Un noto filosofo, di cui, purtroppo, non mi sovviene il nome, amava ripetere che il “tempo” non è una realtà. E infatti, “il passato non è più; il futuro non è ancora; e quanto al presente non fai in tempo a pronunciare una sillaba che già non c’è più”. Il tempo, quindi, non sarebbe altro che una convenzione umana costruita con nomi fittizi (sabato…gennaio…) e numeri vuoti (11…06…2016…). Nella realtà, il tempo scorre dentro l’uomo; sono io che determino la distribuzione cronologica allo scorrere della mia vita. Volete una dimostrazione? Eccola! Dal 1676 due lapidi commemorative all’interno della Chiesa Madre di Partanna segnavano il momento della sua inaugurazione. Erano trascorsi circa trecento anni quando, nel 1968, si frantumarono sotto le macerie della facciata. Nel 1983 vennero fortunosamente ritrovate e affidate alla Soprintendenza ai Monumenti per la loro ricomposizione e ricollocazione. Da allora sull’orologio meccanico sono scoccati circa 1.040.688.000 battiti. Pochi o molti? Dipende dal punto di vista da cui si guardano le cose. Sono certamente quisquilie per chi li confronta con l’eternità; ma risultano un periodo biblico per gli amanti della storia. Vi sconsiglio, comunque, di contarli; impieghereste più di 30 anni della vostra vita! Qualcuno, forse, si chiederà se queste lapidi siano tanto importanti da prendersene pena. E’ vero: tutto sommato, il mondo può continuare a vivere serenamente senza di esse! Ciò che mi spaventa, però, è il modo di intendere il “tempo” da parte di chi è preposto al bene pubblico; mi spaventa questa filosofia secondo cui “non vale la pena affaticarsi oggi per ciò che si può fare comodamente domani”. Ma se domani dovesse essere troppo tardi? Si dà il caso, infatti, che per le lapidi di cui sopra non ci sarà un domani. L’oblio ha steso una pesante coltre su di esse. Nessuno le cerca, forse perché nessuno sa dove cercare. Ma non dovrebbe saperlo la Soprintendenza ai Monumenti? Sì, ma che cosa è la Soprintendenza? Una entità astratta, dove tutti sono responsabili e quindi… nessuno di preciso è responsabile.
Il tempo e le lapidi della “Matrice”
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