. Da quando Gutenberg si macchiò le dita di inchiostro (Tom Nichols) la storia umana è diventata attacco al potere consolidato, uno strumento per difendersi dalla cultura. “Internet è un magnifico deposito di conoscenze, eppure è anche fonte e facilitatore dell’epidemia di disinformazione. Tutto questo non ci rende solo più stupidi, ma anche più meschini: al riparo dai pettegolezzi (o delle proprie tastiere) le persone litigano, insultano, non dialogano. E a Partanna ci si affida a due autorità epistemiche entrambe esaltatrici dell’era dell’incompetenza: il pettegolezzo o Internet. Gli “esperti?” quelli che un tempo chiamavano maestri (Cusumano, Molinari, Varvaro Bruno, Gianni Diecidue, Virgilio Titone ecc), insomma quei “professori” che ci hanno dato lezioni di vita e di conoscenza non usano più. Sono diventati elementi affettivi. Partanna è un paese di “spiegatori” senza titolo, senza preparazione, senza cultura, senza erudizione che pur non appare elemento apprezzabile. Un idraulico che viene a casa nostra non si limita a FARE l’idraulico: prima di rimprovera (Ma lei a questo punto doveva far arrivare l’ossidazione dei tubi?), poi ti spiega il principio dei vasi comunicanti e poi, se ne è capace, ripara il guasto. E qui viene in mente quel primario che chiamando un idraulico per un guasto si vide presentare una parcella spaventosa (tranquilli: non sono della finanza). Al che il primario dice: Ma guardi che neppure io che faccio il primario, prendo così tanto! E tranquillo l’idraulico risponde: Lei è scemo! Anch’io prima facevo il primario, perciò mi sono messo a fare l’idraulico. Non so se mai usciremo da questo generalizzato elogio dell’incompetenza e francamente parlarvi del principio di Peter non ho alcuna voglia perché la ricerca è tale se se ne si sente il bisogno. Alcuni hanno scalato il mondo della scuola fino agli alti vertici: ma nessuno conosce cosa significhi la differenza tra un Ispettore che ha fatto il concorso (7000 concorrenti per 53 posti) da chi ci è arrivato sicuramente per cooptazione (ope legis, spoils system, raccomandazioni). Il merito o viene negato (ma “lui”-io- chi si crede di essere? Confondendo curriculo con vanteria) o viene invidiato e quindi taciuto. Ignorante è bello. Sì lo so, qualcuno più accorto si sta chiedendo: ispettore, parli potabile! Che dire? Mi scuso per aver studiato, sofferto, rinunciato, cercato di elevarmi. Meglio la politica dove meno sai più vali. Parlare potabile?
Lo faccio con le parole di Stajano: “Bocciate, bocciate, abbiamo bisogno di un bel po’ di idraulici”.
Gli insulti sono compresi nell’articolo: quando si sceglie la libertà bisogna essere pronti a pagarne il prezzo.
Vito Piazza
Dirigente Superiore emerito del Miur e già docente di Psicologia clinica alla II cattedra dell’Università di Milano. Tutto documentato, niente chiacchiere e distintivo! (da “Gli intoccabili” con Robert De Niro).