Questo mese ritorniamo a parlare di famiglia che prende l’avvio con il matrimonio. La relazione coniugale si fonda su un patto fiduciario che ha nel matrimonio il suo atto esplicito. I suoi elementi costitutivi sono la comune attrattiva, la consensualità, la consapevolezza, l’impegno a rispettarlo e la delineazione di un fine. Il patto matrimoniale non si esaurisce, però, nella dichiarazione di impegno formulata esplicitamente e pubblicamente. Esso è sorretto, da un punto di vista psichico, anche da un patto segreto, che rappresenta l’intreccio inconsapevole, su base affettiva, della scelta reciproca (Pincus, Dare, 1978).
L’attrattiva, cioè ciò che ha attratto i due nella stessa orbita, è un misto di bisogni, di speranze e di difesa da pericoli che i partner si aspettano di trattare nel rapporto di coppia. Tale “miscuglio” si collega alla storia pregressa dei partner e ai modelli identificatori con i familiari, siano essi considerati singolarmente, oppure come “corpo-gruppo”.
“Io sposo in te questo e tu sposi in me quest’altro” (Scabini e Cigoli 2000): questo è in sintesi l’aspetto inconsapevole della scelta. Esso ha molteplici e articolati moventi, ma il suo nocciolo duro esprime le esigenze affettive e relazionali fondamentali delle persone, soprattutto gli aspetti protettivi dal pericolo e gli aspetti di rinnovamento del legame.
Ciò significa che ogni partner porta del suo all’avventura di coppia coniugale, ma anche che è l’incastro di bisogni, desideri e paure a costruire la peculiarità di quella coppia, il suo “inedito”. Tale incastro può avere un suo dinamismo, oppure esserne privo.
Il patto dichiarato richiama invece la valenza etica di vincolo reciproco. Si esplicita infatti in una promessa di fedeltà nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. Esso riguarda un obbligo reciproco da parte dei contraenti che viene testimoniato pubblicamente.
Il patto segreto si può dire riuscito quando è possibile praticarlo, cioè quando effettivamente i partner, attraverso il loro incontro, soddisfano bisogni affettivi reciproci e quando è flessibile, vale a dire che può essere rilanciato e riformulato secondo il mutamento dei bisogni e delle attese delle persone lungo il corso di vita. In questi casi i partner riescono a fare un salto di posizione cruciale. Sono infatti in grado di passare dalla posizione “sposo questo in te” alla posizione “sposo quest’altro in te”. Il patto segreto, in questo caso, si piega e segue flessibilmente il mutare, nel tempo, dei bisogni affettivi e relazionali.
I due estremi del patto segreto sono dati sia dalla sua impraticabilità, sia dalla sua rigidità.
È impraticabile un patto quando i bisogni che i due partner sperano di soddisfare reciprocamente vengono sistematicamente disattesi. Il caso della rigidità è dato dalle situazioni in cui il patto si effettua, lo scambio avviene, ma, nell’evoluzione dei bisogni reciproci, l’intesa segreta si consuma. Esso non può, così, essere riformulato o rilanciato.
Il patto dichiarato può essere coscientemente assunto e interiorizzato, ma può anche essere del tutto formale, oppure fragile, vale a dire poco consistente. Il patto è fragile quando il progetto ha poca consistenza e la scelta reciproca è povera di impegno. Potremmo dire che la capacità di impegno e di investimento nella relazione coniugale in quanto tale è debole. Il patto formale si basa su un progetto ascritto socialmente che rischia però la devitalizzazione. In tal caso la relazione tra i partner è di tipo meramente contrattuale.
La meta ideale è costituita dalla confluenza tra patto segreto e patto dichiarato, la costruzione cioè di un terreno comune etico-affettivo che alimenta l’unicità e l’irripetibilità della persona amata accettata nei suoi limiti e desiderata nelle sue caratteristiche.
Durante i primi momenti della vita matrimoniale c’è un progressivo allentamento dei partner dalla rete parentale e amicale. Tale presa di distanza risponde all’esigenza di devolvere al partner gran parte delle proprie energie e del proprio tempo per dare vita all’identità di coppia e definirne i confini rispetto alle altre relazioni. Risulta cruciale anche “l’accoglimento incrociato” vale a dire come uomo e donna entrano nella famiglia dell’altro perché incide sulla costruzione del patto.
Uno dei primi compiti con cui si confrontano i coniugi è l’organizzazione della loro vita quotidiana e ciò avviene attraverso la negoziazione dei ruoli, delle gerarchie, delle funzioni e delle regole implicite ed esplicite all’interno della coppia. Alcuni aspetti che riguardano tale organizzazione sono, ad esempio, il rapporto lavoro-famiglia, la gestione del bilancio familiare, la regolazione delle distanze con le famiglie d’origine, o ancora l’equilibrio di potere tra i coniugi. È su tali questioni che si gioca la costruzione dell’identità di coppia e se questi compiti saranno assolti con successo ogni membro della coppia percepirà un senso di reciprocità e collaborazione e porterà il proprio contributo al mantenimento della stabilità affettiva del rapporto senza perdere il senso dell’identità individuale.
di Marilena Pipitone