PARTANNA – Un tempo avevamo città pulite, campane “colorate” agli angoli delle strade che ci consentivano di differenziare carta, vetro e plastica. Un tempo avevamo strade ripulite, spazzate ad intervalli regolari. Un tempo, quasi un decennio fa, il servizio di gestione dei Rifiuti era in mano ai Comuni che avevano i propri mezzi ed i propri operatori ecologici. Li gestivano in economia, e le emergenze, erano sporadiche, e tempestivamente risolte.
Poi il servizio fu esternalizzato, e nacquero gli ATO, i quali avrebbero dovuto garantire una gestione dei rifiuti più efficace, più efficiente e più economica. L’idea normativa dell’epoca, di derivazione comunitaria, che portò alla nascita della Belice Ambiente, era quella di realizzare “economie di scala” ovvero creare un ente più grande, per consentire ai Comuni di ammortizzare i costi, diretti ed indiretti.
In astratto, l’idea era buona, ma nella pratica quotidiana, i disastri sono sotto gli occhi di tutti. Infatti, mentre l’Europa, e molte regioni di Italia, sui rifiuti, riescono a guadagnare, in Sicilia, il sistema ha fatto più danni che altro. Le Ato hanno prodotto una lievitazione dei costi spaventosa, che è ricaduta sui cittadini, costretti, da un lato, a pagare sempre di più, e dall’altro, a vivere in paesi sempre meno puliti.
Dal 2012 si cerca di rimuovere tali deficienze, pertanto, a livello regionale, è stato avviato un percorso per eliminare gli ATO ed istituire gli Aro (Ambiti di raccolta ottimale) e le Srr (Società di regolamentazione rifiuti).
Con la circolare regionale del 01.02.2013 “direttiva in materia di gestione integrata dei rifiuti” si chiariscono e delineano diversi aspetti della riforma.
Le Srr (in tutto 18 società prevalentemente su base provinciale) non devono occuparsi di spazzamento e raccolta dei rifiuti, ma hanno come compito principale la redazione del Piano D’ambito ed il coordinamento dell’azione dei vari Aro.
Gli Aro, invece, costituiti da Comuni in forma singola o associata, mediante lo strumento della convenzione-tipo tra enti locali, possono procedere all’affidamento del servizio di spazzamento, raccolta e trasporto, sulla base di perimetrazioni territoriali, da loro stessi definite e di un corrispondente Piano di intervento che dimostri che l’organizzazione del servizio all’interno dell’Aro medesimo, rispetta i principi di differenziazione, adeguatezza ed efficienza.
Visto che le SRR tardavano a mettersi in moto, la Regione, attraverso una direttiva di maggio 2013, ha chiesto ai Comuni di redigere i piani d’intervento senza un piano d’ambito, da sottoporre direttamente alla Regione, saltando le Srr.
La Regione Siciliana ha specificato, oltre un anno fa, che al fine della definizione dell’Ambito di Raccolta Ottimale (ARO), dovevano essere definite le seguenti fasi operative: Perimetrazione delle Aree di Raccolta Ottimali; Redazione del Piano di Intervento per l’organizzazione del servizio di raccolta differenziata, spazzamento, raccolta e trasporto sul territorio dell’ARO; Sottoscrizione della convenzione di ARO; Affidamento del servizio oppure gestione in house dello stesso.
Nel nuovo impianto normativo, voluto da Crocetta, sono gli Aro, e quindi i Comuni, che devono scegliere, autonomamente, se gestire in house oppure mediante affidamento ad aziende private, tramite gara d’appalto, lo spazzamento e la raccolta dei rifiuti, e lo devono fare attraverso lo strumento del PIANO D’INTERVENTO.
E’ di tutta evidenza che l’impianto normativo è rivolto, principalmente, a restituire la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti in mano ai Comuni, in forma singola o associata, con concentrazione dei poteri soprattutto nelle mani dei sindaci. In sintesi, se un Comune, non aderisce alla creazione di un ambito di raccolta ottimale o non istituisce un autonomo ARO, la gestione rifiuti rimane all’ATO (per noi, leggasi Belice Ambiente), fino alla cessazione della sua attività, per poi, passare alla Srr, togliendo al Comune stesso, ogni capacità d’intervento, controllo e proposta.
Considerate le disposizioni legislative, un comune può riappropriarsi del servizio solo attraverso la partecipazione ad un ARO o creandone uno autonomo, ma solo se ha una popolazione superiore a 5000 abitanti ovvero dimostri di voler avviare un progetto sperimentale. Questa la sintesi normativa.
Ma dalla direttive dal 19 luglio 2013, ovvero dalla pubblicazione dello schema di convenzione regionale, su cui definire e disciplinare gli Aro, cosa è successo a Partanna? Si è effettivamente avuta la tanto sbandierata rivoluzione voluta dal governo Crocetta? A quanto pare la situazione rimane di gattopardiana memoria: tutto cambia per non cambiare. Ma procediamo con ordine.
