Il testo poetico – Poesia e dintorni, rubrica a cura di Tino Traina

Il testo poetico è una costruzione linguistica in cui il Poeta utilizza parole che, in quella successione e in quella interrelazione, si elevano, per entità semiotico-semantica, a strumento di conoscenza e rappresentazione del mondo, attraverso visioni straordinarie della realtà, veri e propri progetti di verità nell’ambito dei grandi misteri dell’esistenza.
Tutto ciò con la sola forza nominativa della parola che diventa poetica per quelle proprietà connotative di ambiguità, polisemia, areferenzialità che il Poeta sa conferirle mediante la combinazione di tutta una complessa serie di artifici di una retorica figurata, non ornata.
Queste proprietà della parola poetica, se da un lato la allontanano dai canoni del linguaggio ordinario, dall’altro la caricano di emotività e capacità evocativa.
Come qualsiasi atto linguistico, il testo poetico è finalizzato alla comunicazione; lo è a tal punto che possiamo dire che esso appartiene più al lettore che all’autore, così come il figlio non appartiene alla madre che l’ha partorito, né l’acqua alla sorgente da cui sgorga.
C’è dunque un messaggio che presuppone un emittente (autore) e un destinatario (lettore); che utilizza un codice (lingua); si serve di un canale di trasmissione (voce, scrittura) e opera in un contesto (storico di luoghi, tempi e situazioni).
Secondo la teoria della comunicazione di Roman Jakobson, a questi sei fattori, (emittente, messaggio, destinatario, codice, canale, contesto), corrispondono altrettante funzioni del linguaggio a seconda del rapporto che ciascun fattore instaura con il messaggio.
Pertanto avremo: funzione emotiva (messaggio-emittente); funzione poetica (messaggio-messaggio); funzione conativa (messaggio-destinatario); funzione metalinguistica (messaggio-codice); funzione fàtica (messaggio-canale); funzione referenziale (messaggio-contesto).
Facciamo degli esempi relativi a ciascuna funzione:
Funzione emotiva – quando il messaggio attira l’attenzione sull’emittente: “non posso muovermi – mi piace la musica – ecc..”
Funzione conativa – quando il messaggio attira l’attenzione sul destinatario: “come stai? – non dimenticarti di telefonare – ecc..”
Funzione metalinguistica – quando il messaggio attira l’attenzione sul codice, cioè sulla lingua e le sue regole grammaticali: “dire e dare sono verbi – a è una vocale – ecc..”
Funzione fàtica – quando il messaggio attira l’attenzione sul canale, cioè sul mezzo di comunicazione che usiamo, per verificarne il funzionamento: “ attenzione! – mi sentite? – pronto? – ecc..”
Funzione referenziale – quando il messaggio attira l’attenzione sul contesto: “la strada è deserta – questo è il XXI secolo – ecc..”

Qui ci interessa la funzione poetica; essa non significa automaticamente Poesia, della quale è condizione necessaria ma non sufficiente, ma piuttosto che è la funzione predominante in tutti quei tipi di comunicazione in cui il messaggio si orienta prevalentemente su se stesso, attira su di sé l’attenzione del destinatario.
Nella comunicazione letteraria e nel testo poetico in particolare, il messaggio rinvia costantemente a se stesso in quanto intransitivo, autoriflessivo e autoreferenziale e attira l’attenzione del destinatario su quegli elementi formali che lo caratterizzano: versi, strofe, rime, assonanze, consonanze, figure retoriche, scansione metrico-ritmica, lessico, ecc..Tutte caratteristiche queste che hanno il punto di forza nella possibilità del significante di semantizzarsi, cioè di acquistare valore di significato, non solo dal punto di vista lessicale liberandosi del significato di base per assumerne altri, ma anche come suono, forma, posizione intervenendo in quegli aspetti timbrici e fonici che sono importantissimi nella rappresentazione globale del testo.
Il poeta, in definitiva, utilizza la parola come quegli attrezzi che hanno un manico fisso e la punta intercambiabile: il manico corrisponde al significante e le punte ai vari significati.
In questo modo la parola non esaurisce la sua forza nominativa in un solo significato, ma può assumerne diversi divenendo il testo poetico ambiguo, polisemico, seducente, traslato fino anche a disorientare il lettore, per riconquistarlo poi con l’uso connotativo (da cum notare = più significati) e figurato del linguaggio poetico. (t.t.)


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