di Vito Piazza
Quella del titolo non è una parolaccia e mi scuso con quanti – in perfetta buona fede e perfino in queste pagine – esaltano l’ignoranza come elemento valoriale. Sono convinto che siamo tutti ignoranti: c’è chi se ne vanta e chi invece tenta di colmare le proprie lacune. I primi non hanno maestri: sono maestri a se stessi come voleva il Giovanni Gentile della Riforma Fascista, i secondi – di cui mi onoro di far parte – cercano maestri e si sforzano di imparare da tutti perché ciascuno è maestro in qualche cosa. Detto questo e scusandomi per quel po’ di cultura specifica che mi ritrovo, voglio parlare del locus of control. I dizionari dicono che la locuzione deriva dall’inglese e i “Dizionari” sono libri d’onore, anche Internet è rete d’onore, democratica. Ma anche Internet – totem e tabù del nostro tempo e dei nostri giovani – può sbagliare. Anche il vecchio Dizionario che costava l’ira di Dio, tanto che il sottoscritto ha potuto permettersi di comprarlo solo quando è diventato Dirigente, può sbagliare. Locus è latino. Sono OF e CONTROL che sono termini inglesi. Ma che significa? Diciamolo con le parole difficili degli specialisti: il locus of control è lo stile di attribuzione che ciascuno possiede come tratto distintivo della propria personalità e della propria cultura. Se ci fermassimo qui gli esaltatori più o meno sportivi e gazzettisti dello sport avrebbero ragione. Ma noi (plurale humilitatis) siamo rimasti maestri elementari, molto elementari. Perciò abbiamo il DOVERE di farci capire. Il locus of control è la capacità di attribuire ciò che ci succede all’interno (a noi stessi) o all’esterno (al caso, alla fortuna, alla cattiva sorte…).
Esempio: Piove. “Porco cane proprio oggi che dovevo raccogliere le olive si mette a piovere? Governo ladro!.” Questo è un tipico esempio di locus of control esterno, vale a dire che io sono lo sfigato contro il quale cielo e terra si accaniscono. Stesso esempio: Piove. “Porco cane non potevo informarmi prima sulle condizioni meteorologiche? Sono proprio uno sprovveduto.” E questo è il locus of control interno.
Chiaro no? Ciò che dà fastidio dei miei scritti è che metto alla gogna, ma con molto affetto, i NOSTRI difetti. Se un milanese si trovasse a Partanna e fosse costretto a fare una marcia indietro per la fretta di andare al lavoro e andasse a sbattere contro un lampione direbbe: “ Che pirla! Non potevo stare più attento? Ohè, mi su micnga sveglio del tutto!”. Immaginate un partannese. Stesse condizioni, stesso luogo, stessa marcia indietro, stesso lampione. Ci sbatte e scende giù dalla macchina guardando desolato la tragedia( quale terremoto, quali naufragi sulle carrette del mare…) che gli è capitata. Che dice? “ Minchia! Poi ripete il nostro intercalare per dare più forza al discorso: “ A sta minchia!” E continua: “ma sto minchia di lampione proprio qui lo dovevano mettere? Ma sto minchia di sindaco non aveva altro a cui pensare che mettere un lampione proprio qui dove abito io?”
Probabile che prima del lampione c’era buio e aveva fatto un casino per avere quel lampione.
Ma ora, dove ha il nostro disgraziato automobilista il locus of control?
Vuoi vedere che è colpa di Vito Piazza che se non lo avesse detto dalle pagine di Kleos, la profezia disgraziata non si sarebbe auto avverata?
Mi scuso in anticipo. Non mi chiedo mai chi sia il mandante delle cazzate che dico. Il direttore di Kleos non c’entra. E’ tutta colpa mia.