Il 30 agosto 2013, il Consiglio Comunale di Partanna, sebbene con qualche perplessità espressa dalle minoranze consiliari, delibera di aderire all’Area di Raccolta Ottimale (ARO) intercomunale denominata “Valle del Belice”, all’interno dell’ATO n. 18 TRAPANI PROVINCIA SUD, nell’ambito dell’Unione dei Comuni Valle del Belice; contestualmente, vengono approvate le Linee guida per la redazione del Piano d’Intervento intercomunale. In quella sede, il sindaco Nicola Catania cerca di rimuovere tutti i dubbi, sulla validità dell’iniziativa, soprattutto quelli espressi dal consigliere Salvatore Bevinetto. Quest’ultimo, veterano dell’Unione, afferma chiaramente che l’ARO può essere una cosa ottimale, però, esistono, alcune perplessità in quanto, “aldilà dei campanilismi, gli altri comuni dell’Unione, sconti a noi non ce ne fanno”. Il Consiglio Comunale di Partanna però vuole crederci ed approva l’adesione all’unanimità.
Il 26.09.2013, durante la seduta del Consiglio dell’Unione presieduta dal consigliere Salvatore Tarantolo del Comune di Gibellina, si discute, delle problematiche connesse all’istituzione dell’Aro Rifiuti. Osservate bene, all’Unione si discute di un argomento su cui i consigli comunali hanno già deliberato e su cui la Giunta dell’Unione si è già espressa, senza nemmeno convocare la Commissione Affari istituzionali! Insomma, “fiumi di parole”! Ah, povero paese mio, ma quanto ci costa non saper guidare la Ferrari e non aver letto nemmeno il manuale delle istruzioni?
All’Unione è il sindaco del Comune di Poggioreale a spiegare i motivi per cui i sindaci hanno voluto accelerare i tempi per la costituzione dell’ARO rifiuti, ed ad illustrare la maggiore sinergia nata tra Poggioreale e Salaparuta! Nessuno però informa i consiglieri delle dinamiche interne al Comune di Gibellina, soprattutto il presidente del consiglio dell’Unione (di Gibellina) omette di dire che la Commissione Bilancio del proprio comune, ha emendato la proposta di delibera della convenzione ARO e che in data 23.09.2014, la proposta di delibera di adesione all’Aro è stata approvata con un emendamento, pur lasciando integra la convenzione. Perché Gibellina ha cercato di nascondere il sole con il dito? Non era il dibattito consiliare all’interno dell’Unione, il luogo ed il tempo opportuno, per far emergere eventuali maldipancia?
L’ARO all’Unione nasce quindi, soprattutto, grazie al senso di responsabilità ed al rispetto istituzionale degli amministratori partannesi. Ma questo grande dono, è stato ricambiato?
Il 16.01.2014, il sindaco del Comune di Poggioreale comunica ai colleghi che, insieme a Salaparuta, costituirà un autonomo Aro, con un progetto sperimentale in tema di compost, attraverso l’utilizzo dei lombrichi, per facilitare la decomposizione del materiale organico e preferendo la gestione in house.
Agli altri colleghi sindaci non resta che prenderne atto e con delibera del 23.01.2014 si decreta lo scioglimento consensuale dell’ARO all’interno dell’Unione. Un’altra occasione mancata. Un fallimento preannunciato nelle parole e nei pensieri di qualche consigliere di opposizione partannese, che comunque con grande senso di responsabilità e per chiudere la fallimentare gestione del servizio affidata al colosso di Rodi, Belice Ambiente, ha deciso di puntare sulle economie di scala e scommettere sulla partecipazione, piuttosto che sul campanilismo. Un grande obiettivo politico.
Inoltre il Comune Partannese, in questa fase, si contraddistingue per “classe ed eleganza”, non chiede penali ai due comuni fuoriusciti per il “tempo perso”, non sbatte i pugni sul tavolo, non minaccia ed anzi contribuisce “silenziosamente” al pagamento di prestazioni di lavoro svolte, ma non andate a buon fine, di un dirigente del Comune di Poggioreale, nominato per qualche mese responsabile dell’Ufficio ARO.
A questo punto Partanna avrebbe potuto scegliere di correre da sola (ne avrebbe avuto diritto e possibilità), lasciando gli altri comuni in balia delle onde, al loro destino nelle mani di SRR, ed invece, non si arrende e continua a credere nella Valle Del Belice e nelle sue potenzialità! L’obiettivo politico è evidente: uscire dalla Belice Ambiente, presto, ma soprattutto, cambiando modus operandi, generando reali “benefici per il territorio”.
