L’estate sta finendo e siamo tutti più tristi…vi sembra solo un modo di dire? Beh, non è proprio così! Diversi studi confermano infatti che l’umore della popolazione cala in modo direttamente proporzionale alla diminuzione delle ore diurne. Dunque man mano che sopraggiunge l’autunno e le giornate diventano inesorabilmente più brevi, una rilevante percentuale della popolazione ne subisce le conseguenze a livello del proprio atteggiamento emotivo.
Vi capita di svegliarvi la mattina e vedere una giornata cupa, nuvolosa, con poca luce e sentire una tristezza latente e profonda? Niente di strano, perché la mancanza di luce può provocare un brusco calo nella circolazione di una sostanza, la serotonina, che a livello cerebrale provoca il buon umore. Per fortuna in questi casi le fluttuazioni nella concentrazione di serotonina non sono tali da provocare grossi problemi, solo una spiacevole sensazione facilmente superabile, ma è risaputo e ben documentato che gli stati depressivi patologici sono causati da un grosso deficit di serotonina nel cervello. Gli stessi farmaci anti-depressivi funzionano in modo tale da far “risparmiare” il più possibile la poca serotonina presente inibendone il metabolismo e quindi rendendola più disponibile nel tempo. La domanda che a questo punto sorge spontanea è sapere se esiste una pianta medicinale che può aiutarci in casi di periodi di cattivo umore dovuto sia a cause di modifica del rapporto ore diurne/ore notturne, sia ad altre cause non ben specificate. Indovinate qual è la risposta? Per la stessa esistenza di questo articolo la risposta è ovviamente sì! Il suo nome scientifico è Hypericum perforatum, a livello popolare conosciuta come Erba di San Giovanni, pianta erbacea perenne, cespuglio di modeste dimensioni con fiori gialli, velenosa per il bestiame, largamente distribuita in Europa, Asia, Africa settentrionale e Americhe. L’iperico è ben noto alla medicina popolare ed usato fin dall’antichità come cicatrizzante ed antisettico da strofinare su ferite più o meno esposte. Soltanto in tempi più recenti ha trovato larga applicazione per le sue azioni benefiche sul sistema nervoso centrale, come ansiolitico, coadiuvante nei disturbi del sonno ma soprattutto come antidepressivo. È una pianta che mi ha sempre affascinato in quanto unica nel suo genere, efficace ben tollerata dall’organismo, e soprattutto responsabile del beneficio più bello che ci possa essere: il buon umore!
Gli estratti idroalcolici presenti in commercio sono ottenuti dalle parti aeree della pianta, in cui il principio attivo (iperforina) è maggiormente concentrato soprattutto nel periodo della maturazione dei frutti. Un aspetto altrettanto essenziale sono le buone condizioni di essiccamento, tali da renderne quantitativamente più disponibile il principio attivo. L’efficacia dell’iperforina è stata testata con successo in diversi modelli animali, che dimostrano come in forti condizioni di stress l’animale, potendo scegliere, preferisce assumere sostanze contenenti Iperico rispetto ad altre. Il meccanismo d’azione di Hypericum perforatum è molto simile a quello degli antidepressivi di sintesi, ossia quello di inibire il riassorbimento ed il metabolismo della serotonina ed in misura minore di dopamina e noradrenalina in alcune particolari aree del cervello responsabili della regolazione dell’umore e degli stati di felicità/infelicità.
Ci tengo a sottolineare che l’Erba di San Giovanni, avendo un’efficacia dimostrata, deve essere usata alla stessa stregua di un farmaco, quindi va utilizzata non nel caso di una giornata storta o nuvolosa, come avevo enfatizzato prima, ma nel caso di un comprovato stato depressivo perdurante diversi giorni, se non settimane, e sotto la supervisione di un farmacista o di un medico, che indicheranno le dosi adatte, i periodi e gli intervalli di somministrazione, oltre che l’esatta metodologia “a scalare” delle dosi nel momento del fine trattamento, in quanto la terapia non può essere sospesa bruscamente da un giorno all’altro. Un altro aspetto da non sottovalutare sono le contemporanee assunzioni di altri farmaci, o di particolari alimenti tipo succo di pompelmo, in quanto essendo metabolizzato da particolari enzimi epatici esso può far variare le quantità circolanti di certi altri farmaci, in particolar modo quelli metabolizzati da alcuni sottotipi di citocromo p450, un sistema enzimatico fondamentale per il metabolismo ed eliminazione dei farmaci. Dunque no ad auto-somministrazione ma assunzione sotto controllo di addetti ai lavori. Se volete approfondire quest’aspetto potete scrivere ai noti contatti del giornale e ricevere adeguato consiglio dal sottoscritto.
Buon autunno e buona felicità a tutti!!
di Fabrizio Barone