Con delibera consiliare del 04.04.2014, Partanna scommette su una nuovo Aro della Valle Belice, che vede l’ingresso del Comune di Vita. Durante quella seduta, il sindaco Nicola Catania, nel ribadire quanto già detto nel 2013, afferma che bisogna approvare una convenzione che è precisa, copiata, copia ed incolla, della Convenzione tipo elaborata dall’Assessorato Regionale all’Energia. I consiglieri di opposizione, pur rinnovando le perplessità, di fronte al fatto che si tratta di un “contratto tipo”, all’unanimità approvano. I consiglieri di Partanna sono consci che, in virtù delle “linee guida per la redazione dei piani di intervento, emanate dalla Regione Sicilia” sono di competenze di ciascun Comune, all’interno dell’ARO, tutte quelle “funzioni” previste dalla L.R. 9/2010
(in particolare sarà ciascuna amministrazione a dover adottare il regolamento comunale per la raccolta differenziata; stipulare il contratto d’appalto con la società privata; controllare sul pieno adempimento, da parte della società privata, dell’esecuzione del contratto di servizio, mediante l’emanazione di Ordinanze sindacali, processi sanzionatori a carico della ditta esecutrice; a procedere con verifiche, convenzioni e protocolli con le associazioni ambientaliste; ad effettuare il pagamento del corrispettivo per l’espletamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti nel territorio comunale, assicurando l’integrale copertura dei relativi costi, congruamente definendo la relativa tariffa di riscossione, vincolando le somme destinate al servizio di gestione integrata dei rifiuti e garantendo il permanere del vincolo di impignorabilità, mediante pagamenti in ordine cronologico; adottare tutte le misure di competenza e le disposizioni per la tutela igienico-sanitaria nella gestione dei rifiuti; emanare ordinanze per l’ottimizzazione delle forme di conferimento, raccolta e trasporto dei rifiuti primari di imballaggio; prevedere dei Centri Comunali di raccolta differenziata, riciclo e riuso dei rifiuti; promuovere attività educative, formative e di comunicazione ambientale a sostegno e verifica della raccolta differenziata mediante l’utilizzo in convenzione delle associazioni ambientaliste e di comitati civici).
I consiglieri del comune di Partanna, anche sulla base delle discussioni svoltesi in seno alla competente commissione consiliare e degli ampi dibattiti pre-consiliari, sono consapevoli che il piano di intervento dovrà definirsi in maniera tale che la raccolta differenziata non sia intesa come un servizio aggiuntivo e parallelo alla raccolta indifferenziata dei rifiuti, ma dimensionata e strutturata come un servizio unico di raccolta di diverse frazioni selezionate all’origine dall’utenza. I consiglieri partannesi hanno capito che le linee guida regionali già specificano che non esisterà un rifiuto raccolto in maniera indifferenziata, ma vi sarà una raccolta differenziata anche della frazione residuale e cioè di quella parte che, non potendo essere recuperata e/o riciclata, va raccolta in maniera sistematica e portata a smaltimento finale. I consiglieri di Partanna hanno letto le linee guida, e si può notare riguardando le sedute consiliari in streaming. Considerato che Partanna diventa Comune Capofila della costituenda ARO, e che le linee guide regionali sono ampiamente esaustive, il consiglio di Partanna approva all’unanimità al fine di riappropriarsi del servizio e togliere “di mezzo” la cattiva gestione di Belice Ambiente. Ottimo risultato condiviso tra tutte le forze politiche che siedono in consiglio.
A distanza però di quasi tre mesi, perchè l’ARO Valle Del Belice, con i comuni di Partanna, Santa Ninfa, Gibellina e Vita, non è ancora decollato e non ha nemmeno staccato il biglietto? Bisogna fare un passo indietro.
Vi ricordate i maldipancia e le incongruenze di Gibellina? Ebbene, nella seduta consiliare del 21 maggio 2014, il consiglio comunale di Gibellina ha emendato la convenzione già approvata da Partanna, Santa Ninfa e Vita. Un emendamento che in realtà riproduce tutto quanto già previsto nelle linee guida regionali in merito alla politica della sostenibilità economica ed ambientale ed alla prospettiva del raggiungimento di Rifiuti Zero. Cambiano le parole, ma l’emendamento riproduce ciò che la legge prevede. Eppure lo scontro consiliare a Gibellina è palpabile nella delibera. Ma, se i consiglieri di Gibellina avevano l’esigenza di inserire nella convenzione ciò che già stabilisce la legge e di vincolare il Piano d’Intervento all’approvazione di ciascun consiglio comunale, perché hanno aspettato da settembre a maggio? Perché giocare anche con i “rifiuti” altrui?
Si noti, nuovamente, l’eleganza e la correttezza del Comune di Partanna e del Sindaco Catania, che invia al Presidente del Consiglio del Comune di Gibellina una missiva di diffida, in cui, pur condividendo nel merito la sostanza dell’emendamento, non può fare altro che prendere atto che si sta ulteriormente perdendo tempo a tutto vantaggio di Belice Ambiente e delle sue diseconomie. Il Sindaco si appella al buon senso dei consiglieri di Gibellina, invitandoli ad approvare lo schema di convenzione “copia ed incolla” di quello redatto dall’Assessorato Regionale. Il Comune di Partanna dimostra pazienza e sangue freddo.
Ma, a questo punto, invece che perdere, ulteriormente tempo, non sarebbe forse il caso che qualcuno prima spiegasse, pubblicamente e ufficialmente il ragionamento, “logico-politico-istituzionale”, seguito dai consiglieri di Gibellina? Perché, invece che emendare la proposta di delibera, crocifiggendo esclusivamente il sindaco Fontana, come avevano fatto a settembre 2013, i consiglieri di Gibellina hanno preferito emendare la convenzione, e così facendo punire anche e soprattutto i partannesi? Perché ci si dimentica del fatto, politicamente e normativamente determinante, che da subito i Partannesi potevano correre da soli, senza sottostare ai “capricci” altrui? Perché non si riconosce e si dà merito, che Partanna ha smesso da tempo, già con la nascita dell’Unione dei Comuni, di coltivare il proprio orto e di lustrare il proprio campanile, a beneficio dell’intero territorio?
Parole lungimiranti quelle pronunciate dal consigliere Bevinetto nel mese di settembre 2013: “A distanza di un anno, un ritorno, nei singoli consigli comunali di Vita, Santa Ninfa e Partanna, o per escludere Gibellina dall’ARO o per approvare un principio “già contenuto” nelle linee guide, sarebbe l’ennesima offesa alla Nostra Amata Città che ha “ideato” l’Unione, per dare una voce unitaria ad un territorio, da troppo tempo maltrattato e sbeffeggiato da una politica che ignora gli insegnamenti di Alcide De Gasperi, il quale un tempo scrisse: Il politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni”.
Perché qualcuno fatica ancora a comprenderlo? E Gibellina a cosa o a chi ha guardato, mentre approvava l’emendamento alla convenzione? Forse “qualcuno” ignora che ogni collegio dovrebbe ispirarsi ai principi di consapevole autodeterminazione e di autogoverno delle comunità locali, nonché ai valori di leale collaborazione istituzionale con i Paesi Terzi? Gibellina aveva mezzi ed opportunità, anche all’Unione per portare avanti la questione di “principio” contenuta nell’emendamento. Perché quell’emendamento nasce a maggio 2014, invece che a settembre 2013? Oppure lo tenevano nel cassetto, in trepidante attesa? Il dubbio è legittimo?
Il presidente del Consiglio dell’Unione nel 2013 ed il Presidente della Giunta dell’Unione nel 2014 sono entrambi cittadini che vivono sotto la Stella di Consagra, e sicuramente conoscono il disposto dell’art. 12 dello Statuto dell’Unione! Perché a settembre non hanno fatto ricorso a tale strumento? Avere la Ferrari e non saperla guidare o essere senza patente è forse il peggior male di questa “strana situazione”?
E mentre si attendeva una risposta alla diffida, il 05 luglio si diffonde la voce che il comune di Gibellina è stato autorizzato, dall’Assessorato competente, a procedere per conto proprio. Gestirà, dunque, la raccolta rifiuti costituendo un Ambito di Raccolta Ottimale-ARO, autonomo, procedendo, così, all’affidamento del servizio tramite gara pubblica a vantaggio dell’offerta più economica. Viva la leale collaborazione tra enti!!! In politica vale, oggi più di ieri, il famoso detto: “Ognuno pensa prima alla barba propria”? Ed ora chi ripagherà i partannesi del tempo perso?
Nel frattempo, con ordinanza, il presidente della Regione Siciliana ha prorogato fino al 30.09.2014 l’intervento del Commissario straordinario di Belice Ambiente per garantire la continuità nel servizio pubblico della raccolta dei rifiuti.
Quali altre sorprese ci attendono prima di questa ulteriore scadenza? Per il momento, Belice Ambiente vince, Partanna perde, ma la responsabilità della mancata attuazione della riforma sui rifiuti, a chi può essere addebitata? Non di certo agli amministratori partannesi, che sin dal mese di settembre, e fino ad oggi, hanno fatto, fino in fondo, il loro dovere, con correttezza istituzionale, interna ed esterna, mettendo da parte le beghe politiche e partitiche, dimostrando una maturità politico-amministrativa, molto rara in questo periodo! E come sono stati ricompensati? E cosa hanno guadagnato i cittadini partannesi?
Batman